papa

Cattedra di rinascita

Redazione
Pubblicato il 30-11--0001

Nel salutare per l'ultima volta la sua città natale, vide che la sua Assisi sarebbe diventata un punto di riferimento per tutto il popolo cristiano. Neppure il Poverello, forse, allora poteva intuire che un Papa – “venuto da lontano” – sarebbe stato colui che, oltre 700 anni dopo, avrebbe dato un contributo importante alla realizzazione di quella profezia. Con Giovanni Paolo II, infatti, Assisi diventa il “simbolo della preghiera e della pace”, “soggiorno” di uomini e di donne di ogni cultura, nazione e religione. Tutto questo, grazie ad un rapporto unico che si è venuto ad istaurare tra la città di Assisi e il Papa polacco. Di tale rapporto vorrei evidenziare tre momenti. Appena chiamato dalla divina Provvidenza sulla cattedra di Pietro, Papa Wojty?a avverte la necessità di una nuova nascita spirituale per svolgere il ministero petrino. Sceglie allora la città di Assisi per coinvolgerla nella sua missione a servizio della Chiesa universale, trovando in Francesco il suo ispiratore e Patrono per realizzare il programma del suo Pontificato: aprire le porte a Cristo. Il secondo momento di questo rapporto tra Giovanni Paolo II ed Assisi avviene il 27 ottobre 1986 con quel “gesto profetico e significativo” di convocare ad Assisi i Capi delle religioni di tutto il mondo, per invocare assieme il dono della pace. Fu quel gesto una folata di vento di Pentecoste che diede nuovo impulso a tutta la Chiesa, significativamente a quelli – mi riferisco ai Francescani – che furono gettati fin dall'inizio sulle strade del mondo per inaugurare un nuovo stile di relazioni, fondato sul dialogo. Il terzo momento di questo singolare rapporto tra una città e un Papa è segnato dall'urgenza di farsi pellegrini ad Assisi, quando guerre, disperazione, giornate buie, disorientamenti rischiano seriamente di bloccare il cammino dell'umanità. A quale scopo? Per ritrovare ad Assisi la speranza di andare ancora avanti. Perché questo rapporto singolare di Giovanni Paolo II con la città di Francesco e di Chiara? Lo si è già capito, ma mi piace sottolinearlo. Non perché Giovanni Paolo II è stato colpito dal fascino particolare di quel luogo, ma perché si era lasciato affascinare dalla vicenda evangelica ed umana di Francesco, “copia autentica, fedele, e perciò credibile, di Gesù Cristo”. Sì, dal legame stupefacente del “signor Papa” con la città di Francesco e Chiara scaturisce un pressante invito alla sequela di Cristo e per noi Francescani un rinnovato impegno a realizzare la missione che Giovanni Paolo II ci affidò nel suo primo pellegrinaggio ad Assisi nel 1978: “siate servi del popolo [del Signore] con letizia, perché san Francesco vi ha voluti servi gioiosi dell'umanità, capaci di accendere dappertutto la lampada della speranza, dell'ottimismo che trova la sua sorgente nel Signore stesso. Di esempio vi sia oggi e sempre il vostro, il nostro comune Santo Patrono, san Francesco di Assisi”.

di Josè Rodriguez Carballo
Ministro Generale OFM

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