cultura

ESPOSTO PRESSO IL MUSEO DEL TESORO DELLA BASILICA DI S. FRANCESCO IN ASSISI IL RESTAURATO CAMICE DETTO “DI SANTA CHIARA”

Redazione online
Pubblicato il 30-11--0001

Rientrato al Sacro Convento dopo un’assenza di 23 anni – era stato infatti portato a Roma presso l’Istituto Superiore Centrale per il Restauro (ISCR) nel settembre 1993 – il 5 agosto scorso è stato finalmente esposto nella Sala Gotica del Museo del Tesoro della Basilica il cosiddetto “Camice di santa Chiara”. L’uso dell’aggettivo “cosiddetto” è qui più che mai necessario per il fatto che questo manufatto non ha una relazione “diretta” con la Santa di Assisi. Il camice vero e proprio, in lino avorio lavorato con diverse tipologie di pieghettatura, risale infatti al sec. XIX, mentre più antica è la bordatura inferiore e dei polsi, ricamata in seta e oro, databile comunque “solo” al sec. XVII (presumibilmente dopo il 1624). Proprio questa bordatura costituisce la parte più interessante di questa veste liturgica. In particolare quella inferiore che – come viene descritto nella relazione di chi nel 2009 ha curato il restauro per conto dell’ISCR – è suddivisa in tre fasce orizzontali: la prima decorata da una serie di anfore ricolme di fiori con una coppia di grandi fragole pendenti; la seconda con figure di santi e beati del primo e del terz’ordine francescano nella parte anteriore del camice, del second’ordine, quello delle clarisse, nella parte posteriore, figure che si alternano a garofani contrapposti; la terza fascia infine, eseguita con merlature stondate, presenta in alternanza serie di tulipani rovesciati e uccelli di vario tipo poggiati su ramoscelli di ulivo. Se importante in questo contesto è la ricca simbologia di elementi come fragola, garofano e tulipano e degli uccelli, è sicuramente la presenza delle figure dei santi e dei beati – identificabili dal titulus ancora leggibile o dai loro attributi iconografici – a caratterizzare il nostro camice. Ma è specialmente la figura di santa Chiara e ancor più di alcune altre “povere dame” a suscitare particolare interesse, specie se si considera che cinque “ritratti” sono dedicati alle familiari della Santa che la seguirono a S. Damiano: la madre, la beata Ortolana, le sorelle, santa Agnese e la beata Beatrice, e le nipoti, le beate Balbina e Amata. «Convinti – scriveva nel 1994 l’allora Direttore del Museo del Tesoro fr. Pasquale Magro in occasione dell’VIII Centenario della nascita di santa Chiara – che il ricamo del camice sia meritevole di una ricerca più attenta e compiuta, auguriamo che uno specialista del settore possa nel prossimo futuro realizzarla». Un augurio e un invito che rilanciamo oggi che questo manufatto – che Emma Zocca nel suo Catalogo delle cose d’arte e d’antichità d’Italia. Assisi del 1936 dichiarava «interessante per l’iconografia francescana» – è uscito da un lungo oblio.

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