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"Non esiste par condicio con la mafia: ecco perché non andrò come ospite a Realiti

Redazione Articolo 21
Pubblicato il 12-06-2019

Sono stato invitato - e ringrazio Enrico Lucci - alla puntata di Realiti che si terrà questa sera, ma non andrò.

Non andrò, ma è giusto - a scanso di equivoci - motivare questa mia scelta.

Non andrò perché non può passare l’idea di puntate riparatorie, come accadde qualche anno fa dopo la puntata di “Porta a Porta” con ospite il figlio di Totò Riina (anche lui condannato per mafia).

Non andrò perché non esiste nessuna possibilità alle scuse a Falcone e Borsellino, ai loro familiari ed a tutti coloro che sono stati offesi con quella puntata che di servizio pubblico non aveva proprio nulla. 

Non andrò perché non si può spostare il problema: oltre al 19enne “Scarface”, c’è la questione del nipote del capomafia Turi Cappello, tale Niko Pandetta. Niko Pandetta è un pluripregiudicato, nipote di Cappello.

E mentre la Procura di Catania apre un’inchiesta sulla puntata di Realiti, il programma non può non prendersi la responsabilità di quanto sia accaduto.

Pandetta ha definito lo zio, senza alcun contraddittorio, come vittima di un’ingiustizia da parte dei magistrati (magari cattivi!)

Non è così: Turi Cappello è un sanguinario capomafia, all’ergastolo ed al 41bis (cioè in regime di isolamento) e sentire in Tv dal nipote che “le sue canzoni sono influenzate dagli scritti dello zio” al carcere duro per mafia è inaccettabile.  Piuttosto Pandetta ci spieghi perché canti in napoletano, magari per rafforzare i legami che lo zio Turi Cappello aveva con la camorra?

Non andrò perché le parole del direttore di Rete, Carlo Freccero, non mi hanno convinto e mi hanno dato la sensazione di una puntata “riparatoria”, soprattutto quando ha definito la polemiche “pretestuosa”. Nel merito: sono felice che il film “La Trattativa” finalmente vada in onda, ma questo cosa c’entra con l’accaduto?

Non andrò, infine, perché lo devo ai ragazzi della mia scorta che dovevano saltare in aria con me in quell’attentato organizzato proprio dal clan Cappello. Loro meritano rispetto. 

Ringrazio della presa di posizione il segretario del sindacato dei giornalisti Rai, Di Trapani, e della Fnsi, Giulietti e Lorusso. Così come plaudo alla dura presa di posizione dell’Amministratore Delegato, Fabrizio Salini, nella quale mi riconosco. 

Attenzione, non sono per censurare nessuno, neppure i delinquenti. 

Il problema sta nello spazio che gli offri, nelle domande che gli fai e nel contraddittorio. 

Pandetta è un delinquente che non va ospitato in Tv senza ricordargli le responsabilità sue e dello zio capomafia.

Per tutte queste ragioni non andrò e spero che, piuttosto che una puntata riparatoria, si dedichi un minuto di silenzio in memoria di tutte le vittime della violenza mafiosa con le scuse. Senza aggiungere nient’altro.  

Paolo Borrometi 

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