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L'intestino PIGRO

Maria Cristina Rossi
Pubblicato il 30-11--0001



La stipsi è un disturbo di cui soffre mediamente il 20% della popolazione. È un sintomo che non va trascurato poiché, se si protrae a lungo, e non viene trattato, può danneggiare l'intestino e provocare l'insorgenza di emorroidi o diverticoli. Si parla di stipsi acuta quando il disturbo è temporaneo e dovuto da stress, interventi chirurgici, variazione dell'alimentazione, permanenza forzata a letto. Quando si protrae per altri tre mesi si tratta di stipsi cronica. Nel secondo caso è opportuno, prima di ricorrere a farmaci, valutare lo stile di vita che tanto può infl uenzare la motilità intestinale.

I CONSIGLI
- aumentare il consumo di fi bre alimentari, con un apporto pari a 20-30 grammi al giorno, insieme ad abbondante acqua (almeno due litri al giorno);
- aumentare l'apporto di alimenti base di fermenti lattici;
- consumare almeno 30 gr. di olio extravergine di oliva per condire i cibi poiché stimola la cistifellea a versare bile nell'intestino, favorendone la mobilità;
- incrementare l'attività fi sica;
- evitare di abituare l'intestino ai lassativi, e in caso di uso frequente non utilizzare sempre lo stesso farmaco.

Qualora le misure adottate non siano suffi cienti si può ricorrere ai lassativi che è bene distinguere in diversi meccanismi d'azione, quali lassativi di massa per le stipsi temporanee, lassativi osmotici che vengono prodotti a base di sali o zuccheri, come lattulosio, che trattengono acqua nel colon tramite la loro pressione osmotica. Vi sono poi i lassativi lubrifi canti, come la paraffi na liquida, che sono in grado di ammorbidire le feci favorendo l'espulsione. I lassativi stimolanti, detti “di contatto” a base di bisacolide, ecc... sono contenuti in senna, cassia, aloe, rabarbaro e frangula. La loro azione si basa sulla capacità sia di idratare le feci, sia di irritare le pareti dell'intestino che per reazione si contrae in modo più energico. La loro assunzione deve essere limitata; si possono usare per periodi brevi, non più di 10 giorni, poiché possono causare non solo crampi addominali (diarrea, caldo e nausea), ma anche lesioni della mucosa.

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