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Vescovo Terni: La sobrietà ci aiuterà a risolvere i problemi

Redazione online
Pubblicato il 30-11--0001

Se i cardinali riuniti in conclave il nuovo papa l'avevano chiamato «dalla fine del mondo», papa Francesco il nuovo vescovo di Terni è andato a prenderlo alla fine d'Italia. Padre Giuseppe Piemontese, francescano conventuale ed ex custode della Basilica di Assisi, da un anno è infatti guardiano del convento di San Giuseppe a Copertino, in provincia di Lecce. Qui lo abbiamo raggiunto per la sua prima intervista come vescovo di Terni, realizzata per due puntate del programma Adesso in onda : la prima - di cui pubblichiamo alcuni estratti - sarà trasmessa questa mattina alle 11 da Radio TNA e questa sera alle 20 e a mezzanotte e venti da TeleTerni, Umile e austero, padre Piemontese - che il 21 giugno sarà ordinato vescovo nella Cattedrale di Terni guida una vecchia punto verde (che non appartiene a lui ma all'ordine), non vuole essere chiamato Eccellenza o monsignore e sembra aver interpretato alla lettera il concetto francescano di "ministero": come un padre di famiglia, serve con affetto la comunità di sette frati divisi tra il convento di San Giuseppe nel centro storico di Copertino, sorto a fianco alla casa paterna del santo, e quello in periferia di La Grottella, dove lo stesso san Giuseppe aveva vissuto per dieci anni.

Ama la sobrietà e se ha scelto di farsi ordinare vescovo proprio a Terni anziché ad Assisi è stato anche per non raddoppiare la festa separando - come è abitudine - la consacrazione dall'ingresso. «Anche perché al centro della mia ordinazione voglio che ci sia la Diocesi, non la mia persona».

Piemontese, francescano e viene dal sud. Proprio come il papa.
«L'elezione di papa Francesco è stata una sorpresa per tutti, e anche per me. Tanto più la scelta del nome: per noi francescani è motivo di gioia e di orgoglio, ma anche di grande responsabilità, perché ci richiama alla testimonianza».

Una responsabilità ancora maggiore, nel momento in cui il papa l'ha chiamata a fare il vescovo.
«È una scelta che mi ha sorpreso, perché finito il mio ministero ad Assisi pensavo di immergermi di nuovo nella mia realtà pugliese. Mi ha dato timore e paura, ma anche una spinta a rivedere i miei progetti e a fare miei quelli della Chiesa».

Piemontese di nome, umbro di adozione, ma soprattutto pugliese.
«È una terra che è stata plasmata dal cristianesimo: San Michele Arcangelo è stato un grande punto di riferimento per tutto il medioevo. Poi non possiamo dimenticare la presenza di San Nicola di Bari e di tanti santi francescani: i martiri di Otranto, san Giuseppe da Copertino, San Francesco Antonio Fasani di Lucera, il beato Antonio Lucci, che era un vescovo francescano. E negli ultimi anni le grandi testimonianze di san Pio da Pietralcina e di don Tonino Bello, vescovo di Molfetta e terziario francescano».

Quando e come è avvenuto il suo incontro con Francesco d'Assisi?
«Posso dire di essere un francescano da sempre. Sono stato battezzato nella chiesa di San Francesco di Monte Sant'Angelo e avevo uno zio - chiamato proprio Giuseppe - che era un frate minore conventuale. È stato un mio modello sin dall'infan zia e a dieci anni ho deciso di diventare come lui. A undici sono entrato nel seminario serafico qui a Copertino, a 400 chilometri da casa. Ho concluso i miei studi a Roma e sono stato ordinato sacerdote. Poi sono tornato in Puglia: prima in parrocchia, poi nella pastorale giovanile, poi come ministro provinciale e assistente della Gioventù francescana».

Poi è stato chiamato per la prima volta in Umbria.
«San Francesco diceva che i frati non devono avere per troppo tempo incarichi di comando, quindi dopo aver fatto il ministro della provincia della Puglia per 12 anni pensavo che sarei tornato a fare il semplice frate, invece il Ministro generale con una telefonata mi annunciò il trasferimento ad Assisi. È stato un lavoro molto complesso perché comporta relazioni con la Santa Sede, la Diocesi e i pellegrini provenienti da ogni parte del mondo».

Dopo soli quattro anni ha fatto ritorno in Puglia.
«Già, e dopo appena un anno il papa mi chiama a tornare in Umbria. Ho accettato questo compito con molta titubanza e preoccupazione, ma anche con grande fiducia nell'aiuto e nell'assistenza del Signore».

Che cosa la preoccupa di più?
«È tutto nuovo. Una realtà che non conosco, ma anche un lavoro che non conosco. Ho un senso di inadeguatezza per un incarico così importante: sai, non ci sono corsi per imparare a fare il vescovo!»

Dovrà anche rinunciare alla vita comunitaria per vivere da solo.
«La comunità è un grosso sostegno e farne a meno sarà una delle cose a cui dovrò abituarmi, anche se la mia speranza è di poter creare una nuova fraternità con i sacerdoti, i diaconi, i seminaristi e le persone che mi staranno intorno».

Lei avrà gli occhi puntati soprattutto per il debito che eredita.
«Monsignor Vecchi sta facendo un lavoro egregio, sotto questo profilo, avviando delle soluzioni, ed è una cosa che mi incoraggia e mi sostiene. Spero però che la gente capisca che l'aspetto più importante è l'evangelizzazione. I problemi economici indubbiamente ci impongono una riflessione sul nostro stile di vita e sulle scelte che facciamo: questo è un discorso che riguarda tutti e tutti devono farsene carico. Come ogni buona famiglia dobbiamo fare i passi che possiamo permetterci. Se ci saranno rinunce e revisioni da fare andranno fatte da tutti. Io ho fiducia che tutti possano prendere coscienza di questo e ognuno possa fare la sua parte. Penso che se entreremo in una dimensione di maggiore sobrietà i problemi potranno essere risolti nella maniera più serena».

Terni è una città molto legata a San Francesco. Promuoverà una sorta di "ecumenismo francescano" tra i tre ordini presenti?
«La presenza di tutte le famiglie francescane in diocesi mi è di grande conforto. Io sono il vescovo di tutti ma è chiaro che confido in particolare su di loro per il mio ministero. Penso che avremo l'opportunità di sentirci ancora più fratelli e di rispondere alle sfide lanciate da papa Francesco».

Un messaggio che vuole lasciare ai suoi fedeli per questo periodo che ancora ci separa?
«L'augurio che l'inizio di questo ministero possa costituire un nuovo inizio per tutti, sia credenti che non credenti».

Stasera in onda L'intervista è stata realizzata per il programma Adesso in onda che sarà trasmesso oggi alle 11 su Radio TNA e alle 20 su TeleTerni La data Sarà ordinato il 21 giugno alle 18 nella Cattedrale di Terni dal cardinale Bassetti e dai predecessori Paglia e Vecchi

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