religione

Il jazz di Dio, le note del Vangelo suonate dal neovescovo di Imola, Giovanni Mosciatti

Antonio Tarallo Freepik
Pubblicato il 21-07-2019

E mentre le ultime note del Umbria Jazz 2019 (in cartellone 300 eventi, distribuiti lungo 10 giorni, in 12 diverse location, 95 band e 500 musicisti) invadono la terra di San Francesco, c’è qualcuno che il jazz lo suona per lodare il Signore. E’ il nuovo vescovo di Imola, Monsignor Giovanni Mosciatti. In fondo, del legame tra jazz e Dio, ne parlava – proprio ultimamente in una intervista a “La Repubblica” – il famoso jazzista novantenne Sonny Rollins:  “Cerco la perfezione ma non solo quella tecnica, ricerco il mio background così il jazz diventa un messaggio spirituale; quando suono o scrivo non mi domando da dove viene la musica, mi concentro sull'aspetto spirituale, sulla ricerca di Dio. Non dimentichiamo che alle nostre radici c'è lo spiritual; il jazz, più di ogni altra musica, deve nascere dalla ricchezza dell'anima”.

E’ proprio vero quello che Sant’Agostino scriveva: “Chi canta, loda il Signore due volte”. E’ il caso del nuovo Vescovo di Imola, Monsignor Giovanni Mosciatti. Sabato scorso, il Parco del Castello sforzesco di Imola, è stato palcoscenico del tutto straordinario, di un concerto inusuale. E’ proprio così. Le note de “Il Blues del giovane ricco” – eseguito dallo stesso Mosciatti, con la sua band parrocchiale “Turno di guardia” – ha deliziato e infuocato il pubblico. Un pubblico, soprattutto composto da giovani, accorsi per l’investitura del nuovo vescovo. Una ragazza ha commentato sui social La canzone, come lo stesso Mosciatti spiega prima dell’esecuzione, è la storia di un giovane che “finalmente dice sì a Cristo”. “Don Gio’”, come lo chiamano ancora i suoi giovani fans, e il gruppo musicale “Turno di guardia”, suonarono e cantarono “Il Blues del giovane ricco” anche nel 2016, addirittura davanti a papa Francesco, per l’Anno Santo straordinario della Misericordia.

Ad investire il sacerdote jazz, è stato l’Arcivescovo di Bologna, Monsignor Matteo Zuppi, che dopo aver ringraziato l’uscente vescovo Ghirelli “per l’amabilità e la generosità con cui ha servito questa bellissima Chiesa di Imola”, prendendo spunto dalla passione musicale di Mosciatti, ha voluto ricordare a don Giovanni, che “è il Vangelo la vera tromba da suonare con passione e con tutto il fiato”. E lo ha esortato a suonare  “la tromba del Vangelo per buttare giù le mura di paura, di divisione, di pessimismo, di pregiudizio, di ignoranza”.

Mosciatti è stato parroco di San Facondino in Sassoferrato (Ancona), della Diocesi di Fabriano-Matelica. Sessantuno anni, e trent’uno anni nelle vesti di insegnante di religione nelle scuole del fabrianese, ha sempre avuto una grande attenzione per i giovani. Negli anni scorsi, con la sua band, ha tenuto dei concerti in occasione di feste parrocchiali. In una nota dell’Ansa si legge una dichiarazione di “don Giò”: “Nello stemma che ho scelto - racconta - ho voluto che fosse inserita una tromba. Nelle Sacre Scritture rappresenta l'annuncio della Parola e della volontà di Dio. E anche la mia passione per la musica”.

E dopo la sua investitura, il nuovo Vescovo non ha certo perso tempo per iniziare la sua nuova missione pastorale, e lo ha fatto a suo modo, diciamo così. Infatti pochi giorni dopo la celebrazione a Imola, ha deciso di partecipare, a sorpresa – invitato dai gruppi di Gioventù studentesca del Lazio e dell'Umbria – a un campo scuola a Marilleva (Trento).  Davanti a un folto pubblico di centinaia di persone (molti dei partecipanti erano del campo famiglie di Cl di Cesena), ha dato un notevole saggio delle sue qualità canore e musicali. E anche in questa occasione, Mosciatti si è esibito in una sorta di “fuori programma”, come è usuale per ogni concertista, in fondo.  Infatti, si è intrattenuto a suonare la chitarra, fino a mezzanotte nella hall dell'albergo. Ha intonato canzoni di ieri e di oggi, avendo però nel cuore un messaggio che non conosce Tempo. Quello del Vangelo, che rimane un “evergreen”.


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