francescanesimo

Laudato si' per frate lupo

Redazione online web
Pubblicato il 09-03-2017

L'enciclica di Papa Francesco ha provocato una vasta reazione di pensiero e di confronto, di consenso e di impulso per le aspirazioni di custodia del creato e di cura della casa comune,

Tra i diversi esiti che si raggiungono scrivendo o leggendo un libro, uno dei più stimolanti è la provocazione lanciata o subita più o meno attivamente, più o meno consapevolmente. La storia umana, in ogni campo dello scibile, è densa di casi di letture che hanno determinato reazioni anche clamorose. È da dire che non sempre «galeotto fu il libro e chi lo scrisse», poiché si registrano casi variamente disomogenei: dai libri letti dai giurati di un premio letterario ai testi scolastici degli studenti, dai libri dei correttori di bozze a quelli dei fotocompositori tipografici, o anche dal vangelo declamato in una liturgia solenne al libro delle ore di un monastero di clausura, e, se vogliamo, dal rotolo letto da Gesù nella sinagoga di Nazaret ( Luca , 4, 17) al libro divorato di Ezechiele (3, 1) e dell' Apocalisse (10, 9-10), dal vangelo ascoltato da Antonio abate al tolle et lege di Agostino o alle agiografie di Ignazio di Loyola.


L'enciclica di Papa Francesco Laudato si' ha provocato una vasta reazione di pensiero e di confronto, di consenso e di impulso per le aspirazioni di custodia del creato e di cura della casa comune, oggi diffuse e vissute in modo talvolta preoccupato e drammatico. Di questi aneliti che vibrano nell'animo dell'uomo moderno pioniere e alfiere è considerato Francesco d'Assisi, che l'enciclica al numero 10 accredita autorevolmente come «l'esempio per eccellenza della cura per ciò che è debole e di una ecologia integrale, vissuta con autenticità e gioia. [...] Era un mistico e un pellegrino che viveva con semplicità e in una meravigliosa armonia con Dio, con gli altri, con la natura e con se stesso».

I suoi Fioretti lo raccontano proprio in questo modo, nei vari momenti e nelle relazioni con le varie specie della natura, come in un nuovo paradiso terrestre: cosmo, persone, animali, piante, terra e acque. Francesco tesse con le creature una relazione personale così da far pensare che la sua ecologia sia una vera e propria relazione antropomorfa, che eleva al grado massimo la dignità di ogni cosa creata inanimata. Limitando l'osservazione agli animali nei Fioretti, vi troviamo uccelli e rondini, tortore e pesci, e poi il «lupo d'Agobbio, grandissimo, terribile e feroce», che diventa Frate Lupo capace di stare in conversazione: «Frate Lupo, io ti comando dalla parte di Cristo che tu non facci male né a me né a persona. [...] Tu fai molti danni uccidendo le creature di Dio. Ma io voglio far la pace fra te e costoro».

La risposta attesa è manifestata «con atti mansueti di corpo e di coda e d'orecchi» per sancire la pace. Papa Francesco ricorda che questo non è «un romanticismo irrazionale» [n. 11]. Piuttosto indica dove si trovi la segreta via della pace. In san Francesco «si riscontra fino a che punto sono inseparabili la preoccupazione per la natura, la giustizia verso i poveri, l'impegno nella società e la pace interiore» [n. 10]. Come i Fioretti, l'enciclica Laudato si' non evita il discorso sugli animali e la loro vita con le proprie qualità, cadenze ed esigenze, che chiedono all'uomo custodia, rispetto e capacità di godimento non possessivo, come Francesco che si abbandona al canto e all'incantamento di fronte alle creature.

Il Papa difende le specie animali come partecipi dell'ecosistema, al quale è vincolata obbligatoriamente una ecologia integrale. Non è questo il caso di uno speciale "bestiario del Papa", che ha tutt'altro senso, come ha dimostrato recentemente il libro di Agostino Paravicini Bagliani ( Il Bestiario del Papa , Torino, Einaudi, 2016, pagine 400, euro 32) recensito sull'Osservatore Romano del 18 gennaio 2017. A margine, vi leggiamo che Pio II ave va tra le sue bestie un lupo, per il quale si dovette acquistare una catena il 13 agosto 1460. San Francesco era morto 234 anni prima, ma avrà sorriso. Del resto in quel tempo il papa non abitava a Gubbio! Il libro, comunque, di Paravicini Bagliani rappresenta anch'esso una provocazione a leggere la storia come il sito di quella speciale ecologia umanistica, che rende ragione, in lunga durata, delle mutazioni delle generazioni, anch'esse bisognose di reciproca pacificazione.

Il "bestiario del papa", oltre l'insegnamento dell'enciclica, oggi potrebbe stimolare un riferimento alla editoria, che nella casa del papa si occupa degli animali. La Libreria Editrice Vaticana, infatti, pubblicò nell'anno 2000 un Bestiario Biblico , opera di Paolo Cultrera, a cura di Crispino Valenziano, stampata per la prima volta a Palermo nel 1880. Più recentemente, nel 2016, presso la stessa Editrice è apparso il volume di Elisa Palagi Beato Zoo! Storie di animali e di santi , la cui narrazione va da san Francesco di Paola con l'amica trota Antonella a san Giovanni Bosco e il suo miracoloso cane Grigio. Non è avulsa da questo discorso la notizia di questi giorni, 2 marzo 2017, relativa all'immagine di un cane criptata da Leonardo da Vinci tra gli scogli del suo capolavoro La Vergine delle rocce . Noi ne prendiamo occasione per ricordare Maria, pittoricamente inserita in una scena cosmica, come genitrice di una nuova opera di ecologia salvifica su disegno del Figlio. (FORTUNATO FREZZA - Osservatore Romano)

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