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Intervento On. Luca Zaia, Presidente della Regione del Veneto

Redazione online
Pubblicato il 30-11--0001



Sono davvero felice di rinnovare oggi, con questo confronto di idee, il rapporto d'amicizia e stima che mi lega al Sacro Convento di Assisi e alla sua comunità. E di farlo discorrendo di un tema - l'unità d'Italia - che mai come in questo momento tocca le coscienze di tutti. Il mio pensiero è da sempre quello che questo patto unitario vada riscritto su basi nuove. Il matrimonio fra le diverse regioni italiane, compresa l'Umbria che voi abitate e che ospita il suo popolo dal 2000 a.C., è stato celebrato forzosamente, per tali e tanti interessi che non basta questa paginetta a contenerli tutti, ma che certamente non erano quelli dei popoli che abitavano la penisola. Così, oggi, quella fasulla speranza nel progresso comune e inesorabile dell'Italia unita che era stata propinata ai nostri bisnonni, si è frantumata. E anzi il divario e le differenze fra i territori sono diventati più profondi. Per alcuni, la celebrazione dei 150 anni dell'unità è diventata un'occasione celebrativa e in qualche caso autoreferenziale. Per altri, un pretesto ideologico. Si dimentica così larga parte di quell'intuizione unitaria che con Cavour, Gioberti, Cattaneo e Rosmini cercò di unire il più tollerante pensiero laico alla più fervida esperienza cattolica. Purtroppo non andò come questi spiriti importanti e ancora vivaci avrebbero voluto. Prevalse l'unitarismo, che legò, non sempre nobilmente, il Mezzogiorno d'Italia ai destini di casa Savoia.

Una lettura parziale e scorretta della Costituzione fece il resto, in quell'immediato dopoguerra che pure era animato dal federalismo impenitente del siciliano Luigi Sturzo e del piemontese Luigi Einaudi. La via da percorrere oggi è quella del federalismo. Il riconoscersi nelle differenze, il restituire dignità alle identità di ciascun popolo che vive su territorio italiano, dai veneti agli umbri, dai siciliani ai liguri, è la chiave per l'unità vera di questo Paese. E' necessario scrivere una Storia nuova, più vera e più giusta, e dare ai prossimi 150 anni dell'Italia unita un cuore pulsante, e non soltanto il volto consumato di una leopardiana “povera ancella”.

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