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E' morto lo storico Jacques Le Goff

Redazione online
Pubblicato il 30-11--0001

Le Goff:

opo la biografia dedicata a Luigi IX, il medievalista racconta la vita del patrono d' Italia. E sfata dei luoghi comuni Le Goff: "Il mio Francesco, un santo fatto di carne" Lo storico ribalta l' immagine idilliaca per meglio capirne la grandezza "La famosa predica agli uccelli non rappresento' certamente un momento felice.

In realta' egli si rivolgeva ai volatili dell' apocalisse perche' attaccassero la curia con i loro becchi" Dopo il saggio su san Luigi, Jacques Le Goff pubblica un' altra vita di un santo, quella di Francesco d' Assisi (1182 - 1226), che, si dice, predicava graziosamente agli uccelli, ma e' falso. Il nuovo libro e' piu' breve di quello su san Luigi. Esso adotta una forma frammentaria che Le Goff rivendica come un altro modo di scrivere la vita di un uomo.

Il suo san Francesco non e' chiaramente un' agiografia, poiche' si assoggetta a tutte le regole della verifica scientifico - storica delle fonti, della lettura critica dei testi e delle immagini a disposizione, dello studio minuzioso, per esempio, del vocabolario di Francesco e dei suoi discepoli. Rimane il fatto che si e' colpiti dalla clemenza di Le Goff riguardo al suo eroe. Lo storico ha nei riguardi del santo una fascinazione e un' empatia profonda. Ciascuno ha le sue ragioni, sembra dire Le Goff, e Francesco aveva le sue, nei suoi momenti di debolezza, quando abbandona la lotta contro la curia romana e le consente di mettere le mani sulla sua confraternita e, piu' o meno, di modificare la dottrina. Le Goff crede di conoscere le motivazioni del santo che ama tanto. Gli abbiamo chiesto quali. - Perche' , quando ha deciso di dedicarsi al genere biografico, ha scelto prima san Luigi e non san Francesco che sembra accompagnarla da lungo tempo? "Scrivere una biografia per un medioevalista non e' facile, perche' deve avvicinarsi molto vicino al soggetto e, in generale, non dispone di sufficiente documentazione. La scelta era quindi limitata. Non volevo cavarmela con l' artificio di occultare il personaggio con cio' che lo circonda.

Bisognava utilizzare la biografia come quello che io ho chiamato con Pierre Toubert un "oggetto globalizzante", che permette, a partire dal soggetto studiato, di illuminare la societa' che lo circonda. D' altro canto, i periodi sui quali sono meno ignorante sono il XII e il XIII secolo, con una certa predilezione per il XIII, che cerca di canalizzare e istituzionalizzare la grande fioritura economica, teologica, intellettuale e artistica del XII secolo.

Avevo a disposizione, tutto sommato, tre personaggi: san Francesco d' Assisi, Federico II, san Luigi. Credo in linea di massima che ci debba essere un certo legame affettivo fra lo storico e il suo soggetto. Da lontano, Francesco mi attirava di piu' , ma esistevano eccellenti opere in italiano. Forse ero anche piu' intimidito, avevo timore di tradirlo, e non si trattava soltanto di un timore da storico". - Esiste per san Francesco lo stesso problema delle fonti che per san Luigi? "La biografia - e insisto sulla grande importanza della biografia che e' l' apice del mestiere dello storico - ha bisogno di fonti che permettano di raggiungere quella che si spera essere la verita' del personaggio. Per san Luigi, il problema delle fonti e' stato angosciante, perche' queste obbedivano tutte a stereotipi, a luoghi comuni, a modelli teorici della concezione medioevale del re, al punto che mi sono chiesto se lo storico era in grado di giungere a un san Luigi vero. Per san Francesco il problema e' stato un altro. Ha lasciato dei testi, abbiamo una grande quantita' di documenti scritti su di lui, cosi' come iconografia, e anche se il personaggio sembra difficile da comprendere, gia' i suoi compagni si domandavano chi era Francesco. A differenza di san Luigi, era proprio lui, l' eroe, a essere enigmatico". - In cosa consiste questo enigma? "Aveva sentimenti e atteggiamenti che potevano apparire contraddittori.

Manifesta ostilita' nei confronti della Chiesa, scrive di tutti i colori sui prelati e la curia pontificia, ma, d' altro canto, insiste sul carattere necessario, cristico, del clero. Credo di averne compreso la ragione: Francesco aveva un bisogno profondo di sacramenti e di sacralita' .

Questo spiega l' episodio delle stimmate. Quando dice che un serafino gli e' apparso e che dei raggi emessi dalle sue mani hanno lasciato delle stimmate sui suoi piedi, le sue mani, i suoi fianchi - Francesco e' il primo stigmatizzato, cosa che gli conferisce, in quanto santo, un carattere eccezionale - egli concilia cose contraddittorie. Il serafino fa parte del mondo sacro, ma il dono delle piaghe di Cristo nella sua carne e' il culmine del carattere evangelico (preghiera, ascetismo, eremitismo) ed e' molto lontano dalla sacralita". - Qual e' l' atteggiamento dello storico nei confronti dei miracoli? "L' uomo di fede accetta i miracoli senza spiegazione scientifica.

Lo storico, quando i miracoli sono percepiti come tali dalla societa' , ha il dovere di considerarli come eventi storici. Questo e' il caso delle stimmate di Francesco, che non sono apparse in un momento qualsiasi. Quando, verosimilmente, il conflitto all' interno della curia romana e in seno alla sua confraternita diventa troppo forte, Francesco sceglie la fuga. Abbandona la guida dell' ordine nel 1220.

E nel 1224 ha questa idea geniale delle stimmate. Certamente Francesco non se le e' inventate, ma per lui si trattava di un messaggio dall' alto. Le stimmate sono una ricompensa, un' approvazione divina del suo essere e della sua posizione, e, al tempo stesso, una penitenza che concilia tutte le sue aspirazioni". - Lei dipinge Francesco quasi come un rivoluzionario. "Cosa molto piu' vicina al vero Francesco di quanto non lo sia la sua predica agli uccelli, a proposito della quale ho cercato di dimostrare che non rappresentava proprio il momento idilliaco che si dice. Nauseato dalla curia, si rivolge agli uccelli dell' apocalisse e dice loro di attaccarla con i loro becchi. Siamo molto lontani dalla visione edulcorata, presentata in particolare da Giotto che ha dipinto un Francesco pronto a soddisfare la borghesia fiorentina, quindi tutto tranne che un rivoluzionario. Ora, Francesco detesta tutti coloro che detengono il potere temporale, in particolare i prelati, tanto piu' che in praelatum c' e' il prefisso prae, "al di sopra di, davanti a", prefisso di dominio. Ho sempre pensato che una delle fonti fondamentali dello storico fosse lo studio delle parole e del vocabolario.

Per esempio, ho trovato il purgatorio sottolineando che verso il 1160 purgatorius, che era un aggettivo, diventa un sostantivo, purgatorium. Che cosa significa questo? Senza dubbio che ormai era un luogo. Francesco, dunque, per tornare a lui, e' strenuamente a favore dell' uguaglianza anche se pensa che bisogna evitare disordini, in ogni caso un certo disordine che possa facilitare l' ascesa al potere dei malvagi. Da questo punto di vista, san Francesco e' molto piu' attuale di san Luigi. E' uno di coloro cui ci rivolgiamo per cambiare la societa". - Lei fa diventare Francesco anche un femminista. "La questione e' controversa. Jacques Dalarun sostiene che egli era piuttosto antifemminista, perche' nei suoi scritti non parla quasi mai delle donne e in particolare di santa Chiara che ha fondato le clarisse, versione femminile dei francescani, e che fu la prima monaca di clausura a dare al suo ordine una regola scritta. Non condivido questo punto di vista. Non posso dire se Francesco "amasse le donne". Rilevo che un insieme di circostanze puo' indurre a non escluderlo. Oltre al Vangelo, la sua grande fonte d' ispirazione era la poesia cortese, che ha inventato l' amore moderno e da cui Francesco ha tratto la figura di Monna Poverta' . D' altra parte, Francesco si preoccupava della globalita' del mondo, come dimostra il "Cantico delle creature". Non poteva trascurare la meta' della societa' , per parlare in termine attuali".(Corriere.it)

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