francescanesimo

Greccio, il borgo amato da San Francesco

Redazione Irene Roberti Vittory
Pubblicato il 29-11-2019

Il santo era molto legato a questa terra e ai suoi abitanti. Un rapporto forte ancora oggi

Greccio è un piccolo comune della provincia di Rieti. Classificato come uno dei borghi più belli d’Italia, oggi conta poco più di 1500 abitanti. Non sappiamo quanti ne avesse all’epoca di San Francesco, quel che è certo è che il santo di Assisi restò affascinato da queste zone, tanto da sceglierle per la sua opera di evangelizzazione a partire dal 1208.

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“I frati erano in 8 - spiega padre Stefano Sarro, frate minore del santuario - e, nel dividersi le zone in cui andare, Francesco scelse per sé la Valle Santa di Rieti”. Secondo quanto scrive Tommaso da Celano, Francesco “si fermava volentieri nell’eremo di Greccio, sia perché lo vedeva ricco di povertà, sia perché da una celletta appartata, costruita sulla roccia prominente, poteva dedicarsi più liberamente alla contemplazione delle cose celesti. È proprio questo il luogo dove qualche tempo prima aveva celebrato il Natale del Bambino di Betlemme, facendosi bambino con il Bambino”.
Forte è il rapporto tra il santo e gli abitanti di Greccio, nel bene e nel male:

[...] Da quel momento, per i meriti e le preghiere del padre santo, cessarono le calamità, svanirono i pericoli e i lupi e la tempesta non recarono più molestia. Anzi, ciò che più meraviglia, quando la grandine batteva i campi dei vicini e si appressava al loro confine, o cessava lì o si dirigeva altrove. Ma nella tranquillità crebbero di numero e si arricchirono troppo di beni materiali. E il benessere portò le conseguenze solite: affondarono il volto nel grasso e furono accecati dalla pinguedine o meglio dallo sterco della ricchezza. E così, ricaduti in colpe maggiori, si dimenticarono di Dio che li aveva salvati. Ma non impunemente, perché il giusto castigo del Signore colpisce meno severamente chi cade nel peccato una volta di chi è recidivo. Si risvegliò contro di essi il furore di Dio e ai flagelli di prima si aggiunse la guerra e venne dal cielo un’epidemia che fece innumerevoli vittime. (FF 621)

Numerosi sono gli avvenimenti della vita di Francesco che avvengono a Greccio e che ci vengono raccontati dal suo biografo Tommaso da Celano. Nella piccola cella, ancora visibile, in cui il santo riposava e pregava, ha luogo l'episodio del cuscino, sotto il quale per Francesco si cela il diavolo: un invito, ancora una volta, alla povertà dello spirito e della carne.

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[...] Gli capitò nell’eremo di Greccio che, essendo ammalato agli occhi più del solito, fu costretto controvoglia a servirsi di un modesto cuscino. Durante la prima notte, sul far del giorno, il santo chiama il compagno e gli dice: «Fratello, non ho potuto dormire questa notte e neppure stare in piedi a pregare. Mi trema il capo, si piegano le ginocchia e mi sento scosso in tutto il corpo come se avessi mangiato pane di loglio. Credo – aggiunse – che vi sia il diavolo in questo cuscino che ho sotto il capo. Toglilo via, perché non voglio più avere il diavolo sotto la testa». Il frate cerca di consolare il padre, che continua a lamentarsi sottovoce, e prende a volo il cuscino che gli è stato gettato per portarlo via. Sta per uscire, quando all’improvviso perde la parola ed è colto da tanto orrore e bloccato in tale modo che non riesce a muoversi dal luogo, né ad articolare minimamente le braccia. (FF 650)

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