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NOTTI in bianco

Maria Cristina Rossi
Pubblicato il 30-11--0001



In Italia soffrono di insonnia circa 12 milioni di persone mentre le forme croniche colpiscono tra il 9% e il 10% della popolazione. Si parla di insonnia quando il disturbo del sonno dura almeno 3 o 4 settimane e influisce in maniera negativa sulle varie attività quotidiane. Si possono classificare sostanzialmente tre principali forme di insonnia: la prima è rappresentata da una difficoltà ad addormentarsi, la seconda, difficoltà nel mantenere il sonno – o insonnia intermedia – e infine il risveglio precoce. Molto frequente è anche la cosiddetta sindrome da gambe senza riposo: si manifesta con formicolii agli arti inferiori con la necessità di muoverli e provoca difficoltà nell'addormentamento e risvegli notturni a causa di scatti periodici delle gambe. L'insonnia intermedia può essere causata da diversi disturbi come reflusso gastroesofageo, patologie neurologiche, dolori di varia natura.
I risvegli precoci, invece, sono causati principalmente da un inizio di sindrome depressiva. Per poter iniziare una terapia efficace è fondamentale ricevere una diagnosi corretta. Poiché le terapie sono svariate, è consigliabile l'utilizzo di Benzodiazepine a breve durata per trattare l'insonnia con difficoltà ad addormentarsi poiché favoriscono velocemente il sonno. Nell'insonnia media si usa il Benzodiazepine a lunga durata.
Di solito però sono preferibili gli ipnotici non benzodiazepinici che provocano un sonno molto simile a quello fisiologico con minori problemi di assuefazione o ‘dipendenza. Inoltre si usa anche la melatonina che ha senso principalmente in due categorie di pazienti: negli anziani quali avviene una diminuzione della melatonina endogena, e nei pazienti che presentano il ritmo sonno veglia alterato. La melatonina provoca un globale rallentamento delle attività dell'organismo che induce un più facile scivolamento nel sonno. A breve ci saranno anche altre novità terapeutiche per la cura dell'insonnia.

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