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Rosalba Cusato: "L’emporio solidale di Crotone per dare risposte e sollievo"

Domenico Marcella
Pubblicato il 23-09-2019

L’Emporio solidale “I cinque pani” di Crotone è il risultato di una serie di esperienze a scopo solidale, ideate e gestite dalla cooperativa sociale “Kroton Community”, tra le quali “On the road”, un progetto di unità di strada con funzione di distribuire ogni giorno pasti a quanti vivono per strada. "All’inizio erano per di più migranti" – dice Rosalba Cusato, responsabile dell’emporio – "Ma da un paio di anni ci siamo accorti che molti cittadini di Crotone si avvicinavano per chiedere qualcosa da mangiare. Ci siamo così interrogati sul da farsi".

Nasce così l’Emporio solidale “I cinque pani”.

"Sì, grazie a una rete di associazioni e cooperative che hanno firmato un protocollo intesa nel 2012. Oggi è un punto di riferimento importante per le famiglie in difficoltà che vivono sul territorio".

La formula è quella di un supermercato a punti.

"Esatto. Le perone possono venire a fare la spesa usando una tessera nominativa, con tanto di codice a barre. Hanno dei punti da poter spendere mensilmente in beni alimentari, di prima necessità e di lunga conservazione; compresi i prodotti per l’infanzia, per l’igiene personale, e il materiale didattico per i bambini".

Rosalba, cosa c’è dietro il bisogno primario?

"C’è tanto, e noi cerchiamo in punta di piedi di aiutare diversamente le famiglie ché hanno minori a carico, gli anziani che vivono da soli, e i portatori di disabilità".

Qual è la molla che ti ha spinto a dedicare del tempo a questa nobilissima causa?

"Il voler fare qualcosa di utile per il mio territorio. Abbiamo deciso con un gruppo di amici di restare a Crotone, di non andare via, di rimboccarci le maniche. Si sa che operare in una cooperativa sociale comporta alcune scelte, tra cui quella di plasmare la propria vita in funzione della causa. Ma non è un peso. Noi condividiamo con le famiglie dell’emporio anche la vigilia di Natale, coinvolgendo anche le nostre famiglie".

Quanto ti ha aperto gli occhi questa esperienza?

"Tantissimo, è innegabile. Noi della cooperativa veniamo tutti da esperienze parrocchiali. Avevamo già contatti con i bambini residenti nei quartieri disagiati di Crotone. Ma passare dal ruolo di semplice animatrice a quello professionista del sociale ti permette di vedere meglio la realtà e – facendo leva sull’esperienza – a cercare di dare risposte e sollievo".

Un progetto solido come il vostro contribuirà sicuramente alla valorizzazione del territorio.

"Sì, ma potremmo fare molto di più se soltanto le istituzioni locali si accorgessero della reale valenza delle nostre iniziative. Purtroppo il cambio ai vertici e le correnti politiche, nel corso degli anni, hanno penalizzato un po’ il nostro progetto. Con il loro pieno sostegno si potrebbero aiutare le famiglie anche su altri fronti. La nostra ambizione è quella di evolverci per riuscire a offrire anche inserimento lavorativo e corsi di formazione che permettano ai componenti del nucleo familiare di camminare con le proprie gambe, ridimensionando anche le cosiddette “povertà educative”, generate dalla disinformazione".

L’incursione a gamba tese delle politiche sovraniste non aiutano.

"No, assolutamente; ecco perché occorre far luce sulla realtà e fornire un quadro della situazione diversa da quella che vogliono farci credere per cinica propaganda elettorale. Bisogna toccare con mano per capire, e non girarsi dall’altra parte. E, se è il caso, spogliarsi anche del proprio giubbotto per offrirlo a chi è in strada al freddo".

A fronte della tua esperienza, perché intraprendere un percorso così?

Per lasciare un posto migliore ai propri figli. Siamo tutti in dovere di poter agire affinché non vivano le nostre stesse problematiche sociali, generatrici di indifferenza, odio, e intolleranza. La strada è tortuosa, si sa, ma non impossibile da percorrere".

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