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'Il nostro Signor Papa' Le Clarisse di Assisi ricordano la visita di papa Francesco al loro convento

Redazione online
Pubblicato il 30-11--0001

È stata una giornata memorabile quest'anno la solennità di san Francesco: un 4 ottobre che resterà indimenticabile per il mondo francescano e la nostra comunità di Sorelle povere di santa Chiara che vive accanto alle spoglie mortali della "pianticella" di Francesco, custodite nella basilica a lei dedicata. Questa visita ha avuto, per noi clarisse, un significato davvero grande, che va a toccare le radici più profonde della nostra vocazione nella Chiesa e per la Chiesa. In lui abbiamo incontrato il nostro «signor Papa» ( Regola di santa Chiara , I , 3) a cui santa Chiara e le sue figlie, attraverso otto secoli di storia, hanno «promesso obbedienza e riverenza», vivendo, come ci chiede la nostra Regola, «suddite sempre e soggette ai piedi della santa Chiesa, salde nella fede cattolica» ( ibidem , XII , 13). «Il nostro signor Papa»: espressione in cui risuona tutta la fede di Chiara, la sua confidenza filiale e l'amore appassionato a Cristo vivente nel suo corpo mistico. Ma, nel nome del successore di Pietro, ci sono venuti incontro anche il volto e la paternità di Francesco, il nostro serafico Padre, colui del quale Chiara si definisce appunto la «pianticella» ( Regola di santa C h i a ra , I , 3), a cui ha sempre guardato come a «vero amante ed imitatore del Figlio di Dio» ( Te s t a m e n t o di santa Chiara , 5). Certamente uno dei momenti più significativi di questa visita è stata la discesa nella cripta della basilica per sostare presso l'urna che custodisce i resti mortali della nostra santa, alla quale il Papa ha offerto, con un gesto di semplice devozione, un piccolo mazzo di fiori. Un silenzio profondo ha avvolto questo incontro tra Papa Francesco e Chiara: incontro in cui è stato possibile assaporare tutta la bellezza della comunione dei santi, «comunione di vita tra coloro che appartengono a Cristo comunione che va oltre la vita terrena, oltre la morte e dura sempre». Lo abbiamo visto raccogliersi in un'intensa preghiera davanti al corpo di Chiara; inginocchiate accanto a lui, in quel luogo a noi tanto caro, lo abbiamo affidato, commosse, all'intercessione della nostra santa Madre. Non potevamo non "r i s e n t i re ", in quell'istante, la voce di Chiara che invocava la bontà misericordiosa di Dio su di lui e su tutti noi: «Vi benedico in vita mia e dopo la mia morte, come posso e più di quanto posso con tutte le benedizioni con il quale il Padre delle misericordie benedisse e benedirà i suoi figli e le sue figlie spirituali in cielo e in terra» ( Benedizione di santa Chiara , 11-12).

Il Papa ha potuto venerare e baciare il breviario usato da san Francesco negli ultimi anni della sua vita, affidando a noi clarisse un'intenzione che gli sta molto a cuore per la santità sacerdotale: «Pregate perché i sacerdoti amino la preghiera del breviario: è una preghiera tanto bella». Poi la gioia della comunione è traboccata nell'incontro di tutta la comunità col Santo Padre nella cappella del Crocifisso di san Damiano, dove lo sguardo del Papa si è incrociato con i grandi occhi di quel Cristo che, dall'alto della Croce, ha parlato a san Francesco. Era la prima volta che Papa Francesco parlava pubblicamente alle claustrali, per cui questo messaggio è stato rivelativo della sua comprensione e della sua stima nei confronti della vita integralmente contemplativa: «Quando una suora nella clausura consacra tutta la sua vita al Signore, accade una trasformazione che non si finisce di capire», ha esordito il Papa. Con semplicità ha saputo toccare quei tratti della nostra relazione con il Signore, con gli altri e con noi stesse, che fondano una vera esperienza spirituale e danno fecondità alla nostra consacrazione: la contemplazione di Gesù, centro di tutta la nostra vita, lo sguardo fisso sul realismo della sua umanità segnata dalle piaghe gloriose. «Questa è la vostra contemplazione: la realtà. La realtà di Gesù Cristo. Non idee astratte, non idee astratte, perché seccano la testa. La contemplazione delle piaghe di Gesù Cristo! E le ha portate in Cielo, e le ha! È la strada dell'umanità di Gesù Cristo: sempre con Gesù, Dio-uomo». Questo essere radicate nell'incarnazione ci porta a diventare esperte in umanità, a essere madri nella Chiesa attraverso la preghiera per tutti, l'ascolto, la comprensione dei bisogni umani, la capacità di perdono: «E la Chiesa vi vuole così: madri, madre, madre.

Dare vita». Il Papa, inoltre, ha insistito sulla cura attenta della vita comunitaria, come una vita di famiglia, dove ci si vuole bene e si superano le difficoltà con il perdono reciproco, dove i problemi ci sono, ma si risolvono mediante l'a m o re . «Vi prego di pregare per me, per piacere, non lo dimenticate!», sono state le ultime parole del Santo Padre prima di darci la sua benedizione e salutare personalmente ogni sorella, con una disponibilità piena di affabilità. A sigillo di questo evento indimenticabile, desideriamo riaprire assieme a voi, come scrigno prezioso, il libro della nostra cronaca dove Papa Francesco ha lasciato questa dedica che ci sembra uno specifico mandato per noi contemplative nell'oggi della Chiesa e della storia: «Alle Suore di questo Monastero, con la mia benedizione e chiedendogli di pregare per me. Non dimenticate: contemplazione con Gesù, vita comunitaria unita, e gioia. Affettuosamente, Francesco 4X -2013».
Clarisse del protomonastero di santa chiara ad assisi )

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