cultura

Quando Goldrake entrò in Parlamento

Milena Gentili
Pubblicato il 30-11--0001



Il 4 aprile 1978 alle ore 18.45 su Rete 2 Maria Giovanna Elmi annunciava la prima puntata di un anime, un cartone animato giapponese, che avrebbe scatenato un fenomeno inimmaginabile, un evento storico per la televisione e la cultura italiana, stiamo parlando di Atlas Ufo Robot, più noto come Goldrake.
Chi era ragazzino o adolescente negli anni ‘70 non dimentica certo l'onda mediatica e sociologica che il cartone di Go Nagai portò con sé. Ancora oggi a distanza di trent'anni gli italiani non scordano questo successo senza precedenti: chi non sa che Ufo Robot “mangia libri di cibernetica, insalate di matematica e a giocar su Marte va”? Il 45 giri che riportava le sigle della seconda serie vinse il disco d'oro superando il milione di copie vendute, lasciando, si dice, non contenti Baglioni e Guccini. In Francia Antenne 2 trasmettendo una puntata raggiunse il fantascientifi co share del 100%; generò grande trionfo e popolarità anche in Egitto e Arabia Saudita.
Una vera e propria mania che contagiò tutti i ragazzi, nessuno escluso, e che scatenò una produzione di merchandising al di fuori di ogni aspettativa. L'immagine del Robot fu utilizzata a iosa: fumetti, libri, zaini, fi gurine, dischi, maschere di carnevale, modellini. Il Paese impazzì e ben presto divenne il maggiore acquirente occidentale dei cartoni made in Japan. In linea generale la storia di Goldrake è quella di molti altri robot giapponesi.
La terra è minacciata dai malvagi, uno su tutti Re Vega, e un eroe, dall'animo nobile e gentile, Duke Fleed, in italiano Actarus, armato di un robot innovativo ed invincibile cerca di fermarli. Buoni contro cattivi dunque. Ma se ragazzi e bambini risultavano giorno dopo giorno sempre più entusiasti, gli adulti, i genitori, iniziarono a mostrare diverse e ripetute perplessità. Quando il fenomeno mediatico diventò fenomeno generazionale e il gradimento toccò indici altissimi, soprattutto presso un pubblico di bambini, iniziarono le polemiche: “male assoluto”, al “servizio della distruzione”.
L'esplosivo Goldrake richiamò l'attenzione di alcuni parlamentari, tra i quali spicca la battaglia dell'On. Silverio Corvisieri, classe 1938, redattore de l'Unità, deputato e membro della Commissione di Vigilanza Rai, che intervenne con un articolo dal titolo “Un ministero per Goldrake” pubblicato su La Repubblica del 7 gennaio 1979.
Il testo accusava la tv italiana, e Ufo Robot era il capro espiatorio, il prototipo di una televisione, secondo l'onorevole, che stava degenerando. Corvisieri presentò persino un'interpellanza parlamentare per proporre la sua eliminazione dal palinsesto in quanto programma che celebra “l'orgia della violenza annientatrice, la religione delle macchine elettroniche, il rifi uto viscerale del diverso”.
In realtà Go Nakai, il creatore di Goldrake, considerato uno dei più importanti mangaka di sempre, descrive il suo capolavoro come una sorta di educazione sociale per i più piccoli. In un'intervista dichiara “la società degli adulti è spesso ingiusta, violenta, discriminatoria, immorale; i nostri bambini una volta diventati adulti si troveranno ad affrontare un mondo che non è certo tutto rose e fi ori; e un bambino che non conosce gli effetti della violenza, il dolore che può causare l'umiliazione del prossimo, la catena d'odio che può generare la sopraffazione, rischia di ricorrere a questi orribili espedienti senza rendersi conto di quanto essi siano atroci.
Nei miei cartoni la violenza è usata per mostrare il dolore di chi la subisce; quando Actarus soffre a causa della brutalità degli invasori, i bambini soffrono con lui, e imparano così che la prepotenza causa solo disperazione. Non è un caso che nei miei cartoni la violenza venga sempre dagli adulti e che i giovani oppongano a essa la forza degli ideali, la determinazione, l'amicizia e lo spirito di gruppo”. A parere dello stesso autore era il semplice fatto che si trattasse di una novità ad attirare discussioni, ma le accuse che ricevette l'anime in realtà andavano ben oltre le insicurezze per qualcosa che non si era mai visto prima. La deputata comunista Nilde Iotti classifi cò l'intero mondo dei cartoon giapponesi addirittura come “fascisti”; la sterile polemica si trasformava pian piano in un vero e proprio contrasto sociale con a capo parlamentari, sociologi, gruppi di genitori, psicologi: tutti contro Goldrake e Mazinga Z, eroi buoni visti come diavoli, come l'uso improprio della scienza e della tecnologia, un danno, una rovina. Si arrivò persino a credere che “per colpa dei supereroi giapponesi, i figli degli italiani si sarebbero inevitabilmente drogati”.
Controcorrente nel 1980, arrivò qualche spiraglio di apertura. Diversi intellettuali italiani iniziarono a compiere passi verso il Japan e soprattutto verso il mondo dei fan di Goldrake. Credevano che era opportuno chiedersi semplicemente perché la nuova generazione preferiva le avventure dell'extraterrestre a quelle di Topolino, capire il perché di tanto successo. Evitare le polemiche etniche, politiche e pedagogiche per avvicinarsi alla visione innocente di chi segue un cartoon sperando e credendo nella vittoria del buono, di chi “un cuore umano ha”.
Nonostante questo però i manga vennero sospesi, inizialmente perché censurati, successivamente, nel 1990, perché, con la legge Mammì che vietava la pubblicità nei cartoni animati, i made in Japan risultavano non convenienti. Per qualche anno dunque i fautori delle polemiche poterono star tranquilli, niente più macchine combattenti, solo felici, numerosissime e divertenti famiglie americane.

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