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Lo scienziato che ritrovò la fede a Lourdes

Antonio Tarallo Pixabay
Pubblicato il 11-02-2020

Il viaggio di Alexis Carrel, Nobel nel 1912

Lourdes evoca a tutti un proprio immaginario: può essere una sensazione, un sentimento. Oppure, semplicemente un’immagine, un particolare, legato a quel luogo che rappresenta una delle mete più famose e più visitate della fede cattolica. Tantissimi, sicuramente, hanno visitato la grotta di Massabielle, dove nel 1858, la Vergine Maria si presentò al cospetto della piccola Bernadette. E, ognuno di noi è ritornato a casa con un ricordo, con una preghiera esaudita o - magari - nata proprio durante la nostra permanenza in quel luogo, dove tutto richiama a Maria: il silenzio, la bellezza, la dolcezza del verde che circonda la cittadina francese. La grotta, la statua della Immacolata Concezione, rappresentano - per milioni di fedeli - la certezza dell’amore di Maria per i propri figli. E, il continuo pellegrinare di fedeli, è prova lampante di questa devozione - del tutto particolare - alla Madonna di Lourdes.

“Vergine dolce che soccorri gli infelici, proteggimi. Io credo in Te. (…) Il Tuo nome è più dolce del sole del mattino. Prendi Tu il peccatore inquieto dal cuore in tempesta che si consuma nella ricerca delle chimere. Sotto i consigli profondi e duri del mio orgoglio intellettuale giace, ancora soffocato, il più affascinante di tutti i sogni, quello di credere in Te, di amarti come i frati dall'anima candida”. Questa semplice preghiera non è stata scritta da un “incognito fedele”, bensì dal futuro Premio Nobel (1912) per la Medicina, Alexis Carrel. La storia di questo medico ha qualcosa di davvero affascinante. Induce al mistero. E stiamo parlando di “mysterium fidei”: il dottor Carrell era agnostico. A Lourdes, riconoscerà la fede.

Alexis Carrel era nato a Lione nel 1873. Rimasto orfano di padre, a cinque anni, lasciò la città d’origine per andare a vivere in campagna con la madre Tornò a Lione per gli studi liceali e per frequentare la Facoltà di Medicina. Gli studi universitari, lo spinsero ad abbandonare le convinzioni religiose, ricevute dalla famiglia.

Durante il percorso accademico, negli ambienti medici si discuteva molto di Lourdes e dei suoi miracoli. L’opinione pubblica era divisa in due fazioni: chi non aveva dubbi sulla veridicità delle apparizioni, e chi - invece - metteva in discussione i racconti della piccola Bernadette. Mosso dal desiderio di comprendere meglio il “mistero Lourdes”, nel 1903, Carrel volle partire alla volta della cittadina francese. Partì su un treno di pellegrini, molti di questi, malati. Era uno dei cosiddetti “treni della speranza”. Fu proprio durante questo viaggio che Carrel, visitando gli ammalati, rimase colpito dalle condizioni di una donna, affetta da peritonite tubercolare. Leggiamo come annota l’episodio lo stesso Carrel nel libro in cui racconterà la sua conversione, “Viaggio a Lourdes”:

“C’è anche una giovinetta, Maria Ferrand, presso la quale mi hanno chiamato forse dieci volte, e che è sull’orlo della morte. Questa disgraziata ha una peritonite tubercolare all’ultimo stadio. Tutti i suoi parenti sono morti di tubercolosi; la ragazza ha avuto piaghe tubercolose, caverne polmonari e, dopo qualche mese, una peritonite diagnosticata da un medico e da Bromilloux, il notissimo chirurgo di Bordeaux. Ora è in uno stato pietoso; ho dovuto già farle delle iniezioni di caffeina. Temo che mi muoia tra le mani. Se guarisse questa ammalata, sarebbe veramente un miracolo. Io crederei a tutto e mi farei frate!”.

Durante il soggiorno a Lourdes, il dottor Carrel, non perse di vista la giovane donna che nella realtà si chiamava Marie Bailly. Nel racconto, prese il nome di Maria Ferrand. Carrel, su di lei - ormai - aveva espresso la sua “sentenza” da medico: pochi giorni e sarebbe sicuramente morta. Ma, accadde qualcosa di inspiegabile, qualcosa che andava oltre la scienza. Continuiamo, allora, a leggere il racconto:

“Il mio sguardo tornò a Maria Ferrand: mi parve che il suo viso non avesse più lo stesso aspetto, che i riflessi lividi fossero scomparsi, che fosse meno pallida. Intanto tendevo tutte le mie facoltà di attenzione su di lei, non guardando più altro che lei… Il viso di Maria Ferrand continuava a modificarsi, i suoi occhi estasiati erano rivolti verso la Grotta. D’un tratto mi sentii impallidire: vedevo, verso la cintura, la coperta abbassarsi a poco a poco. Dopo qualche minuto, la tumefazione del ventre sembrava completamente scomparsa. Il fatto inatteso era talmente contrario a tutte le mie previsioni, che credevo di sognare”.

Carrel non credeva ai suoi occhi, ma dal giorno di quella inspiegabile guarigione, ritornò a credere in Dio.

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