Assisi. Cittadinanza onoraria ad Andrea Riccardi, fondatore Comunità Sant'Egidio

Redazione corriere.it
Pubblicato il 24-05-2019

Riccardi:le religioni combattevano in nome di Dio. Oggi, nel nome dell’economia, si distrugge la dignità dell’uomo

«Essere qui oggi è un onore ed associarsi ad Assisi vuol dire radicarsi nella figura di San Francesco. Assisi, è una città piccola, ma con una grande forza intrinseca: la forza del dialogo, della pace e della speranza. Io vorrei che proprio da Assisi riparta un’alleanza di pace». Sono le prime parole di Andrea Riccardi dopo aver ricevuto la cittadinanza onoraria di Assisi.

Un’alleanza di pace che si rifà all’intuizione profetica di Giovanni Paolo II, quando nel 1986, in piena guerra fredda convocò ad Assisi i leader delle religioni mondiali. Un’iniziativa senza precedenti che spiazzò molti, e gettò le basi per un futuro migliore. La Comunità di Sant’Egidio, di cui il Professore Riccardi è fondatore e Presidente onorario, sta portando avanti in tutto il mondo. Il prossimo appuntamento è a Madrid. Ma non potevo non chiedergli la sua opinione sulla prossima iniziativa di Papa Francesco: la convocazione del mondo dell’economia, per una tre giorni che si celebrerà a marzo 2020. Anche questa un’iniziativa senza precedenti e il Professore, come lo chiamano gli amici, va direttamente al cuore del problema affermando che «ad oggi vi è una violenza economica in atto contro milioni e milioni di persone e Papa Francesco lo ha capito perfettamente. Dobbiamo ritrovare la pace e la giustizia nei rapporti umani e nei rapporti economici, io credo che l’evento che si terrà ad Assisi sarà l’occasione giusta per riflettere e confrontarci su temi fondamentali per la vita di tutti noi».

Per Assisi è una grande giornata, la sua cittadinanza arriva dopo quella conferita a Shimon Peres, Liliana Cavani, nell’elenco non manca Madre Teresa di Calcutta, uomini e donne che della pace ne hanno fatto il pane quotidiano. La casa comunale è stracolma di gente. Presenti i vertici della Sant’Egidio, ma anche 170 ragazzi provenienti dalle zone di guerra e soprattutto dalle zone di pace, dove opera la “sua” comunità. Un riconoscimento che viene consegnato nell’anno in cui la comunità francescana celebra gli 800 anni dall’incontro tra San Francesco e il Sultano al-Malik al-Kamil. Un gesto voluto tenacemente dal Poverello di Assisi anche contro il parere della Chiesa e degli stessi frati. Il DNA di ogni abbraccio interreligioso non è il sincretismo come i detrattori amano bollare lo spirito di Assisi, ma vivere la propria fede facendola diventare strumento di pace. Mai in nome di Dio per guerre e violenze, per uccidere e conquistare o per propaganda politica.

Corriere.it - Enzo Fortunato

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