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Obesità e disturbi alimentariquando il cibo diventa un -anestetico-

Giulio Franceschini
Pubblicato il 30-11--0001



Secondo gli ultimissimi dati, in Italia quasi un terzo dei bambini (29%) è in sovrappeso o obeso. Ma i problemi non finiscono qui: un ulteriore 10% è considerato “a rischio”, più predisposto ad ingrassare a causa di fattori familiari, abitudini alimentari non corrette e sedentarietà. Tra i principali fattori di rischio fare spuntini e merende non corretti, abitare in città e bere bevande gassate o zuccherate fuori o durante i pasti.

È necessario diffondere l'abitudine di mangiare lentamente, senza guardare la televisione, per dare tempo al cibo di sciogliersi ed iniziare la digestione già dalla bocca per facilitare l'assorbimento dei vari alimenti, vitamine, sali minerali, proteine e zuccheri che attraverso il circolo sanguigno raggiungono il cervello dando il senso di sazietà e di soddisfazione. Chi mangia troppo in fretta o distrattamente non dà tempo al cibo di raggiungere i centri della sazietà, quindi si troverà sempre affamato. Ma attenzione: i disturbi alimentari possono anche essere un modo per comunicare sofferenze e paure. Perdite affettive importanti, abbandoni, abusi e traumi infantili: il cibo diventa l'anestetico che permette di non sentire la sofferenza, un'auto-cura per non pensare.

In questo modo, però, il dolore permane e la vita non viene vissuta. In Italia più di 3 milioni di persone ne soffrono e nell'85% dei casi si tratta di donne, adolescenti e bambine. Negli ultimi anni il fenomeno riguarda anche gli uomini. Questi disturbi non devono essere scambiati per malattie dell'appetito.

Sono, infatti, disagi psicologici profondi. Attraverso il rapporto con il cibo – negato, cercato e rifi utato, o ingerito in quantità smodata – si esprime in modi diversi uno stesso bisogno: una disperata fame d'amore.

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