La paura dello straniero e Francesco dâAssisi
Accolta e superata nella misericordia

San Francesco “provò fastidio e ribrezzo” per un lebbroso che incontrò “mentre era a cavallo presso Assisi”: così scrive Tommaso da Celano nel Memoriale – popolarmente denominato Vita seconda – scegliendo di vedere e ascoltare la realtà per rielaborare emozioni e reazioni.
Lo stesso percorso propone la Diocesi di Milano nel documento preparatorio al Sinodo su “Chiesa delle genti” che afferma: “Per molti di noi, resi insicuri da mutamenti che non dominiamo, parlare di migranti significa, anzitutto, parlare di stranieri. Lo straniero è il diverso per antonomasia e ciò che è diverso suscita immediatamente emozioni e, tra le altre, una molto precisa: la paura. La paura è reale […] La paura non va banalizzata, né sottovalutata: soprattutto nel suo potere aggregante contro qualcuno o qualcosa. La paura va accolta, compresa e, attraverso la conoscenza e la consapevolezza, va attraversata e lentamente superata”.
Similmente papa Francesco in occasione della Giornata del migrante e del rifugiato, domenica 14 gennaio 2018, ha detto: “Queste paure sono legittime, fondate su dubbi pienamente comprensibili da un punto di vista umano. Avere dubbi e timori non è un peccato. Il peccato è lasciare che queste paure determinino le nostre risposte, condizionino le nostre scelte, compromettano il rispetto e la generosità, alimentino l’odio e il rifiuto. Il peccato è rinunciare all’incontro con l’altro, all’incontro con il diverso, all’incontro con il prossimo, che di fatto è un’occasione privilegiata di incontro con il Signore”.
E frate Francesco d’Assisi nel “fare misericordia” ha accolto, compreso, attraversato e lentamente superato l’amarezza della paura che per grazia del Signore si convertì in “dolcezza di anima e di corpo”.
Per approfondire come Francesco d’Assisi ha vissuto ed elaborato la paura cfr. Paolo Martinelli - Pietro Messa, Francesco d’Assisi e la misericordia, Dehoniane Bologna, pp. 80, euro 7,50. (Assisiofm.it )
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