cultura

Alfredo Neri: 'Attraverso la sofferenza di chi ci ha generato conferma la guida divina nelle indicazioni di Francesco'

Redazione online
Pubblicato il 30-11--0001

“Sono rimasto orfano di papà a dodici anni, la mamma mi è morta fra le braccia…”. Così Don Alfredo Neri ricorda quegli attimi del distacco terrenodai suoi genitori con la certezza della promessa cristiana di un ricongiungimento in un’altra dimensione a noi ora sconosciuta ma tangibile nella fede.

Sabato 4 giugno 1983,nella basilica cattedrale di Santa Maria Assunta che è il principale luogo di culto cattolico di Padova e sede vescovile della diocesi omonima, don Alfredo venne consacrato sacerdote e martedì 4 giugno 2013 è nel suo 30° anno di ordinazione sacerdotale. La disponibilità verso il prossimo ha sempre caratterizzato la sua missione fin da quando, seminarista a 27 anni, venne poi ordinato sacerdote nel 1983 quel sabato 4 giugno di trent’anni fa dall’Arcivescovo di Padova S. E. Mons. Filippo Franceschi; otto giorni dopo, già celebrava la sua prima S. Messa solenne con la benedizione apostolica di S. S. papa Giovanni Paolo II, nella chiesa parrocchiale Santa Maria Assunta di Arre, in provincia di Padova.È anche vero che più volte l’esortazione divina ribadisce che: “Non richiede molto sacrificio diventare sacerdote, ma esige immolazione vivere il sacerdozio; e vivere il sacerdozio è bello, è grande, è sofferto.

Amate il vostro sacerdozio come se viveste l'ultimo giorno della vostra vita, dite ogni giorno la santa Messa come se fosse l'ultima”. Sabato 8 giugno 2013 don Alfredo ha celebrato la S. Messa vespertina nella chiesa parrocchiale Santa Maria Assunta ad Arre, suo paese di nascita e dove venne battezzato dall’allora parroco Mons. Gioacchino Formentin che è stato Arciprete di Arre dal 1949 al 1983 tornando alla casa del Padre la mattina dell’8 giugno 1983 ad 80 anni. All’Eucarestia don Alfredo ha ringraziato il Signore per i trent’anni di sacerdozio e ha ricordato il suo caro amico Parroco che lo battezzò, Mons. Gioacchino Formentin. Mi piace qui ricordare l’incontro tra don Alfredo ed il Divin Crocifisso da lui stesso fatto restaurare per donarlo ed offrirlo all’adorazione della comunità di Campo San Martino, Padova, dove è stato parroco dal 4 ottobre 1998 per ben 12 anni. A tal proposito la famiglia Azzalin, nel commiato da don Alfredo assurto ad altro incarico pastorale nella parrocchia di Carrè, in provincia di Vicenza, così nel passo finale ricorda: “…Il Divin Crocifisso ci hai affidato / di sicuro sarà molto amato / non solo nel bisogno sarà invocato / ma anche nel bene verrà pregato…” La storia del Divin Crocifisso inizia con un incendio appena sventato e tra i fumi di ciò che è rimasto appare una croce bruciacchiata in varie parti ed il tronco di una scultura lignea del 1400 riproducente il Cristo sofferente. “Sembrava che chiedesse aiuto” e don Alfredo lo salvò dalla distruzione facendolo restaurare.

Ora quel Cristo è nella cappella a destra posta all’uscita della chiesa parrocchiale dedicata a San Martino di Tours vescovo, situata a Campo San Martino,e l’espressione trasmette pace, bene, serenità e fiducia. La statua lignea policroma è il dono di don Alfredo alla comunità,ed è perennemente esposta allavenerazione dei fedeli. Un tempo, non tanto remoto e con altre amministrazioni comunali, all’adorazione faceva seguito la processione per la “Sagra del Divin Crocifisso” e rappresentava l’evento della riflessione e della gioia per le intere famiglie del borgo e per i visitatori provenienti dalle cittadine limitrofe; le cose belle, si sa, durano poco e non finiscono se le si sa mantenere vive migliorandole aggiungendo eventi nuovi! Da Piove di Sacco a Treschè Conca, da Campo San Martino a Carrè,è in questi posti che il “don”,così come tutti lo chiamano,ha lasciato le orme indelebili del suo cammino ad imitazione di Francesco d’Assisi; del suo operatorestano impressi gli interventi urgenti inaiuto delle comunità dei suoi parrocchiani realizzati con le elemosine; questi sono i segni tangibili della sua missione pastorale: aiutare il prossimo tuo come te stesso.

Francesco Guzzonato, ha 8 anni quando assiste alle messe animate dalla Schola Cantorum della parrocchia di Carrè, e si appassiona ai “Pange Lingua”, al “Veni Creator” e segue con attenzione le Pontificali. A casa, per gioco, prova a riprodurre sulla piccola tastiera di otto note del suo xilofono giocattolo, i brani appena ascoltati in chiesa. Col passare del tempo in maniera sempre più disinvolta inizia a suonare i “Salve Regina” e gli “Alleluja” imparati ad orecchio. Si accorge di possedere questa singolare dote che gli permette di suonare senza imparare a leggere le note sullo spartito. I genitori si rendono conto di questa sua particolarità, e gli regalano una bella tastiera che Francesco Guzzonato utilizza in chiesa, perché il vecchio parroco è comprensibilmente restio a dare in mano ad un bambino l'organo antico appena restaurato. “La svolta avviene nell'ottobre 2010 quando fa il suo ingresso in parrocchia don Alfredo Neri. Il nuovo arciprete mi apprezza e mi chiede di accompagnare le messe con il vero e unico strumento per la liturgia, ossia il grande organo Zordan del 1896 con trazione meccanica e 20 registri reali. Riconoscente per la fiducia che mi è stata accordata sono rimasto sempre al mio posto ed ora sono l'organista “fisso” di Carrè e ringrazio di cuore don Alfredo Neri per la fiducia a me accordata”.

È di questi giorni un resoconto illustrato in 5 mila copie per onorare e ricordare il 30° sacerdozio 1983 – 2013 di Don Alfredo Neri, Arciprete di Carré, Vicenza, Diocesi di Padova voluto dai giovani che lo hanno conosciuto personalmente mettendo a disposizione della parrocchia parte del loro tempo libero; in questo modo Andrea, Chiara, Denise, Federico, Michele e Tommaso hanno dato testimonianza di amore per la Chiesa e di affetto e amicizia per don Alfredo, concretizzando – nella pubblicazione, realizzata anche con l’aiuto di alcuni sponsor, ricca di foto e testimonianze, articoli ed interviste – le intenzioni di tutti i parrocchiani e gli amici che l’hanno conosciuto.
(Giuseppe Lorin)

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