L'edicola di San Francesco, quello che i giornali dicono di Lui
L'EDICOLA DI OGGI 19 FEBBRAIO 2014
La Repubblica - La rivoluzione di Francesco contro i mandarini del Vaticano
Ecco, una fedeltà alla Compagnia a 24 carati. Ma il gesuita Bergoglio eletto al soglio di Pietro non si chiama,
come pure avrebbe potuto, Ignazio, bensì Francesco, con esplicito riferimento al santo di Assisi. Nessuno
aveva mai preso quel nome nella storia del papato. Un gesuita si chiama papa Francesco. Qual è il
significato e il senso di questa apparente contraddizione? Molti pensano che Francesco d'Assisi, dopo una
"jeunesse dorée" finita piuttosto male, cui seguì una radicale conversione almeno agli inizi vissuta per il suo
valore espiatorio, sia stato una sorta di fondamentalista della Chiesa dei poveri: piedi scalzi o con sandali
anche nei più rigidi inverni, risorse individuali nessuna, risorse della comunità dei frati scarsissime e frutto di
elemosine più spontanee che cercate e chieste, fedeltà totale a Cristo, fratellanza e amore tra i seguaci di
19/02/2014 La Repubblica - Ed. nazionale Pag. 1
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SAN FRANCESCO - Rassegna Stampa 19/02/2014 5
Francesco, assenza di conventi accoglienti anteponendo un'itineranza pressoché continua, amore per il
prossimo da soccorrere, scarsi contatti con la Chiesa ufficiale e istituzionale, identificazione con la virtù, la
natura, la preghiera, la poesia che sgorga dall'anima, nessun timore per "sora nostra morte corporale" perché
l'anima è immortale e la vita solo un transito.
Questo racconto dell'iniziazione di Francescoe dei suoi compagni coglie senza dubbio alcuni aspetti comuni
della Chiesa povera da loro praticata e predicata, ma ne tralascia altri non meno importanti. Per esempio i
contatti che da un certo momento in poi Francesco ebbe e coltivò con i dignitari della Chiesa e col Papa
quando decise di consolidare in un Ordine e nelle sue regole le comunità dei suoi seguaci, di dargli una sede,
ferma restando la pratica itinerante intervallata però di soste non di riposo ma di contemplazione dello Spirito
e di se stessi.
La nazione - Gubbio si candida per il film tv su Francesco
la città dei Ceri gioca d'anticipo. Dopo la 'bruciatura' di Don Matteo (finito a Spoleto)
Gubbio prova a battere....Assisi avanzando la propria candidatura per ospitare la troupe che, con la regìa di
Liliana Cavani (nella foto Mickey Rourke nel primo film della regista), si appresta a realizzare per la
televisione un programma in due puntate dedicato a San Francesco, commissionato dalla Rai, ma già
'prenotato' da altre emittenti estere, non solo europee. La proposta è stata presa in considerazione dalla
produzione: piace la città per le risorse scenografiche di cui dispone oltre che per la sua dimensione di
seconda patria del Poverello che in fondo proprio da Gubbio ha cominciato la sua missione. Dopo la
rinuncia ai beni paterni, nell'inverno del 1206/7, ha trovato ospitalità nella famiglia eugubina degli Spadalonga
(sul cui fondaco nel XIII secolo è stato eretto il monumentale complesso di Piazza 40 Martiri), dalla quale è
stato rivestito di una tunica, il prototipo della divisa dell'ordine. A Gubbio si è dedicato all'assistenza ai
lebbrosi (del lazzaretto di allora ci sono ancora oggi tracce significative), dal vescovo Villano ha avuto a
disposizione per il primo cenobio dei suoi frati (1213) la chiesa della Vittorina nei cui pressi la tradizione
colloca l'ammansimento del lupo narrato da «I Fioretti».
Osservatore Romano - Nube di testimoni
«Questa basilica ha i colori della Resurrezione» scrive Bruce Springsteen sul retro della rivista dei
francescani di Assisi, «San Francesco patrono d'Italia», subito dopo la visita "in notturna" alla chiesa del
Poverello; qualche parola annotata in fretta, a caldo, per documentare l'impatto con i colori freschi di restauro
di Giotto, e poi di nuovo a Perugia, per il concerto del giorno dopo. È una delle testimonianze raccolte nel
libro di padre Enzo Fortunato Vado da Francesco (Milano, Mondadori, 2014, pagine 192, euro 16,5) in uscita
in questi giorni, in cui si raccontano le visite (illustri e non) al Sacro Convento: da Patti Smith a Robert
McNamara, da Franco Zeffirelli a Kathleen Kennedy. «Per usare una suggestiva immagine biblica, è come se
fosse una "nube di testimoni" ( E b re i , 12, 1) - scrive il cardinale Gianfranco Ravasi nella prefazione - nella
quale ogni goccia è irradiata dalla luce di quel sole. Se vogliamo continuare la metafora, potremmo dire che
padre Enzo fissa il suo ideale obiettivo narrativo su alcune di quelle gocce cercando idealmente di ricomporle
in un arcobaleno dai colori mutevoli e differenti. Sono alcuni dei tanti volti dei pellegrini che hanno raggiunto,
come me e come tanti altri uomini e donne, il grandioso complesso della basilica e del sacro convento. Certo,
ci sono visi che si sono affacciati nella storia della politica e negli schermi televisivi; altri che sono saliti alla
ribalta della cronaca oppure si sono presentati davanti a sterminate platee di fan, attratti dalle loro canzoni,
dalla loro musica, dalle loro recite oppure dal loro sport; ci sono, poi, altri personaggi che sono stati al centro
di vicende capitali di nazioni e imperi». I personaggi che tra poco scorreranno davanti ai nostri occhi,
attraverso l'evocazione di padre Enzo, continua Ravasi, «sono l'attestazione di questa umanità che, pur nella
molteplicità dei caratteri e delle esperienze, può incontrarsi in sintonia di ideali e di opere. Si ripete in pratica il
miracolo divino della creazione come lo esprimeva un antico aforisma rabbinico: "Gli uomini con un unico
conio producono monete tutte uguali, il Creatore con un unico conio [l'essere creature umane] fa gli uomini e
le donne tutti uguali e tutti diversi". Ma c'è un'ultima stella che si accende nel cielo di san Francesco e di tutti
coloro che si mettono in viaggio per raggiungere la sua città. Essa si riflette già nel titolo suggestivo del libro:
Vado da Francesco ».
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