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Quel brigante di Gesù, i libri per l'estate

Antonio Tarallo Facebook - Libreria Romani
Pubblicato il 20-07-2020

“Per quest’anno non cambiare stessa spiaggia stesso mare”, recitava così una vecchia canzone che accompagnava spiagge e luoghi balneari di un’Italia post-boom economico. Oggi il boom non c’è, purtroppo. C’è un post, ma purtroppo di ben altra natura. Tuttavia, l’italiano non dimentica la spiaggia e annessi.

Mi trovo in una spiaggia affollata - la voglia di tornare a vivere dopo l’emergenza covid è tanta, ed è ben presente in tutti noi...importante è esser prudenti - e la mia attenzione si concentra su una famiglia che gode il suo meritato riposo sotto l’ombrellone. Vicino a me, due coniugi - avranno una quarantina d’anni, circa - e i loro due figli men che adolescenti. Loro, ad ascoltare con le cuffie musica, mentre i genitori intenti in alcune letture che subito - curioso come sono - cerco di captare. Lei sfoglia l’infallibile, l’immancabile magazine di gossip; mentre lui è intento a leggere un libro che tiene in mano. E’ in silenzio, e ogni tanto sorride.

“Devo capire per forza di cosa si tratta”, mi dico tra me e me. Con la scusa mi avvicino. Eccola la copertina che mi si palesa davanti: un azzurro che mi ricorda un libro da pochi giorni uscito nelle librerie. E’ “Quel brigante di Gesù” (Ed. San Paolo) di Frate Alfonso detto Tartufone. Dopo aver scoperto ciò che volevo scoprire, me ne ritorno sotto l’ombrellone e - allora - comincio a pensare: ma, allora, sta avendo proprio successo questo libro un po’ fuori - certamente, per stile - dai canonici libri di religione, di fede. E’ un libro particolare, quello di Alfonso Longobardi (questo il vero nome del religioso dei Frati Minimi di san Francesco di Paola): pagine che fanno sì riflettere, ma che hanno la leggerezza di un “aperitivo estivo”.

247 pagine che scorrono amabilmente, a cui puoi anche non dare una sequenza di lettura. Ogni capitolo affronta un episodio del Vangelo, e il commento che ci offre Fra Alfonso è sempre originale, mai scontato e - soprattutto - scritto con grande leggerezza che si coglie - subito - fin dall’incipit del libro: “C’è il bianco, il nero e mille sfumature”. Così cantava un po’ di tempo fa Zulù dei 99 Posse; allora avevo appena diciotto anni e quelle sue parole oltre a farmi ballare mi facevano riflettere, tanto”.

Ecco, il libro di Alfonso Tartufone è proprio così: fa ballare la fantasia, ma fa riflettere tanto. La parte più densa del libro - sotto l’aspetto teologico , ma al contempo profondamente umano, antropologico direi - ci viene data da queste parole che Longobardi scrive nella prefazione: “Puoi prendere anche le batoste dalla vita, subire pure tutte le ingiustizie di questo mondo ed entrare in crisi, chiuderti in te stesso, isolarti, stare nella rabbia e con la morte addosso, ma a un certo punto l’amore eterno di Cristo morto e risorto, che in te è presenza viva, ti farà sentire la nostalgia di un autenticità non vissuta che ti chiede la carità di manifestarsi perché ti vuole far star bene”.

E’ un cammino, il libro, dietro le tracce di quel Gesù che per molti fu un brigante, al punto che gli fecero fare la fine del brigante, ma che proprio da quella fine ci ha insegnato che tutto può ricominciare. Con ironia, gentilezza (direi) , Longobardi prosegue il trend “evangelizzatore” del passato suo primo libro “Gesù mangiava a scrocco” (Ed. San Paolo, 2018): è chiaro l’intento di frate Alfonso di cercare di raggiungere il maggior numero di lettori con parole non difficili, esempi di vita, da poter rispecchiare con il Vangelo di ogni giorno. Nelle pagine di questo suo ultimo libro - che già sta avendo successo, soprattutto su i nuovi mezzi di mercato in internet - si comprende che Cristo è al centro della vita di Alfonso Longobardi e che il suo desiderio è proprio quello di far conoscere la novità evangelica della figura di Cristo.

Novità evangelica? Ma se stiamo parlando di un Uomo di circa duemila anni fa? Tartufone ci risolve l’enigma: è facile, basta cercarlo, e trovarlo - e soprattutto - viverlo nella quotidianità. Non è semplice, ma almeno ci si prova. “Quel brigante di Gesù” ci aiuta proprio a fare questo. 

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