Cattedra di rinascita
Nel salutare per l'ultima volta la sua città
natale, vide che la sua Assisi sarebbe
diventata un punto di riferimento per
tutto il popolo cristiano. Neppure il
Poverello, forse, allora poteva intuire
che un Papa – “venuto da lontano” – sarebbe
stato colui che, oltre 700 anni dopo,
avrebbe dato un contributo importante
alla realizzazione di quella profezia.
Con Giovanni Paolo II, infatti, Assisi
diventa il “simbolo della preghiera e della
pace”, “soggiorno” di uomini e di donne
di ogni cultura, nazione e religione. Tutto
questo, grazie ad un rapporto unico
che si è venuto ad istaurare tra la città
di Assisi e il Papa polacco. Di tale rapporto
vorrei evidenziare tre momenti.
Appena chiamato dalla divina Provvidenza
sulla cattedra di Pietro, Papa
Wojty?a avverte la necessità di una
nuova nascita spirituale per svolgere il
ministero petrino. Sceglie allora la città
di Assisi per coinvolgerla nella sua missione
a servizio della Chiesa universale,
trovando in Francesco il suo ispiratore
e Patrono per realizzare il programma
del suo Pontificato: aprire le porte a
Cristo. Il secondo momento di questo
rapporto tra Giovanni Paolo II ed Assisi
avviene il 27 ottobre 1986 con quel “gesto
profetico e significativo” di convocare
ad Assisi i Capi delle religioni di tutto
il mondo, per invocare assieme il dono
della pace.
Fu quel gesto una folata di vento di
Pentecoste che diede nuovo impulso
a tutta la Chiesa, significativamente a
quelli – mi riferisco ai Francescani – che
furono gettati fin dall'inizio sulle strade
del mondo per inaugurare un nuovo
stile di relazioni, fondato sul dialogo.
Il terzo momento di questo singolare
rapporto tra una città e un Papa è segnato
dall'urgenza di farsi pellegrini ad
Assisi, quando guerre, disperazione,
giornate buie, disorientamenti rischiano
seriamente di bloccare il cammino
dell'umanità. A quale scopo? Per ritrovare
ad Assisi la speranza di andare
ancora avanti. Perché questo rapporto
singolare di Giovanni Paolo II con la città
di Francesco e di Chiara? Lo si è già
capito, ma mi piace sottolinearlo. Non
perché Giovanni Paolo II è stato colpito
dal fascino particolare di quel luogo,
ma perché si era lasciato affascinare
dalla vicenda evangelica ed umana di
Francesco, “copia autentica, fedele, e perciò
credibile, di Gesù Cristo”.
Sì, dal legame stupefacente del “signor
Papa” con la città di Francesco e Chiara
scaturisce un pressante invito alla sequela
di Cristo e per noi Francescani un
rinnovato impegno a realizzare la missione
che Giovanni Paolo II ci affidò nel
suo primo pellegrinaggio ad Assisi nel
1978: “siate servi del popolo [del Signore]
con letizia, perché san Francesco vi ha voluti
servi gioiosi dell'umanità, capaci di accendere
dappertutto la lampada della speranza,
dell'ottimismo che trova la sua sorgente nel
Signore stesso. Di esempio vi sia oggi e sempre
il vostro, il nostro comune Santo Patrono,
san Francesco di Assisi”.
di Josè Rodriguez Carballo
Ministro Generale OFM
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