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La missionaria: "Vi racconto la mia vita in Brasile, tra favelas, droga e sparatorie"

Redazione Suore Francescane Missionarie di Cristo
Pubblicato il 05-04-2019

Una suora francescana ricorda i suoi 15 anni vissuti in uno degli ambienti più pericolosi al mondo per aiutare gli

Una vita in missione per aiutare donne, malati e famiglie nei Paesi poveri del mondo. E’ questa la decisione presa da ragazzina dalla suora riminese Milena Fabbri, 51 anni, che per 15 anni ha vissuto nelle favelas in Brasile, a contatto con realtà estreme e pericolose, tra droga, alcol, bande criminali e prostituzione.

Suor Milena fa parte della congregazione delle Suore Francescane Missionarie di Cristo ed è rientrata in Italia con nuovi incarichi (fa parte, tra le altre cose, del Consiglio Generale della Congregazione). A RiminiToday (28 marzo) ha raccontato questa sua esperienza estrema vissuta in Brasile. «Per sette anni – premette la religiosa francescana – sono stata a Sud del Brasile, nello stato del Paranà, aiutavo le ragazze che si prostituivano in strada a liberarsi e trovare un rifugio. Poi ho accolto la richiesta di aiuto al Nord Est, che è molto più povero e mi sono trasferita lì. E’ stata una scelta radicale».


Le famiglie dei malati

Negli ultimi cinque anni è stata a Cearà, dove ci sono due comunità di accoglienza per persone povere. «In città – spiega – c’è un ospedale e le famiglie dei malati non sanno dove dormire e mangiare, spesso si accampano per strada. Anche i malati, una volta dimessi, sono lasciati soli e accade di frequente che hanno intere giornate di cammino per tornare a casa, ma non sono in forze per sostenere una simile fatica. Li aiutiamo in queste case di carità, dove viviamo di donazioni».


La donna che ha perso il bimbo.

C’è una storia in particolare, che porta nel cuore. «Non potrò mai dimenticare una donna incinta di nove mesi che ha perso il bimbo a causa delle botte – rammenta Suor Milena – Il marito l’ha picchiata prendendola a calci nella pancia. L’avevo accompagnata in ospedale, ma non c’è stato nulla da fare, il bimbo era già morto. Ci sono tante donne che soffrono abusi di ogni tipo, l’uomo comanda, e ti senti impotente. Noi cerchiamo di aiutare e promuovere una cultura del rispetto. Le storie a cui sono legata sono tante, in questi quindici anni ho conosciuto tante persone e realtà diverse».


Allegria e gioia!

Il “paradosso” è che in Brasile, nonostante la vita nella favelas e il rischio di morire ogni giorno, la suora sostiene di essersi integrata molto bene, perché le fa sentire “aria di casa”. «Mi sono inserita subito – conclude – anche grazie alla nostra allegria romagnola, c’è un’idea comune di festa e gioia».




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