francescanesimo

Francesco d’Assisi e un’estate alternativa

Enzo Fortunato
Pubblicato il 22-07-2017

Il periodo estivo offre la possibilità di viaggiare, d'incontrare culture e orizzonti diversi.

Il periodo estivo offre la possibilità di viaggiare, d’incontrare culture e orizzonti diversi. Il sapiente dell’antico testamento, il Siracide, annotava: «Chi ha viaggiato conosce molte cose… io stesso ho visto molte cose nei miei viaggi (34,9.11)». Mentre il danese Thorkild Hansen, viaggiatore e scrittore, nel suo testo Arabia Felix scriveva: «Rimane comunque in ogni uomo il desiderio della felicità. Se essa si trovasse solo nel paese più lontano e il viaggio per raggiungerlo comportasse grandi rischi… partiremmo comunque subito… Questo posto non si trova fuori, ma dentro di noi». Ed è in questo contesto che Francesco d’Assisi sembra indicarci come vivere l’estate. Come l’ha vissuta lui con vacanze “alternative”.


Pongo una domanda: avete mai trascorso qualche giorno in un monastero dove ci si sveglia al canto del gallo e si va a letto non troppo oltre il tramonto? Fatelo e ne trarrete immenso giovamento. Poiché lo “star bene” non si raggiunge con trasgressioni ed eccessi ma nasce dal ritrovare sé stessi nella pace dello spirito. Così Francesco: «Dove è povertà con letizia, ivi non è cupidigia né avarizia. Dove è quiete e meditazione, ivi non è affanno né dissipazione…».

I termini “affanno” e “dissipazione” rappresentano rischi e realtà del nostro vivere quotidiano. Il Santo di Assisi sentiva la necessità di ritirarsi dalla vita ordinaria, di potersi dedicare, con più agio e libertà, al suo Signore. Staccare la spina da quelle cose che, quotidianamente, ci assorbono e finiscono per divorarci, non lasciandoci più il tempo per noi stessi e per quelle cose che forse più ci attraggono e ci nutrono.


Tommaso da Celano e Giotto
ci regalano un’immagine di Francesco in “vacanza”. Suggestivi e significativi sono l’affresco nella Basilica Superiore “Il miracolo della sorgente” e il racconto del biografo del Santo che mostra come il Poverello nel periodo estivo si recasse, arrampicandosi per i sentieri montani, in un eremo per potersi dedicare con più agio e libertà alla contemplazione. Di questi episodi le fonti francescane ci regalano diverse sfaccettature. I luoghi in cui si recava il Santo erano le periferie del 1200 territori appartati, angusti, difficili da raggiungere e lontani dalla governance dei neo comuni che di lì a poco avrebbero dato un nuovo volto all’Italia per commercio, abitudini, scalate sociali e guerre sanguinose. Celebre quella tra Perugia e Assisi che a Francesco diede la possibilità di sfoderare non la spada ma il libro della vita. Un libro che gli chiedeva di ripensarsi continuamente. Gli episodi sono diversi – La Verna, Fonte Colombo, Monte Subasio, Monte Casale – e confermano l’abitudine di un’estate alternativa nella vita del Santo.

Francesco prendeva quindi una pausa dalla vita quotidiana rifugiandosi negli eremi per un riposo rigenerativo. L’uomo di oggi, abituato a grandi viaggi, non è capace di varcare i pochi centimetri che lo separano dalla propria interiorità per ascoltarsi e ascoltare. È la lezione del Santo amico di credenti e non credenti. E oggi, se volete, di coloro che sono pronti per un’estate alternativa. (Corriere della Sera)

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