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Frame, dalla comunicazione tradizionale a quella multimediale. Il discorso di padre Enzo Fortunato

Redazione online
Pubblicato il 30-11--0001

Non può restare nascosta una città che sta sopra un monte




Qual'è la missione del Sacro Convento oggi? E' certamente quella di servire le istanze della nuova evangelizzazione; Le istanze della Cei invitano ogni realtà a predisporre l'ufficio per le comunicazioni sociali. Le istanze delle Santa Sede in questa intervista: Nell'ambito della comunicazione, non possiamo giocare una partita importante sempre in difesa respingendo gli attacchi, ma gettandosi nella mischia, proponendo una “goleada”, «se si parte dall'ipotesi che "è meglio che parlino poco di noi" e "solo se affermano qualcosa di sbagliato, noi reagiamo", questa mentalità è perdente in partenza. Non si può essere semplicemente reattivi nella dinamica delle comunicazioni sociali»; Navarro Walls racconta come Papa Giovanni Paolo II capì l'importanza di essere al passo con i tempi: «Mi ricordo che una sera del 1984 o 1985, all'inizio della diffusione di Internet, spiegai al Papa i contenuti essenziali di questa novità sottolineandone le grandi potenzialità per la comunicazione. Lui mi disse solo: "Siamo pronti?". "Intende la Santa Sede? No, non ci siamo ancora", risposi. "Da chi dipende l'esserci o meno?", chiese ancora. E quando risposi: "Da lei", mi disse: "Deciso. Si faccia". E' cominciato così l'ingresso nella rete del Vaticano. Non gli interessavano gli aspetti tecnici ma la visione d'insieme del fenomeno e intuì subito che era importante». «Tutto si può comunicare e molto si deve comunicare. Anche il dolore, la malattia, perfino i dubbi. Solo la menzogna non è comunicabile, neppure per fare una buona figura e migliorare l'immagine».


Cosa hanno fatto i francescani? I vari custodi si sono posti il problema di come rispondere alle esigenze della nuova evangelizzazione; Il Ricordo di tre custodi: padre Coli, padre Berrettoni e oggi padre Giuseppe che guardavano a questo luogo come possibile strumento di catechesi.


Da dove nasce l'esigenza? Credere che Gesù è essenziale all'uomo di oggi. Nella convinzione che "nulla è grande innanzi a Dio, ma tutto è ugualmente degno" (Ockham) e che "prima o poi questo vecchio Dio ci sorprenderà alle spalle" (Mauriac).


Chi ringraziare? Tutti. Santa Sede, Eni, Capware, Tg1, redazione di 13 giovani, i frati che spingono e incoraggiano.


I Risultati? Pochi, molti non lo so, raccolgo le affermazioni di uno del più importanti giornalisti italiani che ha scritto che quello che stiamo facendo: "Alla Chiesa non potrà che fare bene".


Di cosa si tratta? Non di contenuti -il Vangelo- ma di modalità secondo il linguaggio dei new-media per raggiungere il cuore delle persone; (cfr Schema)


Il termine “vangelo", ai tempi di Gesù, era usato dagli imperatori romani per i loro proclami. Indipendentemente dal contenuto, essi erano annunci di salvezza, perché l'imperatore era considerato come il signore del mondo ed ogni suo editto come foriero di bene; ciò che veniva dall'imperatore – era l'idea soggiacente – è messaggio salvifico, non è semplicemente notizia, ma trasformazione del mondo verso il bene. Applicare da parte degli evangelisti questa parola alla predicazione di Gesù ebbe dunque un senso fortemente critico, come dire: Dio, non l'imperatore, è il Signore del mondo, e il vero Vangelo è quello di Gesù Cristo, un messaggio autorevole, che non è solo parola, ma realtà. Il Vangelo è discorso non solo informativo, ma operativo, non è solo comunicazione, ma azione, forza efficace, che entra nel mondo salvandolo e trasformandolo.


La luce della testimonianza dell'annuncio deve essere data tramite la “luce della comunicazione”, Gesù nel discorso della montagna ci dice: “Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli” (Mt 5, 14-16); noi possiamo evidenziare con la comunicazione le buone opere svolte, dare voce a ciò che è visibile, ma non visto, detto ma non ascoltato.


San Francesco è stato per eccellenza un uomo che ha amato e vissuto la comunicazione in tutte le sue forme: e lo ha dimostrato in tutti i luoghi, lo ha fatto per le strade, le piazze, le campagne, annunciando e scrivendo a tutti - bambini, giovani, lebbrosi ed imperatori, uomini e donne, di qualsiasi condizione e ceto - nessuno escluso.

Non può restare nascosta una città che sta sopra un monte

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