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Convegno Economia/I francescani a Passera

Redazione online
Pubblicato il 30-11--0001



L'inizio non è dei più incoraggianti. Tra le auto blu dei relatori e i turisti in fila all'alba per gli affreschi di Giotto, si infila un predicatore apocalittico. Scalzo e strizzato in un sacco di iuta. Tuona contro la corruzione dei costumi e vaticina l'imminente fine del mondo. Momenti di imbarazzo, finché accetta di spostarsi di qualche metro e l'insolito forum finanziario può alzare il sipario. A giudicare dai temi in programma Assisi sembra Cernobbio, poi però l'astratto diventa concreto e tornano di casa l'economia sociale di mercato e la dottrina sociale della Chiesa.

Il bene comune al posto del profitto individuale (la ricetta anti-crisi lanciata otto secoli fa da San Francesco) accomuna il ministro dello Sviluppo economico, Corrado Passera, i frati del Sacro Convento e una folta rappresentanza di politici (Rutelli, Bindi, Quagliariello), sindacalisti, leader di associazioni cattoliche ed economisti che si sono dati appuntamento nella cittadella della pace. Ma tradizionalmente ad Assisi i gesti dicono più delle parole e così a conquistare i seguaci del Poverello è stata soprattutto la "giornata particolare" del superministro.

Certo il suo intervento al convegno sulle strategie contro la recessione è stato apprezzato. Sono state condivise dalla platea in saio le positive valutazioni del voto greco, la concertazione per la crescita e la riforma del mercato del lavoro, l'impegno per la crescita e per mantenere i conti pubblici in ordine. Però è valsa più di qualunque dissertazione la condotta "claustrale" di Passera, che a sorpresa ha bussato alle porte del monastero già domenica sera, ha trascorso la notte in una minuscola cella e poi ieri mattina di buon ora si è raccolto in preghiera sulla tomba di Francesco. Prima che arrivassero ospiti e convegnisti, si è immerso in un "question time" fuori programma con ciascuno dei quattro rami dell'ordine.

Dall'Onu dei religiosi (70 frati da 20 nazioni) sono piovute domande, consigli, richieste. All'ex banchiere è stato ricordato che nel '400 furono i francescani a creare il primo monte di pietà con gli strumenti necessari al mercato come la partita doppia. «Poi è stata la rivoluzione industriale a sostituire la logica del profitto individuale a quel bene comune che ora deve tornare l'arma principale contro la crisi», precisa il garante del terzo settore, Stefano Zamagni. Padre Enzo Fortunato raccomanda a Passera di temperare il capitalismo con la fraternità e il custode Giuseppe Piemontese gli dona la croce di San Damiano («sappiamo il peso delle sue responsabilità») .Quasi come un monito spunta ovunque l'immagine di San Francesco che si spoglia di ogni bene davanti al padre mercante Pietro.

Un messaggio di sobrietà che, al termine del dibattito, in refettorio troverà plastica rappresentazione nell'austero desco: pasta al sugo, carne coi fagiolini, frutta di stagione. Quando guidava Banca Intesa, Passera ha finanziato l'illuminazione della Basilica per la visita del Papa e i concerti di Natale, ma ieri ha dovuto riconquistarsi la fiducia «politica» dei frati che al termine sul sagrato ne elogiavano «il linguaggio semplice, propositivo» confidando che «farà tesoro delle indicazioni». «Io lavoravo con le mie mani e voglio lavorare, voglio che tutti lavorino - garantisce il ministro- . L'Italia spingerà l'Europa a muoversi nella direzione della crescita e del rigore».

Infine un appello che è musica per i frati che qui accolgono cortei e marce di ogni colore: «l lavoro si crea con la crescita economica sostenuta e sostenibile. Il francescanesimo ci aiuta a capire le ragioni che hanno portato alla crisi attuale».(La Stampa)

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