francescanesimo

Superiore francescano: testimoniare la parola di Dio con sincerità

Asia News Asianews
Pubblicato il 08-02-2020

La missione del Terzo ordine regolare in Bangladesh

Le persone “si aspettano sincerità da parte nostra, che mostriamo loro una vita integra e dedichiamo loro del tempo. Ho notato anche che quando preparo bene la predica per la Messa, lo apprezzano”. Lo dice ad AsiaNews fra Francis Marandy, 53 anni, superiore del Terzo ordine regolare di san Francesco d’Assisi in Bangladesh. Figlio di catechisti, da piccolo credeva che solo “i missionari stranieri e con la pelle bianca potessero essere sacerdoti. Fino a quando non ho incontrato alcune suore che mi hanno detto che potevo esserlo anch’io”.

Il frate è originario della parrocchia di Pathorghata, nella diocesi di Dinajpur. Appartiene a una famiglia cattolica tribale e da bambino sognava di fare l’insegnante. Fino all’incontro con le religiose, che gli ha cambiato la vita. Egli racconta: “Sono stato ordinato nel 2001. Mio padre mi incoraggiava a essere sacerdote. Quando lo sono diventato, egli era davvero contento”.

Per quanto riguarda la sua vocazione, afferma: “Amo la vita consacrata perché posso prendermi cura delle persone dal punto di vista spirituale e posso aiutarle a guadagnarsi il Paradiso. Sono felice nella mia vita religiosa. In quanto consacrato, il mio compito è di essere santo e fare in modo che gli altri lo siano. In questo modo possiamo creare un mondo secondo l’amore di Dio”.

In Bangladesh i frati francescani sono presenti da 25 anni. Nel Paese la congregazione ha otto sacerdoti, un fratello e 19 seminaristi. “Negli anni scorsi – continua fra Francis – abbiamo mandato un confratello nelle Filippine come missionario. Speriamo d’inviare altre persone in futuro”. I frati “sono testimoni predicando la Buona Novella, essendo gentili e lavorando bene. Seguiamo il carisma di san Francesco nel predicare il Vangelo e condurre una vita semplice. I tre voti della vita sacerdotale sono celibato, povertà e obbedienza. Le persone non si aspettano che i sacerdoti siano ricchi, ma che siano fedeli. Dobbiamo mostrare la nostra vita santa”.

A Dinajpur, aggiunge, “abbiamo un ostello in cui sono ospitati 50 bambini, di cui la maggior parte non cristiani. Ogni anno alcuni piccoli ricevono Cristo nel giorno della Pasqua. A Dhaka assistiamo i migranti interni dal punto di vista spirituale”.

Il francescano sottolinea il valore del rapporto con i laici: “Abbiamo bisogno di sostegno, preghiera e collaborazione da parte loro. La famiglia e la vita religiosa sono entrambe importanti. Noi sacerdoti non esisteremmo e la Chiesa avrebbe problemi se le famiglie [non svolgessero il proprio ruolo]. Come faremmo ad avere suore e sacerdoti senza le famiglie?”.

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