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Il viaggio assisano di Francesco

Redazione online
Pubblicato il 30-11--0001



Sulle orme di San Francesco, alla ricerca della sua testimonianza nel mondo. E' utile, però, conoscere Assisi, anche fuori dal tipico percorso turistico, per comprendere come il suo cammino continui a influenzare tanti pellegrini che magari cercano nei luoghi delle sue origini l'ispirazione per il proprio percorso spirituale. Il tempo di questo ‘viaggio in Assisi' può raggiungere i 2 giorni ma li può anche superare soprattutto se si vuole percepire un'atmosfera particolare che esula dallo scandire delle ore. Un'immagine di Francesco o una traccia del suo cammino, impressa da una targa in qualche via, possono costituire fonte di suggestione ed emozione per il pellegrino al suo arrivo nella città serafica. Un itinerario assisano di Francesco parte, obbligatoriamente, dalla Porziuncola che si trova all'interno della Basilica Papale di Santa Maria degli Angeli. La piccola cappella, abbandonata per tanti anni, venne recuperata proprio da San Francesco. Qui fonda l'ordine dei frati minori nel 1209 e nel 1216, ottiene l'Indulgenza della Porziuncola – il Perdono di Assisi – che viene approvata da papa Onorio III. La chiesina è ora inglobata nella grande basilica di Santa Maria degli Angeli, realizzata tra il 1569 e il 1679, per volere di Papa Pio V che voleva così custodire le cappelle della Porziuncola, del Transito e del Roseto e altri luoghi resi sacri dalla memoria del santo. A 3 chilometri di distanza si trova la chiesa di Rivotorto, di stile neogotico, che venne eretta nel 1854 in seguito ad un disastroso terremoto che fece crollare la precedente costruzione del ‘500. Fu edificata per proteggere il Sacro Tugurio, luogo di permanenza di Francesco, fra il 1209 ed il 2011. Proprio qui si forma la prima comunità francescana. Da Rivotorto si sale verso Assisi alla scoperta di due siti francescani – San Damiano e l'Eremo delle Carceri – che hanno una caratteristica in comune: il silenzio profondo che induce alla riflessione e alla preghiera. Per la caratteristica morfologica dei luoghi, in questi due santuari – al di là del tradizionale giro turistico - si vive in una dimensione diversa, alla ricerca del raccoglimento. San Damiano, in basso di un chilometro rispetto al centro di Assisi, non riveste l'importanza delle altre basiliche di Assisi, dal punto di vista artistico, ma ha una grande rilevanza storica per la vita di Francesco. Nell'estate del 1205, il Crocifisso lo esortò a recuperare la chiesa: “Va', e ripara la mia casa che cade in rovina”. Inoltre, qui Santa Chiara trascorse la sua esperienza monastica a partire dal 1212 (vi morì nel 1253) e fondò l'ordine delle Clarisse. E San Francesco scrisse la prima bozza del Cantico delle Creature. Da un silenzio all'altro: quello dell'Eremo delle Carceri, realizzato a 5 chilometri da Assisi lungo la strada che porta al Subasio, attorno alla grotta originaria dove Francesco si isolava per pregare. Il termine “carceri” va inteso come reclusi, ovvero coloro che si appartavano per raccogliersi in preghiera. Dal silenzio più profondo si torna nel centro storico di Assisi per visitare la cattedrale di San Rufino, con la sua stupenda facciata in stile romanico-umbro. Nella navata destra c'è il fonte battesimale, dove furono battezzati San Francesco e Santa Chiara.

Accanto alla centrale piazza del Comune, dove sorge il tempio della Minerva, si trova la Chiesa Nuova, costruita nel 1615. Si ritiene che sia stata edificata su quella che era un tempo la casa di Pietro di Bernardone, padre di San Francesco. Ancora visibili sono il sottoscala in cui Francesco, da ragazzo, era messo in castigo dal padre e il fondaco in cui Bernardone esercitava i suoi commerci. Il viaggio alla ricerca di Francesco passa attraverso la Basilica di Santa Chiara, nella zona centrale della città, a pochi metri dalla Chiesa Nuova, e naturalmente alla basilica di San Francesco, nella parte bassa della città, dove si racchiude l'omaggio più grande, per l'architettura del complesso monumentale e per il complesso degli affreschi presenti, al ‘Poverello'. di Romano Carloni

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