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I Francescani guardano alla primavera Araba

Redazione online
Pubblicato il 30-11--0001



Da sempre il Sacro Convento di Assisi è sensibile e attento alla cultura islamica, basti ricordare il viaggio di San Francesco in Egitto per predicare con alcuni compagni nel 1219 al seguito della Crociata. Seguiamo con grande apprensione l'evolversi degli avvenimenti in medio oriente assicurando la preghiera sulla tomba di San Francesco. Uno dei biografi di San Francesco, Tommaso da Celano, così riporta la presenza del Santo in Egitto durante le crociate: Al tempo in cui l'esercito cristiano stringeva d'assedio Damiata, era presente anche il Santo con alcuni compagni: avevano attraversato il mare desiderosi del martirio. Un giorno avuta notizia che i nostri si disponevano a battaglia, si addolorò fortemente e rivolto al compagno disse: "Il Signore mi ha mostrato che, se avverrà oggi lo scontro, andrà male per i cristiani. Ma se dico questo, sarò creduto pazzo; se taccio, mi rimorde la coscienza. Cosa ne pensi? ". "Padre,-rispose il compagno -, non dare importanza al giudizio degli uomini; del resto non sarebbe la prima volta oggi che sei giudicato pazzo. Libera la tua coscienza e abbi timore di Dio piuttosto che degli uomini".

Allora il Santo balza fuori e per il loro bene scongiura i cristiani a non dar battaglia, e minaccia la disfatta. Ma essi presero a scherzo ciò che era verità, indurirono il loro cuore e rifiutarono ogni avvertimento. Si avanza, si attacca, si combatte e si passa al contrattacco da parte dei nemici. Durante la battaglia il Santo con l'animo sospeso invita il compagno ad alzarsi e ad osservare; e poiché non vede nulla una prima ed una seconda volta, glielo ordina per la terza volta.

Ed ecco: tutto l'esercito cristiano è in fuga, mettendo fine alla guerra non col trionfo, ma con la vergogna. I nostri subirono tale disfatta da perdere seimila uomini tra morti e prigionieri. Il Santo era vinto dalla compassione, né minore era il loro pentimento per l'accaduto. Soprattutto compiangeva gli Spagnoli, che vedeva ridotti a ben pochi a causa del loro maggiore slancio nel combattere. Riflettano bene a ciò tutti i principi di questo mondo e sappiano che non è facile combattere contro Dio, cioè contro la volontà divina. L'ostinazione di solito porta a funesta rovina, perché confidando nelle proprie forze non merita l'aiuto celeste. Se infatti si deve sperare la vittoria dall'alto bisogna pure attaccare battaglia solo dietro ispirazione divina.

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