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Ricchi e poveri: le due facce dell’Europa

Redazione online
Pubblicato il 30-11--0001

L’Europa dei Ventotto sembra coesa ma in realtà una sorta di ‘‘cortina di ferro sociale’‘ divide la parte orientale da quella occidentale. Quali sono le cause di queste differenze e come Bruxelles potrebbe incidere nella lotta contro la povertà?

Bulgaria: in attesa del miracolo europeo
Sòfia regala al primo sguardo vie commerciali affollate. Vista da qui, la Bulgaria non sembra il Paese più povero dell’Unione europea. Ma solo a pochi chilometri di distanza la prospettiva cambia: Fakulteta è il quartiere rom più grande, dove vive più della metà dei trentamila Rom della capitale bulgara. La disoccupazione e la povertà qui sono di casa. La gente lamenta la mancanza di lavoro e la presenza di persone parassite, dedite ai furti. Ma il quartiere sta lentamente cambiando grazie al lavoro quindicennale di Elena Kabakchieva e della ‘‘Fondazione Sanità e Sviluppo Sociale’‘. Elena Kabakchieva è fiera dei risultati raggiunti: “L’età del matrimonio si è alzata da 14 ai 20 anni. Le percentuali di abbandono scolastico sono ora più basse rispetto al periodo precedente al nostro arrivo.”

A essere fornito è un servizio di asilo nido e di informazioni sociali e sanitarie per le giovani madri. Cofinanziata con fondi comunitari, questa fondazione è un buon esempio di lotta contro la povertà. Anche se servirà molto tempo ancora per vincere questa battaglia, come spiega Elena Kabakchieva:“Queste misure per funzionare devono essere a lungo termine.’‘

Crollata dopo la caduta del comunismo, l’economia non si è ancora ripresa. Il reddito mensile medio è di circa 300 euro. Mentre corruzione e criminalità organizzata divorano pezzi di economia, come denuncia Assen Yordanov, giornalista e attivista anti-corruzione:“La corruzione in Bulgaria rappresenta un cancro per tutta la società.” Assen Yordanov si batte per salvare dal cemento le spiagge incontaminate e per contrastare le speculazioni economiche in areee naturalistiche protette che il governo ha deciso vendere, eliminando il vincolo ambientale. “Costruire edifici non è il modo per far sviluppare il Paese e il turismo. È solo un modo per ingrassare le tasche degli oligarchi mafiosi,’‘ denuncia Assen Yordanov.

La Bulgaria è entrata nell’Unione Europea nel 2007. Le aspettative erano molto alte ma la crisi ha offuscato il sogno europeo, come sottolienea Ivalo Kalfin che fa parte del ‘‘Gruppo dell’Alleanza Progressista di Socialisti e Democratici’‘ al Parlamento Europeo: “Ci si aspettava molto di più sul versante sociale. Ma soprattutto i giovani e gli imprenditori, i ricercatori scientifici sanno molto bene qual è il contributo che sta dando l’Europa.’‘ C‘è anche chi ha deciso di restare in Bulgaria, come Maria Angelova, che ha 26 anni ed è caporedattrice del secondo sito web di viaggi del Paese. Lei è ottimista: “Molte cose stanno cambiando e molti fondi europei sono stati investiti in progetti interessanti. Credo che passo dopo passo, lentamente, le cose miglioreranno.”

All’estremo opposto della Bulgaria si situa il minuscolo Gran Ducato del Lussemburgo, che è lo Stato più ricco d’Europa, con un reddito pro capite annuo di oltre 30mila euro. È il secondo Stato più ricco del mondo dopo il Qatar. Il Paese, che ha 520mila abitanti, è un centro finanziario e ospita anche le sedi di diverse società del settore internet e media. “Non c‘è nessun problema qui, è un Paese tranquillo e molto ben organizzato, si vive e si lavora molto bene’‘, è l’opione diffusa raccolta da euronews.

Il Lussemburgo e la ricetta del successo
Quali sono le ragioni delle differenze sociali in Europa? Harlan Koff, professore di scienze sociali dell’Università del Lussemburgo, spiega, come prima cosa, quali sono i motivi del successo del suo Paese. “In primo luogo è stata creata una economia di nicchia che è bancaria. La seconda cosa è che il Lussemburgo si è concentrato sulla stabilità, non solo sulla crescita. C‘è una classe media forte nel Paese. “
Le regione povere in Europa sono quelle in cui la classe media sta soffrendo molto. E si sta assottigliando sempre di più. Si tratta di regioni che restano economicamente legate al settore manifattutiero, all’edilizia, all’industria e sono di conseguenza in ritardo. Questi sono i settori in cui la disoccupazione è più in aumento nell’Unione europea.
Credo che la corruzione sia una causa, ma non si tratta semplicemente di tangenti e bustarelle. Quando parliamo di corruzione intendiamo anche le reti informali, che influenzano il modo in cui i leader fanno le leggi. Si tratta di una mancanza di regolamenti statali, di fiducia nei confronti dello Stato, di uno scollegamento tra Stati e mercati che dà vita a una società paralella. Quando i cittadini lavorano in una società parlallela sono a rischio, sono vulnerabili, è un sistema che genera povertà. L’Unione Europea ha investito molto in infrastrutture. Il problema è stato che, parallelamente, non è stata in grado di risolvere alcuni dei problemi endemici di queste regioni, come l’economia informale.‘ La chiave del successo nella lotta contro la povertà – considerata come un problema strutturale – risiede nel rafforzamento della classe media. Questo significa impegnarsi per uno sviluppo equo. 52 milioni di europei non hanno un conto bancario. Questo è un tema sul quale l’Unione Europea sta cominciando a riflettere per riconoscere il diritto ad avere un conto bancario. Non è possibile uscire dalla povertà o costruire una classe media forte se non si ha accesso a un conto bancario, se non si possono ottenere prestiti e accedere a un credito”. (euronews.com)

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