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Intervento dell'On. Mariastella Gelmini, Ministro della Pubblica Istruzione

Redazione online
Pubblicato il 30-11--0001



Eccellenze Reverendissime,
Signor Presidente,
Illustri relatori,
Autorità,

Un saluto deferente a ciascuno di voi e un particolare saluto a colui che "custodisce", il Sacro Convento di Assisi, padre Giuseppe Piemontese. Non vi è dubbio che tra i Santi che il passato ci ha lasciato in eredità, San Francesco d'Assisi rappresenta una delle figure più preziose ed amate dagli uomini di tutti i tempi e di tutti i luoghi.

Conosciuto ed apprezzato per il suo impegno in favore della pace, San Francesco, è entrato nel mondo della cultura italiana, con la forza ancora giovane del suo Cantico delle Creature, offrendo alla letteratura del nostro paese una pietra miliare della poetica, che ancora oggi affascina e incanta. Ma in ambito educativo cosa eredita l'Italia da questo grande Santo e vero uomo della nostra terra? Dovendo affrontare questo tema tanto delicato e al contempo caro a ciascuno di noi, non posso che affidarmi inizialmente al padre della cultura italiana, Dante Alighieri che nell'undicesimo canto del Paradiso, conosciuto come canto di San Francesco appunto, attraverso l'accostamento di due Santi, San Domenico e il Santo di Assisi, pone il metodo educativo che ha caratterizzato San Francesco… “L'un fu tutto serafico in ardore, l'altro per sapienza in terra fue di cherubica luce, uno splendore”, così il serafico San Francesco si caratterizza per l'ardore della carità mentre il cherubico San Domenico per lo splendore della sua sapienza. Dante, per bocca di San Tommaso d'Aquino procede alla lode di San Francesco e solo per essa sarà trasmessa anche l'idea della grandezza di San Domenico. Il poeta fiorentino tenendo presente che i serafini occupano un livello gerarchico maggiore rispetto i cherubini non intende scegliere a priori tra carità e sapienza ma vuole solamente indicare che nella lode dell'amore gratuito la sapienza trova la sua reale e veritiera grandezza. Attingendo da questa posizione potremmo dire che ogni sistema educativo deve caratterizzarsi per un primato dell'amore sulla pura trasmissione della scienza, anzi l'amore per l'uomo e per la sua formazione integrale dovrà informare di sé il metodo con cui il sistema educativo deve contribuire ad informare la sapienza dei cittadini del futuro. Il nostro sistema scolastico ha un ruolo centrale nella formazione della persona perché esso accoglie per mano ogni cittadino dalla più tenera età e lo accompagna fino al momento in cui potrà entrare nel momento del lavoro per poi procedere da solo, restituendo alla società i frutti sorti dalla cura ricevuta in un arco di tempo molto lungo.

Affinché ciò si realizzi bisogna partire dalla constatazione che le famiglie ci affidano il loro bambino consegnandolo alla scuola, contemporaneamente come un fatto e come un dono da coltivare. Il bambino è una grazia che precede qualsiasi sforzo, qualsiasi volontà, qualsiasi rigore e sta al talento dell'educatore saperla trovare. Il primato francescano dell'amore ci ricorda che il processo educativo si presenta come un cammino che cerca di far fiorire, appunto di educare, da “educere”, nel senso di tirar fuori quella maturità che è sintesi di responsabilità, di creatività ,di fedeltà al dovere, di capacità, di sguardo profetico, di equilibrio e di sobrietà. Un metodo educativo che intende accogliere il primato dell'amore, assume a sua volta la forma di una pedagogia che sia in grado di formare, valorizzando ogni dimensione dell'uomo. E' questa la strada da percorre per scoprire nel percorso educativo, quella perfetta letizia che Francesco desiderava comunicare ai suoi discepoli capace di coinvolgere nella dinamica educativa l'educando e l'educatore e nello stesso tempo tutta la comunità in modo da diffondere in tutti la responsabilità educativa. Con la perfetta letizia il percorso educativo di una persona non può limitarsi ad una fredda e strumentale conoscenza dei contenuti ma deve aprirsi a tutta la realtà esistenziale dell'uomo infondendo la gioia e la fiducia che è possibile superare ogni ostacolo per raggiungere le aspirazioni più profonde e più vere del suo cuore. E' la perfetta letizia l'anima di un progetto che sa coniugare insieme attenzione alla irripetibilità della persona umana e la sua dimensione comunitaria che promuove nella persona umana e nella società un autentica coltivazione dell'umano, che è fondamento di ogni vero sviluppo integrale dell'uomo, come ha sottolineato il Santo Padre nella sua enciclica “Caritas in Veritate”. In questa prospettiva ogni impegno educativo non può mai prescindere dalla considerazione della grandezza dell'uomo quale destinatario del processo informativo. Questo aspetto pone l'accento sulla responsabilità del nostro sistema educativo di saper insegnare, non solo teoricamente ma anche nella prassi quotidiana con l'esempio personale dei suoi maestri, come la cultura debba innanzi tutto promuovere e suscitare il desiderio di conformare la propria vita a quei valori umani, sociali e morali che consolidano la grandezza dell'uomo. Una tale conformazione anziché essere imposta dovrà essere scelta liberamente dal discente e lo sarà nella misura in cui le motivazioni e le giustificazioni di questi valori, saranno sostenuti da una realtà culturale e pedagogica di reale onestà intellettuale, che deve circondare e nutrire la vita e l'informazione di ogni cittadino. Il secolo breve ci ha lasciato un eredità molto impegnativa cioè quella di evitare ogni forma di idealizzazione del processo educativo. Per questo il nostro sistema non può rinchiudersi in un'unica forma espressiva della trasmissione culturale ma deve avere il coraggio di esplorare tutte le forme che sanno parlare non solo alla ragione ma anche al cuore dell'uomo. Educare non significa semplicemente socializzare ma promuovere la partecipazione alla costruzione del bene comune con un contributo sempre nuovo e creativo di tutti gli uomini. Concludo questa mia breve riflessione sottolineando come la personalità di San Francesco, così come emerge nel cantico delle Creature, ci suggerisce di rilanciare con coraggio l'importanza della novità educativa del dialogo tra i diversi saperi, quale elemento imprescindibile per la crescita culturale del paese. Il pensiero filosofico e le teologia, le scienze della formazione e le sollecitazioni provenienti dalla spiritualità, rappresentano ambiti distinti ma non estranei, indicano sentieri interrotti nello sviluppo della civiltà occidentale che l'elaborazione pedagogica è chiamata ad interpretare per individuare e percorrere gli itinerari più adeguati a rispondere alle sfide dell'educazione contemporanea. La scuola di oggi come l'università, con la sua molteplice apertura e contributi scientifico - disciplinari potrà rispondere al compito di essere un'autentica comunità educante, solo se saprà sviluppare una nuova sintesi culturale e umanistica, che sappia custodire e promuovere la dignità della persona umana. Il tal senso possiamo dire che San Francesco ci suggerisce una via nuova e più intensa per vivere pianamente i 150 anni dell'Unità del nostro paese. Quest'evento, infatti, porta in se non solo la valenza storico politica, ma anche la sollecitazione una nuova sintesi culturale, capace di rilanciare l'identità della nostra nazione. Con Francesco essere italiani, oggi, significa impegnarsi non solo a riscoprire quei valori sociali, politici, morali e religiosi che hanno animato il cammino, talvolta sofferto di unificazione di un popolo ma anche comprendere che le nostre radici, culturali e spirituali, hanno in se una fecondità storica capace di suscitare fiducia e progettualità per costruire insieme nel nostro paese la civiltà dell'amore.

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