Il dialogo - di Chiara Frugoni
Ad un confratello che aveva chiesto a
Francesco perché “raccogliesse con tanta
premura perfi no gli scritti dei pagani e quelli
che certamente non contenevano il nome di
Dio”, Francesco aveva risposto, secondo
Tommaso da Celano: “Figlio mio, perché
qui sono le lettere con cui si compone il nome
di Dio gloriosissimo. D'altronde, il bene che
qui si trova non appartiene ai pagani o ad
altri uomini, appartiene soltanto a Dio, fonte
di qualsiasi bene!”.
Per Francesco è importante che gli uomini
di tutte le religioni riconoscano
con gratitudine la bontà di Dio. Grati dei
doni che hanno ricevuto il Santo ritiene
che tutti gli uomini debbano cercare di
giungere, con la meditazione e la preghiera,
ad un profondo rinnovamento
interiore che permetta loro di vivere in
una vera fratellanza evangelica.
Le parole del Santo hanno una straordinaria
consonanza con alcuni passi
del discorso che papa Giovanni Paolo
II rivolse nel 1986 ad Assisi, ai rappresentanti
delle chiese cristiane e comunità
ecclesiali e delle religioni del
mondo: «Il trovarsi insieme di tanti capi
religiosi per pregare è di per sé un invito
oggi al mondo a diventare consapevole
che esiste un'altra dimensione
della pace e un altro
modo di promuoverla,
che non è il risultato
di negoziati, di compromessi
politici o di
mercanteggiamenti
economici, ma il risultato
della preghiera,
che, pur nella diversità
di religioni, esprime
una relazione con un potere
supremo che sorpassa le
nostre capacità umane
da sole.
Noi veniamo da lontano non solo, per
molti di noi, a motivo di distanze geografi
che, ma soprattutto a causa delle nostre
origini storiche e spirituali».
Per Francesco che andò con un messaggio
di pace dai musulmani e dai
cristiani impegnati a combattersi
nella quinta crociata l'importante
era che gli uni e gli altri volessero ripensare
ai propri comportamenti
e cercassero di giungere alla
pace. Di nuovo in perfetta
consonanza con Giovanni
Paolo II che diceva:
«La preghiera comporta da
parte nostra la conversione
del cuore».
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