francescanesimo

Padre Gambetti: in cammino sulle orme di Francesco

Mauro Gambetti Pixabay
Pubblicato il 30-11--0001

C’è un tempo per ogni cosa; c’è uno spazio per camminare: questa è la conditio sine qua non per l’uomo.

Credo che mai come oggi le persone siano in movimento. Se si potessero calcolare i chilometri percorsi annualmente dalla popolazione mondiale, probabilmente ci troveremmo davanti a dati stupefacenti; ma penso che sarebbero ancor più sbalorditive le statistiche inerenti al tempo trascorso in casa. Una volta erano i francescani ad avere come “chiostro il mondo”, come casa la strada. Oggi, in tal senso, tutti sembrano volerci imitare. In realtà, nessuno ci ha preso a modello.


Annullare il tempo uniformando il giorno alla notte (e viceversa) e i giorni feriali ai festivi (e viceversa), e annullare gli spazi grazie ai collegamenti ad alta velocità o alla connessione continua non crea movimento, non fa scendere in strada e non consente di incontrare il mondo, ma fissa l’esperienza delle persone in un eterno “presente”, senza distanze, senza intervalli di tempo. Paradossalmente, nell’epoca della “grande movida” la gente sta ferma, rimane in una condizione statica, con l’illusione che questa magicamente possa divenire “estatica”.


Tale forma di vita, che è chiaramente un costrutto artificiale, contraddice la condizione di base dell’esistenza umana che è strutturata sul cammino, inteso non come un sostantivo ma come un verbo: io cammino. La persona cresce pian piano, conosce progressivamente, impara ad amare lentamente e sine die. Fanno sorridere coloro che da bambini si credono grandi, o quelli che si reputano sapienti dopo aver studiato o letto migliaia, milioni di pagine, o quanti pensano di aver trovato l’amore perché finalmente si sentono pervasi da un gran sentimento… Eppure, nella mentalità comune è scomparso il concetto di processualità dell’esistenza umana, fisica, psichica e spirituale. Per questo le vite bruciate (dalle proiezioni degli adulti sui piccoli), l’ottusità degli intelligenti, la mielata miseria degli amanti.


C’è un tempo per ogni cosa; c’è uno spazio per camminare: questa è la conditio sine qua non per l’uomo.

Poi, il cammino è anche metafora dell’umano. Un passo dietro l’altro, in una direzione, incontrando nuovamente odori, suoni, freddo, vento, colori, panorami, sguardi… persone. Un passo: alzi un piede, sei instabile; gravi sull’altro, attendi di trovare un nuovo equilibrio; poggi sul primo, e riparti: oggi, domani, fino alla fine dei giorni. Una direzione: scruti l’orizzonte; cerchi un orientamento senza perdere di vista il terreno sul quale ti trovi; prendi una decisione e avanzi: oggi, domani, fino alla fine dei giorni. Un nuovo incontro: mutano le condizioni ambientali, i paesaggi; le persone sono diverse ogni giorno, come te; accogli, ricomprendi, riconosci e cerchi nuovamente di amare: oggi, domani, fino alla fine dei giorni.


Vale per ciascuno, ma vale anche per le comunità. Noi frati di Assisi celebreremo a breve il Capitolo, mossi dal desiderio di condivisione e di spiritualità. Insieme ci chiederemo: da dove veniamo e dove andiamo?

e camminando e camminando/stanno arrivando, stanno arrivando./e camminando e camminando/stanno cantando, stanno cantando./e camminando e camminando/stanno gridando, stanno gridando/ora le stelle stanno cadendo/le nostre mura stanno tremando/e camminando e camminando/a piedi nudi ballano i Santi/trombe e tamburi ballano i Santi/a braccia alzate ballano i Santi/marciando lenti ballano i Santi (A. Branduardi, I Santi)


Ricordateci nella preghiera, affinché come Francesco possiamo seguire le orme del Signore nostro Gesù Cristo.

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