cronaca

Un miracolo nel nome di Francesco / La storia di Luciano

Andrea Cova
Pubblicato il 30-11--0001

Ci racconta la sua storia?

Il 25 aprile del 2012 la mia vita ha subito uno scossone, sono stato colpito da ictus. Le cause che lo hanno provocato sono state diverse: la mia vita sregolata, il troppo mangiare, le sigarette e stress da lavoro. La notte tra il 24 e il 25 aprile sono stato portato al pronto soccorso dell'ospedale di Assisi con una forte nausea, pungenti dolori all'addome e perdevo continuamente l'equilibrio, per camminare dovevo aiutarmi poggiandomi al muro. Mi ricordo che da quel momento in poi è stata tutta una corsa, prima all'ospedale di Assisi e poi subito a Perugia. In tutto questo trambusto, mentre salivo in ambulanza, ho fissato lo sguardo su un quadro che raffigurava san Francesco. Arrivato al centro neurologico dell'ospedale di Perugia, si accorsero subito che la situazione era gravissima. Mi aggrappai alla fede, a quell'immagine di san Francesco che vidi all'ospedale di Assisi. In pochi giorni le mie condizioni migliorarono velocemente e mi rimandarono a casa dopo solo una settimana di ricovero. Non so cosa successe ma sono convinto che qualcuno mi aiutò fortemente. Cominciarono i giorni della riabilitazione, anche questi trascorsero molto veloci e dopo un paio di settimane tornai quello che ero prima. Credo che tutto questo possa essere un miracolo, se così possiamo chiamarlo, un aiuto dal cielo. Sono molto devoto a san Francesco, da prima delle vicende che ho raccontato. Per lavoro mi recavo tutte le mattine ad Assisi e ogni volta mi fermavo qualche minuto a pregare sulla tomba del Santo. Questo mi ha aiutato molto. Quando ha cominciato a capire di ritenersi fortunato?

Confrontandomi con le altre persone che hanno avuto il mio stesso problema e che magari sono ragazzi giovani che ancora seguono un percorso di riabilitazione oppure sono rimasti invalidi. Quale era il suo rapporto con la fede e come è cambiato?

Sento la mia guarigione come un miracolo, è una sensazione forte e direi "concreta". Da quando sto meglio, provo una sensazione di piacere, di leggerezza ogni volta che entro in Basilica, mi sento veramente bene; è difficile da spiegare va provato. Sono sempre stato credente ma non ero praticante. Questa esperienza mi ha avvicinato molto alla Chiesa e specialmente ai Francescani, tra cui ho trovato persone splendide che ti illuminano quando ci parli e sto bene in loro compagnia. A casa parlo molto con i miei nipoti che hanno intorno ai venti anni, racconto loro questa vicenda e mi ascoltano sempre con interesse, cerco di spiegargli e fargli capire che nella vita c'è sempre qualcuno che ti aiuta. Un pensiero va anche ai medici che l'hanno seguita...

Certo, va a tutti i medici che mi hanno aiutato, la dottoressa Elisa Luchetti con cui ho stretto anche una bella amicizia; al dottor Massimiliano Di Filippo e al professor Paolo Calabresi.

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