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Giornata mondiale dei poveri. Caritas: Mezzogiorno e giovani i più colpiti

Redazione
Pubblicato il 17-11-2019

Secondo il report i più svantaggiati sono gli italiani del Sud, i giovani e gli stranieri

Nell’ambito del Festival dell’economia civile, e in occasione della Giornata Mondiale dei Poveri, Caritas Italiana ha presentato i risultati emersi dal report su povertà ed esclusione sociale. Una vera e propria bussola che consente di orientarsi nel fenomeno intricato e complesso della povertà. L’edizione di quest’anno, oltre ai dati degli oltre 3.300 Centri di Ascolto Caritas, è arricchita da un focus sulla relazione tra ambiente, degrado, povertà e giustizia sociale.

Povertà in numeri
I dati Istat parlano chiaro, “ci dicono che oggi in Italia 1 milione e 800mila famiglie vivono in uno stato di povertà assoluta”, spiega Federica De Lauso dell’ufficio studi che ha curato il rapporto. Un dato allarmante che mette in luce un aumento del 181% nel numero dei poveri. Ma quali sono le categorie maggiormente svantaggiate? “Sicuramente tra queste - commenta De Lauso - gli abitanti del Mezzogiorno”. Seguiti dalle famiglie di stranieri, dai nuclei numerosi con figli minori, quelli con disoccupati o il cui capofamiglia non possiede alcun titolo di studio.

Nuovi fenomeni all’orizzonte
Accanto ai working poor come nuova categoria di poveri, vi sono i giovani. “Negli ultimi cinque anni - evidenzia De Lauso – la povertà si è contraddistinta per la tendenza ad aumentare con il diminuire dell’età, decretando i minori e gli under 34 come i più svantaggiati”. Il dato della povertà minorile e giovanile è un vero e proprio campanello d’allarme, in quanto condizioni di partenza svantaggiate “influenzeranno inevitabilmente” il futuro delle nuove generazioni in termini di reddito, ricchezza ed istruzione. Questo risulta ancora più preoccupante, considerando che il Bel Paese è caratterizzato da livelli bassissimi di mobilità sociale. “Un evidente segnale di disuguaglianza e di ingiustizia sociale”, commenta la portavoce.

Chi bussa alle porte di Caritas Italiana?
“Caritas – prosegue De Lauso - ha incontrato 195mila persone, circa il 10% delle famiglie in povertà assoluta stimate dall’Istat”. Al Nord e al Centro, per oltre il 60% sono di cittadinanza straniera, mentre al Sud circa i 2/3 sono italiani. “Oggi a chiedere aiuto sono sia uomini che donne, a differenza del passato quando erano maggiormente le donne a farsi portavoce delle fragilità vissute dal nucleo famigliare”, precisa De Lauso. “I dati dei Centri di Ascolto oltre a dimostrare una forte connessione tra povertà e istruzione, denotano anche una correlazione tra i livelli di scolarità e la cronicità della povertà”, sottolinea. In altre parole, coloro che hanno un titolo di studio basso o medio-basso corrono maggiormente il rischio di vivere una situazione di povertà più a lungo e in modo più persistente.

Fragilità e risposte
Prevale la fragilità economica che coincide spesso con l’assenza di un reddito o con un reddito insufficiente. Seguono poi i problemi occupazionali e quelli abitativi, a cui si aggiungono le fragilità famigliari e la vulnerabilità dovuta allo stato di salute. “Spesso la presenza contemporanea di più fragilità di diversa natura complica i percorsi di accompagnamento e di presa in carico”, sottolinea De Lauso. Caritas è in prima linea nel rispondere a queste fragilità, offrendo beni e servizi materiali, sussidi economici, interventi di tipo sanitario insieme ad attività di ascolto e di accompagnamento.

[ Se noi ci accostiamo alla natura e all’ambiente senza questa apertura allo stupore e alla meraviglia, se non parliamo più il linguaggio della fraternità e della bellezza nella nostra relazione con il mondo, i nostri atteggiamenti saranno quelli del dominatore, del consumatore o del mero sfruttatore delle risorse naturali, incapace di porre un limite ai suoi interessi immediati. (Papa Francesco, Enciclica Laudato si') ]

Verso un’ecologia integrale
Lo Studio rivela anche alcune anticipazioni dell’indagine congiunta di Caritas e Legambiente sul rapporto tra disagio sociale e degrado ambientale. La ricerca, che si concluderà nel 2020, si inserisce infatti nell’orizzonte dell’ecologia integrale in cui i diritti della natura sono in perfetta armonia con i diritti dell’uomo. Un focus, questo, sul connubio profondo tra ecologia e sviluppo umano integrale, una delle colonne portanti del pontificato di Francesco.

di Chiara Colotti - Vatican News

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