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San Francesco nella storia della filatelia italiana

Antonio Tarallo
Pubblicato il 01-03-2019

Il volto del santo serafico, con quegli occhi penetranti. Lo sguardo rivolto verso noi, che ci spoglia di tutto, ci rende poveri come lui, ma liberi.  Oppure, le mani congiunte, quel particolare delle mani, così preziose, così realisticamente spirituali, tratteggiate finemente, o con veloci pennellate. O anche, Francesco che – sotto la croce di Cristo – è orante e penitente.  Oppure, ecco il suo corpo giacere, “in attesa” di incontrare il Cielo, con i frati fratelli, a lui vicino. In una sola parola, il Transito. Sono molte le immagini legate al santo d’Assisi che gli artisti ci hanno lascito. E queste stesse immagini sono state molte volte impresse non solo nei libri di arte, di religiosità, ma stampate su qualcosa che, forse, prima dell’era di internet (ora è assai più veloce una e-mail), si “maneggiava” con ancora più familiarità: i francobolli. Questi, nella Storia universale – fin dalla loro nascita, dal famoso britannico “Penny Black”, primo francobollo della Storia – sono stati un importante veicolo per trasmettere “ai posteri” tradizioni, storie, volti di una nazione. I piccoli pezzetti di carta, dentellati, con il retro gommato (per poter meglio esser incollati su una lettera, ad esempio), hanno viaggiato – e continuano a farlo tutt’oggi, resistendo alla “posta elettronica” – per città, piccoli centri abitati, paesi, viuzze, fino ad arrivare poi nelle mani del “destinatario”, questa la corretta dicitura postale e, nominarla, mi sembra più che naturale visto l’argomento filatelico.

Siamo alla vigilia dell’importante presentazione – il prossimo primo marzo – del francobollo celebrativo dello storico incontro tra San Francesco e il Sultano Malik-al-Kamil, avvenuto 800 anni fa a Damietta.   Le immagini prima descritte che hanno visto Francesco d’Assisi protagonista di emissioni filateliche, hanno radici antiche. Innumerevoli volte il Poverello di Assisi è “comparso sopra” una lettera. Fare una stima mondiale, sarebbe impresa ardua. Come anche quella – semplicemente – delle emissioni del nostro Paese, o dello Stato della Città del Vaticano. Un ottimo “strumento d’indagine”, in merito a questo argomento così affascinante, rimane il testo edito da “Città del sole” (2019), curato da Francesco Fallanca e Romana Zaltron, dal titolo “San Francesco d’Assisi, attraverso i francobolli”, che passa in rassegna – in maniera certosina – le volte in cui l’effige del santo è stata impressa sui francobolli d’Italia, Stato di San Marino, Città del Vaticano e lo SMOM (Sovrano Militare Ordine di Malta).

Centesimi 20, emesso dal Regno d’Italia. Anno 1926. San Francesco, pellegrino in Terra Santa. A destra del francobollo un San Francesco inginocchiato, con le mani tese verso Gerusalemme. A sinistra, in lontananza, la Terra Santa appunto, sormontata da tre croci che emanano raggi di luce che invadono il santo e tutto il francobollo. C’è poesia e spiritualità in questo piccolo “pezzetto di carta”. C’è arte in miniatura, perché – pur per le sue piccole dimensioni – il francobollo è assai curato nei particolari. Rimangono impresse nella memoria soprattutto le mani, quelle mani tese verso la Città Santa che esprimono tutta la vis drammatica della scena.

In occasione dell’ottavo centenario della nascita di San Francesco, la Repubblica Italiana emette, nel 1982, un francobollo dal valore di lire 300, raffigurante San Francesco che riceve le stimmate tratto da un dipinto di Pietro Cavaro (XVI secolo), conservato nella chiesa di San Francesco a Oristano. Una posa plastica delinea il santo di Assisi che, dipinto in color vinaccia-sanguigna, è colto nel ricevere i segni della sua vicinanza a Cristo crocifisso. Il contrasto con lo sfondo che illustra il monte della Verna, è di grande impatto, visto soprattutto il color blu dominante delle linee campestri.

E sempre legato al luogo della Verna, è il foglietto del valore di euro 3,50 che la Repubblica di San Marino emette, nel 2013, in occasione dell’ottavo centenario della donazione del monte, da parte del conte Cattani di Chiusi, a San Francesco. Sullo sfondo, l’antica cartina topografica, dell’epoca. Ai quattro angoli, gli stemmi delle casate dei proprietari delle terre. Poi, l’immancabile Tau, simbolo francescano per eccellenza.  La scena clou è al centro: la donazione del monte della Verna, da parte del Conte Cattani. Il suo castello sullo sfondo, recante la celebre frase del Santo: “Tanto è il bene ch’io aspetto ch’ ogni pena m’è diletto”.

 

“Poi, mentre tutti i frati gli erano attorno, stese la sua destra su di essi e la pose sul capo di ciascuno cominciando dal suo vicario: «Addio – disse – voi tutti figli miei, vivete nel timore del Signore e conservatevi in esso sempre! E poiché 51 si avvicina l’ora della prova e della tribolazione, beati quelli che persevereranno in ciò che hanno intrapreso! Io infatti mi affretto verso Dio e vi affido tutti alla sua grazia». E benedisse nei presenti anche tutti i frati, ovunque si trovassero nel mondo, e quanti sarebbero venuti dopo di loro sino alla fine dei secoli”. E’ il Transito, scritto dalla penna di Tommaso di Celano. Momento altissimo che non poteva non essere raffigurato, anch’esso, in qualche franchigia postale. E, allora, ecco che nel VII Centenario francescano, il Regno d’Italia, emette un francobollo del valore di lire 1,25, rappresentante San Francesco morente, con accanto i suoi amati fratelli. Uno scarno muro di mattoncini è sullo fondo, e le tavole di legno fanno da pavimento alla scena che conserva – nel color azzurro dell’inchiostro di stampa – un aurea divina, eterea. Le figure, quasi giottesche per disposizione e resa scenica, sono otto, compreso San Francesco. Tutte quante hanno un qualcosa di statico e allo stesso tempo di drammatico. Un ossimoro che rende il francobollo un bellissimo “pezzo” da collezione.

E poi ci sono i luoghi di San Francesco: la Porziuncola, la chiesetta di San Damiano, la Basilica e tanto, tanto altro. Una storia lunga, che sarà ancor più lunga dalla data del 1 marzo, con questo nuovo francobollo per celebrare l’incontro tra San Francesco e il Sultano Malik-al-Kamil, avvenuto 800 anni.


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