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Il Papa sul Giordano: 'Pace in Siria e per tutti i cristiani'

Redazione online
Pubblicato il 30-11--0001

Dio converta i violenti

«Dio converta i violenti... La Siria ritrovi la via della pace». Papa Francesco conclude la sua prima giornata in Terra Santa a Wadi Al-Kharràr, la «valle melodiosa» dove mormorano le acque del Giordano, la località di Betania nella quale secondo un'antica tradizione Gesù è stato battezzato. Qui, in una chiesa cattolica ancora in costruzione, trova ad accoglierlo seicento persone, in gran parte profughi e disabili. Li ascolta, scende in mezzo a loro, li abbraccia, tenendo al collo la kefiah a quadri rossi e bianchi.

La guerra che da tre anni dilania la Siria e la conseguente catastrofe umanitaria è la preoccupazione costante durante la tappa in Giordania. Il Papa lo aveva ricordato subito dopo essere atterrato ad Amman, nel salone delle feste del palazzo reale, davanti a trecento dignitari del regno. «Questo Paese presta generosa accoglienza a una grande quantità di rifugiati palestinesi, iracheni e provenienti da altre aree di crisi, in particolare dalla vicina Siria, sconvolta da un conflitto che dura da troppo tempo». Secondo l'agenzia per i rifugiati dell'Onu, sono quasi seicentomila soltanto i profughi arrivati qui dalla Siria, che si aggiungono ai palestinesi e a quelli fuggiti dall'Iraq.

In serata, dopo aver pregato silenziosamente davanti al fiume Giordano con la veste bianca impolverata e accarezzata dal vento, Francesco torna nuovamente a parlare della Siria «lacerata da una lotta fratricida» che ha già «mietuto innumerevoli vittime, costringendo milioni di persone a farsi esuli in altri Paesi». Alza gli occhi dal foglio abbandonando il discorso preparato e aggiunge: «La radice del male è l'odio e la cupidigia del denaro, delle fabbriche e delle vendite delle armi. Chi dà ai Paesi in conflitto le armi per continuare il conflitto?». Francesco chiede alla comunità internazionale di non lasciar sola la Giordania di fronte all'emergenza umanitaria, «garantendo la necessaria assistenza alla popolazione sofferente» e tornando alla «via del negoziato». La soluzione, ribadisce il vescovo di Roma pellegrino sulle orme di Paolo VI, può venire solo dal dialogo e dalla ricerca di una soluzione politica. Francesco auspica che «prevalgano la ragione e la moderazione» e, con l'aiuto della comunità internazionale, la Siria ritrovi la via della pace: «Dio converta i violenti e coloro che hanno progetti di guerra».

Ma l'attenzione del Papa argentino è anche per i cristiani. Nel suo primo discorso ricorda il contributo significativo delle comunità cristiane che «pur essendo oggi numericamente minoritarie», svolgono una «qualificata e apprezzata» azione in campo educativo e sanitario. E ribadisce l'importanza della libertà religiosa, «un fondamentale diritto umano», auspicando che venga tenuta in «grande considerazione» in ogni parte del Medio Oriente e del mondo. Un diritto, spiega Francesco, che comporta anche «la libertà di scegliere la religione che si crede essere vera e di manifestare pubblicamente la propria credenza».

Ai trentamila cattolici che gli si stringono attorno nello stadio di Amman, dove celebra una messa durante la quale 1400 bambini ricevono la prima comunione e dove viene accolto da una nenia pop arabeggiante con la ripetizione del suo nome, il Papa ricorda che «la diversità di persone e di pensiero non deve provocare rifiuto e ostacoli», perché la varietà è sempre «arricchimento». E chiede «gesti di umiltà, di fratellanza, di perdono, di riconciliazione». «La pace non si può comperare», spiega, va ricercata pazientemente e costruita «artigianalmente» con «piccoli e grandi gesti che coinvolgono la nostra vita quotidiana». Il cammino di pace si consolida se riconosciamo che «tutti abbiamo lo stesso sangue e facciamo parte del genere umano; se non dimentichiamo di avere un unico Padre celeste».

Ad accogliere il Papa all'aeroporto c'era il cugino del re ashemita, il principe Ghazi bin Muhammed, fautore del dialogo tra islamici e cristiani. Francesco esprime «profondo rispetto e stima per la comunità musulmana». Re Abdallah, nel suo discorso, si era rivolto così al Papa: «Lei ha impegnato se stesso nel dialogo, specialmente con l'Islam. Oltre a essere il successore di san Pietro, è diventato la coscienza del mondo intero». Sul volo da Roma ad Amman Francesco aveva salutato il giornalista israeliano David Cymerman e il giornalista palestinese Imad Freji, seduti uno a fianco all'altro, chiedendo al primo di «proteggere» il secondo durante il viaggio. Questa mattina Bergoglio arriva a Betlemme e si troverà di fronte agli occhi il muro di cemento armato costruito da Israele.(Vatican Insider)

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