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La rete come luogo del discernimento di Emanuele Rossi

Redazione online
Pubblicato il 30-11--0001

Tempi strani: si perdono le coordinate. Si perde il senso delle cose e le loro origini. Non sarebbe forzato dire che non sappiamo più distinguere, maleducati dall’ambiente, disorientati dai modelli.

Clima difficile, in cui una delle parole più belle della Chiesa, rischia di perdere di senso: il discernimento, appunto, viene meno. E insieme prendono aspetto disforme altre parole, come comunità, condivisione, partecipazione, bene comune. La retorica del “benecomunismo”, tirata e stirata da tutte le parti secondo gli interessi, sfigura il senso di comunione e diventa pigro proginnasma populista.

Decresce la consapevolezza della necessaria responsabilità quotidiana, della responsabilità nella vita e della vita. Non facciamo più l’esercizio, a volte lo sforzo, di scegliere, modellarci, razionalizzarci, autodeterminarci.

Si è sottoposti ad un continuo e schizofrenico overflow informativo, a cui non si è sempre preparati intellettualmente e spesso deboli spiritualmente. Perfino la Rete, luogo libero per sostanza, in cui si è parte vivente delle cose globali, rischia di cadere vittima dell’inaffetivo individualismo. Ed è quando diventa mezzo che questo accade, producendo un mondo alienante. Quando quei modelli stanchi, che hanno perso il senso del riferimento, trasformano quegli spazi multiformi in meri strumenti.

Conoscere la Rete, e riconoscerci uno degli habitat della propria esperienza giornaliera, è obbligatorio. Ancor più in momenti come questi, dove disattenti e allineati, si rischia di cadere vittime del turbinio rapido del qualunquismo.

Saremo noi a decidere se vorremo emanciparci e sfruttare le innumerevoli potenzialità relazionali di queste aree, che qualcuno continua oziosamente a chiamare virtuali, per risolvere un deficit umano che nella “realtà fisica” sta prendendo il sopravvento. Non per vivere una second life, ma per risolvere ed andare oltre al guaio della prima. Ma la Rete non è una Pizia: la Rete è uno spazio da ascoltare, da conoscere e da abitare, infinitamente potente: come tutti gli spazi presta il fianco ai pericoli dell’esaltazione, del superamento della verità, dell’indebolimento del ragionamento. Niente diverso dalle fisiche debolezze umane: senza attribuire agli ambienti digitali, colpevolezza sui nostri limiti.

È scegliendo, responsabilizzandoci, portando il bene di ognuno di noi nella Rete, che impareremo ad abitarla: ed è forse da questo affrancamento che gli altri spazi umani miglioreranno.

Emanuele Rossi
www.danemblog.com
Tw: @danemblog

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