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Papa Francesco: Inferno per corrotti, schiavisti e fabbricanti di armi

Redazione online
Pubblicato il 30-11--0001

«Il timore di Dio è anche un allarme di fronte alla pertinacia del peccato: nessuno porta con sé dall’altra parte soldi, potere, vanita’ e orgoglio. Penso alle persone che hanno responsabilità sugli altri e si lasciano corrompere; penso a coloro che vivono della tratta delle persone e del lavoro schiavo, penso ai fabbricanti di armi che sono mercanti di morte. Ce ne sono qui? No. Nessuno, nessuno di questi è qui, non vengono a sentire la parola di Dio». Sono le parole di Papa francesco all’Udienza Generale sul settimo dono dello Spirito Santo, che è appunto il timore di Dio. «Un giorno - ha ricordato Francesco - tutto finisce e nessuno può portarsi dall’altra parte il frutto della sua corruzione».

«Che il timore di Dio - ha pregato Francesco ad alta voce - faccia loro comprendere che un giorno tutto finisce e che dovranno rendere conto a Dio». «Quando una persona vive nel male, quando bestemmia contro Dio, quando sfrutta gli altri, quando li tiranneggia, quando vive soltanto per i soldi, la vanita’, il potere, l’orgoglio, allora - ha spiegato il Papa - il santo timore di Dio ci mette in allerta: attenzione! Così non sarai felice». Bergoglio ha anche ricordato «come il timore di Dio venga invece ad assumere in noi la forma della docilita’, della riconoscenza e della lode, ricolmando il nostro cuore di speranza». Tante volte, infatti, «non riusciamo a cogliere il disegno di Dio, e ci accorgiamo che non siamo capaci di assicurarci da noi stessi la felicità e la vita eterna». Ed è però «proprio nell’esperienza dei nostri limiti e della nostra povertà, che lo Spirito ci conforta e ci fa percepire come l’unica cosa importante sia lasciarci condurre da Gesù fra le braccia del Padre».

«Ecco perché - ha rilevato Papa Francesco - abbiamo tanto bisogno di questo dono dello Spirito Santo. Il timore di Dio ci fa prendere coscienza che tutto viene dalla grazia e che la nostra vera forza sta unicamente nel seguire il Signore Gesù e nel lasciare che il Padre possa riversare su di noi la sua bontà e la sua misericordia». «Cari amici - ha continuato il Pontefice - il Salmo 34 ci fa pregare così: `Questo povero grida e il Signore lo ascolta, lo salva da tutte le sue angosce. L’angelo del Signore si accampa attorno a quelli che lo temono, e li libera´». «Chiediamo al Signore - ha poi concluso - la grazia di unire la nostra voce a quella dei poveri, per accogliere il dono del timore di Dio e poterci riconoscere, insieme a loro, rivestiti della misericordia e dell’amore di Dio, che è il nostro padre, il nostro papà. Così sia!». (La Stampa)

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