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Il volto di Francesco che i frati diffusero nel mondo

Redazione online
Pubblicato il 30-11--0001



Il Trattato dei miracoli di San Francesco si apre con la notizia della mirabile origine della religione dei frati Minori, che precede in ordine di sequenza, direi quasi d'importanza, il racconto dell' impressione delle stimmate con la visione del serafino sul sasso della Verna. Il terzo posto di questa classifica stilata da Tommaso da Celano ha per protagonista un ritratto di San Francesco dipinto con le stimmate, allora visibile in una chiesa dei frati alle porte di Potenza. Il quarto posto è occupato da un ritratto del santo allora esistente all'interno della casa di una matrona romana, nel quale apparvero miracolosamente le stimmate che il pittore aveva trascurato di dipingere. In ordine sparso il Trattato racconta di altri miracoli compiuti da immagini con il ritratto del santo, o di chiese che furono costruite per la religione dei frati Minori, al cui interno non poteva mancare un altare con la figura del santo fondatore. Nel giro di pochissimi anni il volto di San Francesco divenne familiare al punto da suscitare le gelosie del clero secolare e degli altri Ordini regolari. Nel 1237 Gregorio IX rimproverò i frati Predicatori per le prediche che un loro frate aveva tenuto in Moravia, negando l'autenticità delle stimmate e accusando i Minori di predicare il falso. Qualche anno dopo, nel 1259, Alessandro IV si spinse ad affermare di avere toccato con le proprie mani i chiodi di carne nelle mani e nei piedi di Francesco, censurando il comportamento di taluni religiosi che avevano proibito di dipingere il santo con le stimmate nelle diocesi di Castiglia, Leòn e Santiago di Compostela, fi no a cancellarle ovunque si imbattessero in dipinti siffatti. Immagini evidentemente richieste, immagini evidentemente diffuse: un pellegrino che alla metà del Duecento si fosse incamminato dalla Moravia verso Santiago di Compostella, e che da Capo Finisterre fosse tornato nei suoi passi, passando per Roma in visita alle tombe degli Apostoli, quanti ritratti di San Francesco avrebbe potuto incontrare lungo le strade dell'Europa cristiana? Certamente ne avrebbe visti molti anche con le mani e i piedi senza i segni delle stimmate, perché Francesco d'Assisi fu un santo circondato dall'affetto universale e i suoi ritratti furono dipinti in tutte le chiese del mondo, non solo in quelle officiate dai frati Minori. Nel giro di pochissimi anni la figura di Francesco diventò familiare quasi quanto le immagini degli apostoli dei quali si parlava nei Vangeli, e questo valeva ancor più per le storie della vita del santo di Assisi che furono dipinte alle pareti delle chiese. Gesti apparentemente semplici, come parlare agli uccelli o far scaturire una fonte da una roccia, ma che trovavano una loro attualità nella vita quotidiana. Gesti apparentemente meravigliosi,come vedere il volto di Cristo, che rendeva concreta l'invocazione del salmo 27: “Il tuo volto, Signore, io cerco. Non nascondermi il tuo volto”. Nella memoria della passione Francesco fece la sua apparizione ai piedi della croce, accanto a Maria e a Giovanni, alla Maddalena e a Longino. Questa presenza finì per sembrare del tutto naturale, perché rappresentava ciascun cristiano nel condividere la passione di Cristo. Più delle parole nei libri, furono le immagini di Francesco a rendere eloquente la vita dei frati: una figura che seppe rendersi familiare tra genti che parlavano lingue diverse ma che si riconoscevano nel saluto della pace e nella ricerca del bene. A distanza di secoli questa figura è ancora presente in mezzo a noi e continua a rivolgerci l'invito a seguire le orme di Cristo. di Elvio Lunghi

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