Ucciso da un pugno in strada un'agonia di 24 ore per un bengalese
Sembra stringersi il cerchio intorno all’aggressore del cameriere bengalese morto ieri nel centro di Pisa, dopo oltre 24 ore di agonia, per il pugno ricevuto all’improvviso e senza apparenti motivi da un giovane. È quanto si apprende da ambienti investigativi. Sull’omicidio indaga la polizia.
La squadra mobile ha già sentito numerosi testimoni che hanno aiutato a ricostruire la dinamica dei fatti, probabilmente, al di là delle immagini riprese dalla telecamera di video sorveglianza urbana che si trova proprio di fronte al luogo dove è stato colpito Zakir Hoassin, 34 anni.
«Invito gli amici dell’aggressore a farsi avanti e a venire in questura a chiarire la loro posizione. Diversamente rischiano di rispondere del reato di concorso in omicidio». Ha detto il questore di Pisa Gianfranco Bernabei . «Noi continuiamo intanto le nostre indagini - ha aggiunto - e siamo fortemente determinati a raggiungere al più presto risultati positivi per il nostro lavoro».
Secondo quanto si è appreso, l’aggressore è un giovane probabilmente italiano di corporatura piuttosto robusta, palestrato e che indossava un giubbotto. Dalla ripresa della videocamera, si apprende da fonti investigative, l’uomo aveva un atteggiamento particolarmente spavaldo mentre la vittima resta passiva e cerca di evitare qualunque provocazione prima del pugno fatale.
Oggi saracinesche abbassate e tanti cartelli di solidarietà appesi alle vetrine delle attività commerciali di via San Bernardo e piazza Gambacorti, a Pisa più conosciuta come piazza della Pera, per testimoniare vicinanza a Zakir Hoassin, che in patria lascia una moglie e tre figli, e a tutta la comunità bengalese.
Ieri sera in piazza della Pera, a pochi passi dal luogo dell’aggressione, la comunità bengalese si è riunita per una manifestazione spontanea chiedendo verità e giustizia e annunciando un corteo per venerdì quando a Pisa, dove vivono circa 1.500 bengalesi, è atteso anche l’ambasciatore del Bangladesh.
A Comune e Regione Toscana è stato chiesto di farsi carico delle spese per il viaggio in Italia dei familiari di Hoassin, che era a Pisa dal 2009 e che da due anni lavorava presso il ristorante indiano Tandoori dal quale era appena uscito quando è stato aggredito. Nel punto dove ha sbattuto la testa una mano anonima ha lasciato ieri sera una rosa bianca. La Stampa
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