La testimonianza - di Vincenzo Paglia
Giovanni Paolo II parlò di Assisi come
di un “luogo che la fi gura serafi ca di Francesco
ha trasformato in Centro di fraternità
universale”. Potremmo dire che in un
certo modo esplicitava il nome di Assisi,
traeva cioè dalla memoria ancora
viva e forse poco esplorata di Francesco
quella dimensione universale che è
l'unica via per la pace e la salvezza della
convivenza umana. Da quel giorno, in
effetti, Assisi travalicava i confi ni della
cristianità per raggiungere quelli estremi
del mondo.
Non venivano superati solo i
confi ni geografi ci, ma anche
quelli delle religioni, delle civiltà
e delle culture. Si riscopriva
quella tensione alla fraternità
universale che caratterizzò in
maniera unica l'opera di san
Francesco.
Giovanni Paolo II ha potuto
trasformare Assisi in una cattedra
di fraternità e di pace, accolta
da tutte le religioni, per la testimonianza universale di san
Francesco. Il giovane assisiate è,
in certo modo, all'origine dello
spirito di Assisi perché lo ha vissuto
nella sua stessa vita ascoltando
il Vangelo e mettendolo
in pratica alla lettera. Vivere lo Spirito di Assisi non significa un
embrassons nous generale, ma
essere uomini e donne evangeliche
che sanno vivere nella complessità
del mondo di oggi.
Anche per Francesco vivere secondo
la forma evangelica non fu semplice,
senza fatica, senza disciplina, senza
lavoro su di sé, senza rinuncia, senza
tagli, senza correzioni, senza riflessione,
senza preghiera. Francesco dovette
fare violenza a se stesso e cambiare
vita radicalmente per vivere la forma
di vita evangelica. [...] Francesco
ascoltò il Vangelo e volle metterlo in
pratica alla lettera, senza aggiunte.
Diede tutto quel che aveva ai poveri
e restituì al padre quel che gli era rimasto.
Per sé scelse di stare accanto
ai poveri, anzi di vivere come loro. “Il
povero Francesco, padre di poveri, voleva
vivere in tutto come un povero; non poteva
sopportare senza dolore di vedere qualcuno
più povero di lui” (1 Celano 76),
nota il Celano. Francesco uscì dal
suo mondo, che divideva i ricchi dai
poveri, i sani dai lebbrosi, i cittadini
dagli esclusi (i minores), per divenire
povero ed essere fratello universale
degli uomini e delle cose, degli animali
e del creato, degli amici e dei
nemici. Francesco, appunto, fratello
minore, ossia universale. [...]
Questa fraternità a partire dagli ultimi
è la pace che Francesco vive per
sé e che propone ai suoi frati. Ed è la
radice di quel che oggi chiamiamo lo
“spirito di Assisi”; senza di lui questo
spirito è incomprensibile e improponibile.
Pace e fraternità universale
per Francesco coincidono. Ed è esattamente
questo il tesoro dello “spirito
di Assisi”.
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