cronaca

Non possiamo più tacere. L'esercito del Bene invade l'Italia

Redazione Repubblica
Pubblicato il 07-02-2019

Questa l'Italia che vorremmo sempre vedere, quella che dice no alle politiche razziste e discriminatorie

Chiamano a raccolta i fedeli e firmano petizioni contro il decreto sicurezza, accolgono i migranti nelle sacrestie e raccolgono fondi per pagare un tetto e pasti caldi a chi è stato messo fuori dai centri di accoglienza, pronunciano omelie di fuoco e scrivono testi durissimi nei giornalini parrocchiali. E finiscono, puntualmente, nella “rete” tesa dai fedelissimi di Salvini che non perde tempo a metterli all’indice sui social. «Fanno politica, si candidino». Non c’è solo don Biancalani, il parroco di Vicofaro noto alle cronache per aver ospitato in chiesa decine di immigrati dopo la chiusura del suo centro, a condurre sul territorio la battaglia della Chiesa contro il razzismo dilagante e gli effetti della legge sicurezza firmata dal ministro dell’Interno. C’è un piccolo esercito di preti e suore di frontiera che, giorno dopo giorno, si schiera e scende in campo con iniziative che riescono a raccogliere straordinari consensi. Come è successo martedì sera a Verona dove almeno un migliaio di persone sono rimaste fuori dalla Chiesa di San Nicolò, traboccante di gente arrivata anche dalla provincia, per ascoltare il sindaco (sospeso) di Riace, Domenico Lucano, e padre Alex Zanotelli.


Padre Tresoldi: Invito Lucano a parlare a Verona. Folla sul sagrato 

Padre Efrem Tresoldi ha fatto partire l’invito, don Roberto Vinco e don Gabriele Giacomelli hanno aderito subito aprendo le porte della loro parrocchia, quella di San Nicolò all’Arena a Verona non immaginando forse neanche che non sarebbe bastato neanche il sagrato della Chiesa a contenere la folla straripante, circa 2.000 persone, arrivata anche da altre città vicine per ascoltare Domenico Lucano, il sindaco di Riace simbolo dell’accoglienza, e il padre comboniano Alex Zanotelli che lo ha sempre affiancato nella sua battaglia. «È questa la Verona che vorremmo sempre vedere, quella che dice no alle politiche razziste e discriminatorie che sta portando avanti questo governo», dice padre Tresoldi, missionario e direttore di Nigrizia, la rivista dei padri comboniani. «È ormai chiaramente emersa la necessità di dire qualcosa di forte e di dare sostegno a chi, come Lucano estromesso brutalmente, si spende ogni giorno per i più deboli. E per noi è estremamente confortante che migliaia di persone siano state con noi ad applaudirlo»


Suor Stefania: Aiuto questa gente. Dobbiamo battere odio e paura 


«Bisogna uscire allo scoperto, schierarsi perché qui il progetto è chiaro: si vuole disumanizzare la gente perché si governa meglio quando il popolo non pensa più e non “sente”». Dall’alto dei suoi 86 anni suor Stefania Baldini ha deciso di affiancare al suo impegno contro l’omotransfobia quello per i diritti dei migranti. Suora domenicana della Casa del Santissimo Rosario di Firenze, è tra i religiosi che hanno sottoscritto l’atto di denuncia pubblica contro le politiche sull’immigrazione di Matteo Salvini nato dall’iniziativa di un altro sacerdote di frontiera, don Aldo Antonelli, il “prete rosso” d’Abruzzo. Impegnata nella comunità delle Piagge di don Alessandro Santoro, che in questi mesi sta lavorando in soccorso dei tanti migranti che si sono ritrovati in strada, suor Stefania ha le idee chiarissime: «Non si può far politica sulle spalle di chi muore in mare. Io sono grande ma fino a quando avrò forza mi metterò in gioco per fare qualcosa di concreto ogni giorno per queste persone. Ma soprattutto per lavorare contro queste politiche che diffondono odio e paure. L’invasione barbarica non è di queste persone che arrivano dal mare ma di chi gioca con la nostra cultura e democrazia».


Don Bedin: Ora basta stragi. E il ministro lo attacca sui social 


Non ha usato giri di parole don Marco Bedin, parroco di Ospedaletto a Vicenza, per dire alla sua gente ciò che pensa di quello che sta avvenendo nel mar Mediterraneo. «Stragi di Stato», è il titolo di un articolo che ha scritto sul giornale della parrocchia uscito domenica scorsa in occasione della giornata per la vita. «Come uomo, cristiano e prete, voglio onorare la vita sepolta, un grido silenzioso, nel fondale del nostro Mediterraneo, vittima di una politica che come cristiani non possiamo non sentire sempre più distanti dai valori del Vangelo». Don Marco è durissimo nel suo giudizio su Matteo Salvini e la sua «spocchia machista, triste riedizione di un ventennio fascista, che non vuol essere processato per la sua coscienza sporca». Parole che non sono passate inosservate agli uomini della comunicazione del ministro dell’Interno. Poche ore e il volto di don Bedin, affiancato al giornaletto della parrocchia, è finito sul twitter di Salvini che ha aggiunto il nome del sacerdote alla lista dei religiosi che «dovrebbero candidarsi alle elezioni anziché impiegare il suo tempo insultandomi sul bollettino della parrocchia".

di Alessandra Ziniti, Repubblica 

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