francescanesimo

San Francesco teologo

Antonio Tarallo aleteia.org
Pubblicato il 01-10-2019

Il teologo Francesco attraverso i suoi scritti

Al valore propriamente teologico della dottrina di san Francesco, la testimonianza più autorevole è quella di san Bonaventura, Dottore della Chiesa. Infatti, Bonaventura, non esita a parlare della teologia e della scienza di Francesco, considerandola molto superiore a quella dei maestri dell'Università dell’epoca.

Cerchiamo, allora - seppur brevemente - di comprendere i punti fondamentali di quella che potrebbe definirsi a pieno titolo “la teologia di Francesco”. Bisogna cominciare col dire che gli Scritti di Francesco denotano una conoscenza profonda della Parola di Dio. Il santo di Assisi pone questa, a fondamenta di tutto. Affermazione, non lo nascondiamo, forse banale. Ma è importante ribadirla, perchè già di per sé crea i presupposti di una forza teologale a tutto il “detto” di San Francesco.

"E’ la Parola che santifica il Corpo". Francesco manifesta tutto lo splendore dell'Amore di Gesù vissuto in questa vita, in riferimento al Sacramento del suo Corpo e alla sua Parola, inseparabilmente. E’ unione inscindibile, per il santo di Assisi. Se pensiamo, infatti, all’atto del sacerdote della consacrazione, questo avviene mediante il suo pronunciare le parole che Cristo ha “donato” nell’Ultima cena.

Il centro di tutto, dunque, è l’Eucarestia. E, inevitabilmente, questo “rapporto” implica l’importanza della figura del sacerdote. Nel suo Testamento vi è un passaggio importante, in cui risplende chiara tutta la devozione di Francesco al valore del Ministro di Dio:

“(...) Il Signore mi dette e mi dà una così grande fede nei sacerdoti che vivono secondo la forma della santa Chiesa Romana, a motivo del loro ordine, che anche se mi facessero persecuzione, voglio ricorrere proprio a loro. E se io avessi tanta sapienza, quanta ne ebbe Salomone, e mi incontrassi in sacerdoti poverelli di questo mondo, nelle parrocchie in cui dimorano, non voglio predicare contro la loro volontà”.

E’ completo atto di umiltà di fronte la Chiesa, rappresentata dai sacerdoti. Alla particolare figura del sacerdote, infatti, sarà dedicata una esortazione dedicata a tutti i ministri dell’Ordine:

"Prego poi nel Signore tutti i miei frati sacerdoti, che sono e saranno e desiderano essere sacerdoti dell'Altissimo, che quando vorranno celebrare la Messa, puri, in purità offrano con riverenza il vero sacrificio del santissimo corpo e sangue del Signore nostro Gesù Cristo, con intenzione santa e monda" (FF 218). E, ancora: “Badate alla vostra dignità, fratelli sacerdoti, e siate santi perché egli è santo. E come il signore Iddio vi ha onorato sopra tutti gli uomini, con l'affidarvi questo ministero, così voi amatelo, riveritelo e onoratelo più di ogni altro uomo”. Sono parole semplici, ma nella loro semplicità, racchiudono una più che spiccato valore teologico.

"Lo Spirito del Signore, che abita nei suoi fedeli, è Lui stesso che riceve il santissimo Corpo e il Sangue del Signore" (FF 143). Troviamo qui una delle espressioni più belle e più forti della pneumatologia di Francesco, intimamente legata alla sua cristologia. Lo Spirito Santo che ha operato l'Incarnazione nel seno di Maria, è stato dato da Cristo alla Chiesa. E' Lui che opera per consacrare il Corpo e il Sangue di Gesù, mediante il sacerdozio ministeriale.

"Tutti coloro che amano il Signore con tutto il cuore, con tutta l'anima e la mente, con tutta la forza e amano i loro prossimi come se stessi.... e ricevono il corpo e il sangue del Signore nostro Gesù Cristo, e fanno frutti degni di penitenza. Oh, come sono beati e benedetti quelli e quelle, quando fanno tali cose e perseverano in esse; perché riposerà su di essi lo Spirito del Signore, e farà presso di loro la sua abitazione e dimora;e sono figli del Padre celeste, del quale compiono le opere, e sono sposi, fratelli e madri del Signore nostro Gesù Cristo. Siamo sposi, quando nello Spirito Santo l'anima fedele si congiunge al Nostro Signore Gesù Cristo.Siamo suoi fratelli, quando facciamo la volontà del Padre che è nei cieli.Siamo madri, quando lo portiamo nel cuore e nel corpo nostro per mezzo del divino amore e della pura e sincera coscienza, e lo diamo alla luce per mezzo della santa operazione che deve risplendere agli altri in esempio. Oh, come è glorioso, santo e grande avere in Cielo un Padre! Oh, come è santo, fonte di consolazione, bello e ammirabile avere un tale Sposo! Oh, come è santo e come è caro, piacevole, umile, pacifico, dolce, amabile e desiderabile sopra ogni cosa avere un tale fratello e un tale figlio, il Signore nostro Gesù Cristo" (FF 178/1-3).
Questo è un passaggio assai importante, e - si potrebbe definire, a giusto avviso - alquanto profetico.
Basterebbe ricordare che uno dei temi fondamentali del Concilio Vaticano II è stato proprio il "sacerdozio regale" di tutti i fedeli. Se Francesco, aveva tanto insistito sulla dignità di tutti i sacerdoti, in queste parole, la sua attenzione è rivolta alla dignità di tutti i fedeli.

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