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Borrometi: Spero non ci sia più bisogno di eroi come loro

Francesco Bastianini web
Pubblicato il 22-05-2020

Intervista a Paolo Borrometi, da anni sotto scorta per le sue inchienste contro la mafia

Oggi, sabato 23 maggio 2020, ricorre il 28° anniversario della Strage di Capaci. La Comunità Francescana vuole ricordare il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli agenti della scorta uccisi nell'attentato mafioso di quel 23 maggio 1992. Ne parliamo con Paolo Borrometi, giornalista anti-mafia, sotto scorta dall'agosto del 2014 a causa delle continue minacce e delle aggressioni subite dopo la diffusione dell'inchiesta che portò allo scioglimento del comune di Scicli (Ragusa) per infiltrazioni mafiose.

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Perché è così importante ricordare le stragi di mafia che hanno segnato la storia del nostro Paese?
È importante per più ragioni. Innanzitutto perché il 23 maggio del 1992 veniva ucciso Giovanni Falcone un grande giudice, uno dei più grandi di questo nostro Paese. Ed insieme a lui morirono, Francesca Mozzillo, cioè la moglie del dottor Falcone, Rocco Di Cillo, Vito Schifani e Antonio Montinaro, la sua scorta. E' importante perché da quel 23 maggio 1992 vi è una nuova consapevolezza nel nostro Paese, prima la mafia veniva considerato un fatto quasi accettabile [continua nell'audio intervista] 


Pignatone in una recente intervista rilasciata a La Repubblica ha affermato che il rischio attuale è che la criminalità organizzata approffiti della crisi innescata da questa pandemia per espandersi. Abbiamo gli anticorpi per contrastare queste infiltrazioni?

Io ho sempre paura quando si parla di anticorpi. Io penso che in un momento di grande crisi, soprattutto di liquidità, come quello che sta vivendo il nostro Paese, ma anche tutto il mondo, a seguito della crisi pandemica vi è il rischio che le mafie purtroppo esercitino un ruolo importante: quello di sopperire alla mancanza di liquidità. Questo sarebbe gravissimo [continua nell'audio intervista] 

La vedova Montinaro ha affermato che ricondurre la vicenda della stragi tutto e solo alla mafia è riduttivo, ha detto che c'è "qualcosa di più". Secondo lei si arriverà un giorno a fare piena chiarezza sulle stragi di mafia e sul ruolo, se vi è stato, di alcuni apparati statali?

Io sono pienamente d'accordo con Tina Montinaro, ma sono d'accordo anche con i familiari delle vittime, voglio ricordare che oltre il 60% di essi non ha avuto giustizia. Per arrivare alla verità sulle stragi non abbiamo bisogno solo dei pentiti di mafia, ma ci vorrebbe anche un "pentito di stato" [continua nell'audio intervista] 

Il ministro Bonafede è stato attaccato per la questione della scarcerazione dei reclusi al 41 Bis, è stato un atto di umanità o una sottovalutazione della loro pericolosità?

Quando si parla delle scarcerazioni bisogna affrontare bene il tema. Tutto nasce da due fattori. Il primo: le rivolte che in contemporanea vengono messe in scena nei primi giorni di marzo. Non è possibile che da nord a sud vi sia una contemporaneità di proteste nelle carceri. Allora quella protesta era organizzata e non è possibile che vi fosse un'organizzazione visto che i carcerati dovrebbero essere tutti senza cellulari e impossibilitati a comunicare con l'esterno. L'altro punto grave della vicenda è [continua nell'audio intervista] 

Al giorno d'oggi chi potrebbero essere i Falcone e Borsellino?

Io spero che non vi siano i Falcone e i Borsellino. Spero che questo Paese non abbia bisogno di eroi come invece noi, chiaramente e giustamente, identifichiamo le storie, le vite e, purtroppo, le morti di Falcone e Borsellino. Ci sono tante e tanti magistrati per bene in questo Paese che fanno semplicemente il loro dovere e mettono la propria vita a rischio, per servire la causa dello stato nella lotta alle mafie [continua nell'audio intervista] 

Lei è uno dei giornalisti sotto scorta per le minacce ricevute dalla criminalità organizzata. E' realistica la possibilità di tornare a vivere una vita "normale"? Cosa sogna per il suo futuro?

Io spero sempre che la mia libertà e quella di tante e tanti colleghi che sono costretti a vivere sotto scorta, e lo voglio ricordare nessuno di noi ha chiesto una vita sotto scorta, possa coincidere con una maggiore consapevolezza di tutto il mondo giornalistico, ma anche e sopratutto dei cittadini. Finché saremo da soli saremo facili obiettivi e quindi ci sarà bisogno [continua nell'audio intervista] 

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