francescanesimo

Greccio e l'invenzione del presepe vivente

Redazione Irene Roberti Vittory
Pubblicato il 29-11-2019

Circa due settimane prima della festa della Natività, il beato Francesco, come spesso faceva, lo chiamò a sé e gli disse: ‘Se vuoi che celebriamo a Greccio il Natale di Gesù, precedimi e prepara quanto ti dico: vorrei rappresentare il Bambino nato a Betlemme, e in qualche modo vedere con gli occhi del corpo i disagi in cui si è trovato per la mancanza delle cose necessarie a un neonato, come fu adagiato in una greppia e come giaceva sul fieno tra il bue e l’asinello”.[...] Per l’occasione sono qui convocati molti frati da varie parti; uomini e donne arrivano festanti dai casolari della regione, portando ciascuno secondo le sue possibilità, ceri e fiaccole per illuminare quella notte, nella quale s’accese splendida nel cielo la Stella che illuminò tutti i giorni e i tempi. (FF 468-469)

Nella sua biografia di Francesco, Tommaso da Celano racconta come e perché il santo di Assisi dà vita al “presepe vivente” a Greccio: una quindicina di giorni prima di Natale - siamo nel 1223 - Francesco incontra il suo amico e signore di Greccio Giovanni Velita (“molto caro al beato Francesco perché, pur essendo nobile e molto onorato nella sua regione, stimava più la nobiltà dello spirito che quella della carne”) e gli dice la sua intenzioni. Il senso del presepe vivente, per Francesco, è mostrare il contesto in cui nasce il Figlio di Dio; rendere vicine, tangibili, le sofferenze di Gesù, Giuseppe e Maria in quella notte. Ognuno, così, può sentirsi fino in fondo parte dell’umanità che esulta per l’arrivo di Gesù e vive la sua presenza. L’avvio del presepe a Greccio avviene in un momento importante per Francesco, “un anno particolare: il 29 novembre riceve l’approvazione della Regola, che viene bollata dal Papa, dopo vicende anche forti, drammatiche”, dice padre Stefano Sarro, frate minore dell’eremo di Greccio. “Verso la fine della sua vita, Francesco vuole vedere l’incarnazione, la Natività. Nel settembre 1224 chiede al Signore due grazie: ‘Che io possa vivere il dolore della tua Passione e avere nel cuore l’amore che ti portò a sostenerlo’. Incarnazione e Passione, umiltà e carità. In quella notte di Natale, illuminata dai ceri ma soprattutto dalla fede delle persone, Francesco vede i segni della povertà di Cristo”.

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