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Giornata contro la violenza sulle donne:più che una festa, un urlo di dolore

Redazione online
Pubblicato il 30-11--0001



La Giornata mondiale contro la violenza sulle donne indetta dall'Assemblea generale della Nazioni Unite giunge come un momento di riflessione. Se si leggono i dati che riguardano l'Italia, le cifre sono da brivido: l'esercito delle vittime è composto da sette milioni di donne. Nell'universo femminile una donna su tre, tra i 16 e i 70 anni è stata colpita nella sua vita dell'aggressività di un uomo e nel 63% dei casi, alla violenza hanno assistito i figli (dati Istat). Le più numerose ad essere colpite sono le donne più giovani, quelle tra i 16 e i 24 anni, ma nella quasi totalità dei casi le violenze non sono denunciate: il 96% delle donne non parla con nessuno delle violenze subite. I maggiori responsabili delle aggressioni sono i partner, artefici della quota più elevata di tutte le forme di violenza fisica, mentre tra le violenze in famiglia, i maggiori responsabili risultano gli zii.

I DANNI AI FIGLI - Quando la violenza arriva ai figli il muro d'omertà si rompe e la donna esce allo scoperto. Ma il danno indiretto recato ai bambini, nell'arco dei primi 15 anni di vita, è tale da indurre i figli a negare il desiderio di formare una famiglia e di avere una relazione sana di coppia. Lo raccontano i risultati principali della ricerca internazionale «Daphne III Violenza sulle donne: il danno indiretto provocato sui bambini», condotta dalla Facoltà di Scienze della formazione di Roma Tre in collaborazione con la cattedra Unesco di Cipro, Oradea della Romania e Presov della Slovacchia, presentata giovedì presso l'università di Roma Tre.

STALKING - Esiste poi un vero e proprio profilo dello stalker che nel 75% dei casi è uomo e solamente nel 25% è donna. Lo stalker è un individuo che non è in grado di elaborare ed accettare l'abbandono: nel momento in cui sente di perdere una persona importante, attiva automaticamente una serie di comportamenti orientati a mantenere un contatto 'controllante' con la vittima e farla desistere dal proposito d'allontanamento. Nella maggior parte dei casi soffre di rigidità relazionale (75%), ha spesso un disturbo della personalità (20%) e in misura minore soffre di una psicopatologia grave (5%). Secondo l'«Osservatorio nazionale stalking», poiché uno stalker su tre dopo la denuncia continua a perseguitare la vittima (spesso con maggiore intensità) le denunce sono in calo del 25%.

TELEFONO ROSA - In occasione della Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne, l'Associazione Nazionale Volontarie Telefono Rosa ha organizzato una serie di incontri con il Premio Nobel per la Pace 2003, l'iraniana Shirin Ebadì, prima donna musulmana a ottenere questo riconoscimento. Sono tre le iniziative: la presentazione del libro «Tre donne una sfida», scritto da Marisa Paolucci, che racconta la storia di tre donne straordinarie: Shirin Ebadì, Fatima Ahmed (sudanese, prima donna eletta in un parlamento africano e presidente dell'«Unione delle donne» del suo paese) e Malalai Joya (afgana, parlamentare dal 2003 al 2007 e capace di denunciare i «criminali di guerra» che le sedevano accanto in Parlamento). A Shirin Ebadi è dedicata anche una serata di Gala e il 25 novembre al Teatro Quirino, sarà con 900 ragazzi delle scuole romane, per discutere di violenza sulle donne nei diversi paesi del mondo. In questa occasione verrà anche lanciato il concorso Uno spot per il Telefono Rosa e sarà presentato in anteprima il brano «Domani ho 40 anni», che il cantautore romano Marco Meloni ha donato all'Associazione. Il ricavato della canzone verrà devoluto in favore dell'associazione.

«Domani ho 40 anni» per Telefono Rosa Marco Meloni contro la violenza sulle donneAMNESTY INTERNATIONAL - «La violenza sulle donne è uno scandalo per i diritti umani» si legge sul sito di Amnesty International che ha intrapreso la campagna contro la violenza sulle donne sin dal 2004. «In molte società questo problema si scontra con la mancanza di interesse, il silenzio e l'apatia dei governi». La campagna affronta le diverse violazioni dei diritti delle donne: dalla violenza domestica alla tratta, dagli stupri durante i conflitti alle mutilazioni genitali.

Le magliette «Libere di essere» IL CORTOMETRAGGIO - Appuntamento il 25 novembre con «Libere di essere», l'evento a sostegno della giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Tanti i nomi dello spettacolo che sosterranno l'iniziativa, ideata da Maximiliano Gigliucci, presidente di «Pantare»: da Maria Grazia Cucinotta a Francesco Facchinetti, da Mirca Viola a Jimmy Ghione, da Paola Iezzi a Antonia Liskova, e ancora Marco Liorni, Syria, Rossella Brescia. Insieme ai volti storici che hanno partecipato alla prima edizione come Fiorella Mannoia, Andrea Osvart, Francesca Inaudi, Sarah Felberbaum, Lucia Ocone, Diane Fleri, Valeria Marini, Irene Pivetti. Il cinema Anica di Roma ospiterà un dibattito sugli abusi di cui è vittima l'universo femminile. «Libere di essere è un evento che vuole stigmatizzare ogni tipo di violenza sulle donne - ha affermato Lavinia Mennuni, delegata del sindaco di Roma per le pari opportunità - e proseguire nell'azione volta alla promozione del ruolo della donna nella società. Stiamo portando quindi avanti il programma lanciato con il manifesto contro la violenza firmato lo scorso 8 marzo da tutte le istituzioni». Durante l'incontro verrà proiettato il corto di Giorgio Amato dal titolo «The Stalker», oltre alle foto della campagna stampa contro la violenza sulle donne realizzata da Andrea Melcangi.

LA MOSTRA - «No alla violenza contro le donne». Un titolo dedicato alla ricorrenza del 25 novembre quello della mostra organizzata dall'associazione Forma Liquida, insieme alla Casa internazionale delle donne, a Solidea e con il sostegno dell'Unric, il Centro regionale di informazione delle Nazioni Unite. In esposizione i 30 manifesti finalisti del concorso che si è rivolto ai creativi europei con il compito di lanciare un messaggio forte contro gli abusi sulle donne. La premiazione avrà luogo a Madrid contemporaneamente all'inaugurazione di Roma. I lavori pervenuti da 40 paesi europei sono stati 2.700 e tra i finalisti gli italiani sono 5. Il manifesto vincitore, che compare sulla locandina della mostra, è firmato da Trine Saijthen e proviene dalla Danimarca: rappresenta un volto femminile bello, statuario, apparentemente privo di segni di violenza. Accanto, la scritta «Violence is not always visible», perchè «non sempre la violenza si vede». Alla vincitrice è giunto un premio di 5.000 euro. La mostra è al Reclusorio del convento del Buon Pastore, uno dei reclusori femminili più popolati dello Stato della Chiesa, destinato a coloro che avevano commesso reati contro la morale e la fede: donne e bambine malate, povere, abbandonate, disagiate che hanno passato anni in quelle strette celle. (Corriere della Sera)

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