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Solidarietà internazionale nella Giornata dell'infanzia

Mario Scelzo
Pubblicato il 20-11-2020

Il mondo dei bimbi è fortemente colpito dalla pandemia

La Giornata mondiale dell’Infanzia è stata istituita per la prima volta nel 1954 come Giornata universale del bambino e viene celebrata il 20 novembre di ogni anno per promuovere la solidarietà internazionale, la sensibilizzazione dei bambini in tutto il mondo e il miglioramento del loro benessere. Il 20 novembre  del 1959 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha adottato la Dichiarazione dei Diritti del Bambino e trent’anni più tardi, nel 1989, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha adottato la Convenzione sui diritti del fanciullo.

La giornata di quest’anno arriva nel pieno della seconda ondata della pandemia da Covid-19. In fondo, potremmo pensare, il virus non ha grande rilevanza sulla vita dei più piccoli, in quanto è ormai abbastanza certo che tra i bambini ci sia una scarsa circolazione dello stesso, perlopiù in maniera asintomatica. Ciononostante, il mondo dell’infanzia è nel suo complesso fortemente colpito dagli effetti della pandemia, pensiamo solo ai mesi se non anni di scuola sottratti ai più piccoli, e scuola vuol dire istruzione ma anche gioco, amicizia, spensieratezza, pensiamo al peso del distanziamento sociale in una fascia di età nella quale si è di istinto proiettati verso l’incontro e la conoscenza. Inoltre, la giusta e doverosa attenzione mediatica verso la pandemia ha come conseguenza una scarsa considerazione verso altre “emergenze perenni”, si pensi alle questioni ambientali, alle guerre, alla fame nel mondo, e per restare in tema di minori alla tragica morte del piccolo Joseph, morto a neppure 6 mesi durante un naufragio nel Mar Mediterraneo.

Ritengo quindi molto importante sottolineare tre iniziative portate avanti dall’Unicef, l’organo sussidiario delle Nazioni Unite dedicato all’infanzia, per tenere alta l’attenzione sulla situazione dei minori del mondo. Parleremo quindi di lavoro minorile, di povertà nella prima infanzia e del rischio che la pandemia sottragga spazio e sogni al futuro dei più piccoli.

Secondo un nuovo studio dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO) e dell'UNICEF, milioni di bambini rischiano di essere spinti verso il lavoro minorile a causa della crisi economica innescata dalla pandemia di COVID-19, che potrebbe portare al primo incremento del fenomeno dopo 20 anni di progressi. “Mentre la pandemia crea grande scompiglio nei redditi familiari, molti adulti rimasti senza sostegno, potrebbero ricorrere al lavoro dei figli per sopravvivere” spiega il direttore generale dell'ILO Guy Ryder.

 

 

“In tempi di crisi, il lavoro minorile diventa un meccanismo di difesa per molte famiglie” conferma il Direttore esecutivo dell'UNICEF Henrietta Fore. Lo studio poi sottolinea come i gruppi vulnerabili della popolazione - come quelli che lavorano nell'economia informale o i lavoratori migranti - soffriranno maggiormente degli effetti della crisi economica: dall'espansione del lavoro in nero e della disoccupazione al calo generalizzato del tenore di vita, dagli shock nei sistemi sanitari all'insufficienza delle misure di protezione sociale. Secondo lo studio, potrebbero acuirsi anche le disuguaglianze di genere, essendo le bambine e le ragazze particolarmente vulnerabili allo sfruttamento in agricoltura e nei lavori domestici. ILO e UNICEF stanno sviluppando un modello di simulazione per esaminare l'impatto del COVID-19 sul lavoro minorile a livello globale. 

Concentriamo la nostra attenzione sull’Europa. Attraverso una Risoluzione del 24 novembre 2015 del Parlamento Europeo è nato il programma "Child Guarantee", nato per garantire l'accesso a un'assistenza sanitaria e all'istruzione gratuite e di qualità, a un alloggio dignitoso e a un'alimentazione adeguata, in linea con i principi e le norme della Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. Guardando nello specifico del nostro paese, povertà ed esclusione non sono una rarità in Italia: su circa 10 milioni di bambini e adolescenti sotto i 18 anni, oltre 1,1 milioni (pari a circa l'11,4% del totale) vivono in condizioni di povertà assoluta, con allarmanti disparità a livello regionale. Inoltre, il 25,7% dei giovani tra i 18 e i 24 anni è fuori da qualsiasi percorso di studio, lavoro o formazione professionale (una condizione nota come "NEET", acronimo che sta per Not in Education, Employment or Training). La fase pilota del programma "Child Guarantee" in Italia durerà 24 mesi a partire da agosto 2020, e avrà un respiro nazionale.  La sperimentazione di modelli operativi innovativi avverrà in Sicilia, Calabria, Lazio, Lombardia e Veneto, mentre altre regioni verranno coinvolte eventualmente in un secondo momento. 

La terza ed ultima iniziativa che sottolineo è strettamente collegata con l’attualità che stiamo vivendo. “Abbiamo deciso di partire dalle mascherine”, che non devono diventare muri di separazione tra persone. O gabbie che rinchiudono sogni e legittime aspirazioni”, spiega Andrea Iacomini, portavoce della seziona italiana dell'Unicef: “Ci proteggono dal coronavirus e proteggono chi ci sta intorno, vanno usate sempre quando siamo fuori dalla nostra abitazione. Ma le mascherine sono anche il segno di una quotidianità che non deve diventare soffocante. Per i giovanissimi, che soffrono più di chiunque altro le tante limitazioni imposte dalla crisi sanitaria, è oggi più importante che mai pensare a un futuro oltre il Covid-19». Per questo la sezione italiana dell'Unicef, in occasione del prossimo 20 novembre, propone a bambini e ragazzi di compiere un gesto simbolico utilizzando i social media. “Stiamo chiedendo di scrivere sulla propria mascherina un messaggio - una parola, una frase, un simbolo, non c'è limite alla creatività - che parli del domani, dell'avvenire atteso o sperato al di là di questa sorta di "era glaciale" della nostra vita collettiva”, conclude Iacomini. Per partecipare all'iniziativa "Il futuro che vorrei me lo leggi in faccia" si può scegliere un'immagine (fotografia o selfie) oppure un breve video-selfie, da pubblicare sui social preferiti dai ragazzi. Chi sceglie di taggare l'Unicef (@UNICEF-Italia su Facebook, @unicefitalia su Instagram, @UNICEF_Italia su Twitter) non soltanto farà in modo che l'Unicef venga a conoscenza del gesto, ma consentirà all'organismo dell'Onu di poter rilanciare il messaggio sui suoi canali nazionali nel caso venga giudicato particolarmente bello oppure originale. Qui si possono vedere ricapitolate le istruzioni per l'uso.    Gli hastag icedati per l'iniziativa sono: #FutureWeWant, #MeLoLeggiInFaccia e #GiornataMondialeInfanzia

 

I desideri dei bambini danno ordini al futuro, ha scritto Erri De Luca. Salviamo il futuro dei più piccoli e costruiamo un mondo migliore per loro e con loro.

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