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Il matematico ateo: "Solo un Dio ci salverà"

Gianluca Veneziani, Libero Bergamo Scienza
Pubblicato il 28-03-2020

Al tempo della confusione globale scatenata dal virus occorre una mente ordinatrice che governi in modo razionale la realtà. Un Logos, come lo chiamavano i greci. Ossia un principio di conoscenza e verità che ci aiuti a comprendere quanto accade e ci permetta di venirne fuori nel migliore modo possibile. Un dio aconfessionale, o più probabilmente «unaRagione universaleincarnata», comela definisceilmatematico, logico e saggista Piergiorgio Odifreddi, tra i relatori del convegno internazionale «Identitas Fede e Scienza» che si terrà il 31 marzo.

Odifreddi, all’inizio la scienza è parsa quasi impreparata di fronte al dilagare dell’epidemia. È un suo limite o la dimostrazione che essa non ha verità stabilite una volta per tutte?

«In realtà la scienza ha implorato sin da subito i governanti e gli industriali, dicendo “Stiamo attenti, stiamo andandoin una direzione sbagliata”. La scienza offre degli strumenti di comprensione, non prende decisioni. E poi essa ci sta permettendo di calmierare gli effetti del virus, contenendo le vittime nell’ordine di qualche migliaio di morti. D’altro canto, una parte della nocività di questo virus dipende dalfatto che colpisce soprattutto gli anziani; e il nostro, lo sappiamo, è un Paese di vecchi. Ma questa longevità non è in sé un problema; essa è piuttosto un merito della scienza che ha consentito di vivere più a lungo. Vorrei ricordare che un secolo fa la media di vita nel mondo era di 40 anni».

Nonostante questi progressi scientifici, in molti Paesi proliferano abitudini che hanno poco a che fare con uno sviluppo maturo della civiltà. Penso alla promiscuità tra uomo e animale tipica della Cina che ha portato al salto di specie dal pipistrello all’essere umano.

«Io credo che urga ristabilire un ordine fisico, naturale, nel rapporto tra uomo e animale. Ciò che capita in Cina indica la rottura di questo equilibrio: in quel Paese c’è un uso degli animali eccessivoe non è un caso chemolteepidemie arrivino da lì. Ma penso che bisognerebbe cominciarea rispettareglianimali un po’ ovunque: dovremmo smetterla di irrompere neiloro habitat, deforestando e ricavando terreni da destinare amangimi e coltivazioni, o sistemando gli animali in allevamenti simili a campi di concentramento».

Un’altra grande imputata è la globalizzazione sviluppatasi inmodo disordinato. Un rimedio potrebbe esserela riscoperta dell’identità, come tutela del proprio e riaffermazione del limite?

«Lo spero vivamente, sarebbe una cosa positiva. La globalizzazione in teoria ha reso inutile il fatto di viaggiare: il mondo è diventato identico dappertutto, a Shanghai puoi trovare le stesse vetrine e gli stessi prodotti di New York. È come viaggiare restando sempre nel medesimo posto. Nondimeno, fino a un mese fa, continuavamo a spostarci freneticamente:eil virus è potuto diventare globale proprio grazie al fatto che noi ci muoviamo troppo. Invece questa quarantena, con l’immobilità che ci è stata imposta, oltre a contrastare la diffusione del virus e a evitare sprechi energetici e consumi superflui, potrebbe tornarci utile per riscoprire siail valore dell’identità nazionale e culturale che di quella individuale: finora è come se avessimo vissuto all’esterno di noi stessi. In questa quaresima ciascuno di noi sta praticando una sorta di esercizi spirituali per ritrovareilfilo dellamatassa. Penso sia un’occasione da non sprecare».

A proposito di esercizi spirituali, Lei, pur ateo, dice di credere nell’esistenza di un Logos, un principio ordinatore della realtà. Dovremmo fare affidamento su di quello uscire dal caos che viviamo? E, intendendo il dio in tal senso, potremmo dire che «ormai solo un dio ci può salvare»?

«Sì, perché questo è l’atteggiamento che ha la scienza rispetto alla realtà. Se uno scienziato non pensasse che l’universo è ragionevole e caratterizzato da un ordine, non potrebbe fare lo scienziato. Egli cerca indizi di quella Ragione nell’universo ed è convinto che il Logos, come dice Giovanni nelVangelo, si possaincarnare, dando vita in senso lato alla Ragione universale e, in piccolo, alla ragione umana. Anche Einstein affermava che, in un mondo così poco attento alla spiritualità,gli uniciessere spirituali sono gli scienziati. Venendo al virus, proprio in nomedi questafedenel Logos,pensoche sarebbe saggio dare parola agli scienziati e lasciare loro la guida».

Einstein sosteneva anche che «senza la scienza la religione è cieca, senza la religione la scienza è zoppa». Crede sia ancora vero?

«Tra i protoscienziati, penso a Galilei o Newton, il legame tra scienza e fede eramolto evidente. Oggi questo rapporto si è dissolto. Lo confermano alcuni dati: sia la Royal Society in Gran Bretagna che la National Academy of Sciences negli Usa hanno fatto un’indagine su quanti scienziati fossero credenti. È venuto fuori che per il 93 per cento sono atei e agnostici. Però un articolo di Avvenire ha dimostrato che c’è una differenza tra le varie discipline: i più credenti sonoimatematici, con benil 15%, mentre i meno credenti sono i biologi, appena il 4%. A mio avviso c’è un motivo:il dio deimatematici èil grande geometra dell’universo, un dio astratto; i biologi trovano invece difficile conciliare la loro teoria dell’evoluzione con l’idea di un dio creatore».

Parlando sempre di numeri, dobbiamo fidarci di quei modelli matematici che prevedono l’evoluzione dei contagi?

«I modelli si basano su dati e sviluppano ipotesi a partire da quello che è successofinora. E cidicono cosa sarebbe successo se nonfosserointervenutifattori che hanno cambiato lo scenario, come le misure adottate dal governo. Dopo queste è difficile fare previsioni esatte. Ma, anche mettendo in conto un calo progressivo di contagi, non si può assicurare che la curva non salirà più. Non appena torneremo a produrre e a uscire di casa, è verosimile che la curva torni a salire. Finché non troveremo un vaccino o non svilupperemo anticorpi, dobbiamo aspettarci una curva che sale e scende, picchi alti e bassi, un modello termosifone insomma. Come quello che impostiamo nelle nostre case perfar crescere o diminuirela temperatura.

Gianluca Veneziani, Libero


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