francescanesimo

La storia di Frate Elia, continua il dibattito sull'architetto della Basilica

Redazione online Web
Pubblicato il 24-05-2021

Ombre e luci hanno da sempre avvolto la figura di frate Elia, ma se ancora se ne parla, ciò è segno che la sua poliedrica personalità non finisce di stupirci. Esiste una grande quantità di notizie presenti nella Biblioteca di Cortona, a partire da quelle riguardanti le sue ipotetiche origini cortonesi. Già Filippo Venuti nel 1755, scrive una -Vita di Frate Elia-, la cui seconda edizione contiene note manoscritte del Mancini. Nel Codice 599, f.27 e 28 si trovano notizie sulla donazione del terreno delle Celle e sulla costruzione del Convento di San Francesco.


Nel Codice 595, f. 25 compaiono altre notizie su frate Elia, sulla sua origine cortonese e sulla donazione della SS Croce, mentre nel Registro Vecchio, si conserva il testo manoscritto di due atti con cui il Podestà di Cortona concedeva pieni poteri al Sindaco Bernardino di Porcio, nel 1245, per l'erezione della Chiesa di San Francesco. Frate Elia visse negli anni in cui la storia d'Italia si caratterizzò per la grandiosa lotta tra Papato e Impero e per il sorgere dei liberi Comuni. Dentro questa lotta gigante si organizzò e si affermò il movimento francescano e frate Elia ne fu uno degli artefici.


Elia vide subito in Francesco un grande innovatore: la moltitudine di uomini che corre dietro a Francesco ha costumi antichi, ma modi nuovi; non monaci, non eremiti, ma �fratres�, umili e minori. Elia è un uomo dalla forte capacità organizzativa, energico nel governo, ma spesso arrogante e duro.
Il movimento francescano stava dilagando tra le masse: non era nè un ordine monastico, nè un ordine clericale e, in una società fortemente gerarchizzata, viene a trovarsi fuori della tradizione, diffondendosi in modo imprevisto.


Dopo la morte di Francesco, orientare l'Ordine diventa difficile ed Elia prende a modello, prima i Benedettini, poi si appoggia al Cardinale Ugolino, futuro Gregorio IX, inimicandosi interi gruppi di penitenti, zelanti, bollandisti, spirituali. Nel 1239, le ostilità nei suoi confronti sono ormai chiare e due sono le fonti principali: il Salimbene e il Clareno. Il primo nel suo Liber de Prelato, non perdona ad Elia di aver ammesso nell'ordine frati laici. E' nella lotta tra chierici e laici che va dunque riletta la storia della rimozione di Elia. Salimbene, come tutti gli zelanti era terrorizzato dalla prospettiva di una laicizzazione dell'ordine, così come il Clareno, stretto osservante e fuoriuscito dall'ordine, muove contro Elia le pesanti accuse di frate alchimista, contrario alla regola della perfezione.


Quando, nel 1239, Elia viene definitivamente estromesso dall'Ordine, era inevitabile il suo avvicinamento a Federico II: i due si conoscevano già dal 1235, quando Federico era passato da Cortona e da quella data gli aveva affidato vari incarichi.


Anche Elia si era stabilito a Cortona dove si era fatto costruire una casa, passata poi sotto il dominio dei vescovi Arezzo, come si legge in una cartapecora dell'Archivio della Cattedrale di Arezzo, al n. 62, pag. 31. Nel 1245 prende il via la grandiosa costruzione della chiesa di San Francesco, in un terreno donato dal Comune ed Elia dirige i lavori, assestandosi solo per recarsi in Sicilia, in aiuto di Federico per erigere fortificazioni a difesa dei Crociati. Torna a Cortona nel 1250, dopo la morte di Federico: ha 70 anni, è ormai vecchi e stanco, ma vuole portare a termine la sua basilica che viene completata nel 1253, ad eccezione del campanile e della cripta. Ammalatosi gravemente, muore il martedì di Pasqua, il 22 Aprile 1253.


Alla domanda di come abbia potuto portare a termine un'opera così dispendiosa, possiamo rispondere che certamente l'amicizia con Federico II fu fondamentale, sia sul piano economico che su quello politico: il suo viaggio in Sicilia non fu casuale e servì a sostenerlo anche nei confronti dell'autorità civile. L'autorità religiosa, aveva già provveduto a riabilitarlo, con una lettera apostolica di Innocenzo IV, in cui si riconosceva autentico il suo pentimento e la sua confessione. Grande dunque fu Elia, alchimista e costruttore di cattedrali, ma prima di tutto fu frate e amico di Francesco.


Sicuramente fu anche alchimista, se usiamo il termine nella sua accezione medioevale, ovvero di pratica scientifico-naturalistica. Il nome di Elia compare nel "Liber de Alchimia", presso la Biblioteca vaticana e nello "Speculum artis alchemiae" nel Biblioteca Nazionale di Firenze, mentre nella Biblioteca dei Domenicani di Santa Maria Novella nel codice 187, compare il nome di Elia come frate Alchemico e Libero Muratore. Il collegamento tra via mistica ed iniziatica, rappresentato da Elia come maestro costruttore di cattedrali, risulta anche da un'opera di Prospero Calzolari (Massoneria, francescanesimo, alchimia, Sear Edizioni, Scandiano).


A perenne memoria del suo lavoro di architetto, Elia ha comunque voluto lasciarci una firma. In un capitello della volta a crociera della cappella absidale sinistra, nel pilastro che unisce la chiesa al convento di San Francesco a Cortona, tra 17 foglie uncinate, a sei metri di altezza, è scolpita una faccia di uomo, in tutto simile al volto austero del ritratto che di Elia ha fatto Giunta Pisano ad Assisi.
di Anna Maria Andiloro - Toscana Oggi

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