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Ho saputo di lui

Redazione online
Pubblicato il 30-11--0001



Aveva un coraggio infiammabile e all'inizio impugnò armi. La gioventù ha attraversato spesso l'esperienza di battersi per vivere o morire. Le guerre, nemiche delle madri e delle spose, davano al genere maschile un tempo per conoscersi in battaglia, sapere di sé notizie certe di viltà o valore. Oggi non più, le guerre moderne fanno comode stragi di civili indifesi, più che di combattenti. Chi spara tra le case è più bandito che soldato. Conobbe prigionia ma non bastò a distoglierlo dai campi di battaglia, fu invece una febbre a sbalzarlo di sella dandogli una tutt'altra visione di se stesso. Chi ha imbracciato le armi può arrivare al gesto violento di ripudiarle, alla scelta solitaria del disarmo. Si va in coro alla battaglia alzando armi e bandiere, ma si dà addio alla guerra in uno spogliatoio deserto, in una retrovia di se stessi. Fece la mossa di un azzeramento, premessa di altre riduzioni al minimo. Si ritirò in disparte, si fece muratore a riparare luoghi sacri dismessi. Si riconobbe nel verso di Isaia (58,12): “E si costruiranno da te rovine antiche, fondazioni di generazioni e generazioni solleverai e ti chiameranno riparatore di breccia, colui che restaura sentieri per dimorare”. Il resto è risaputo, scrisse la formula di una vita rinnovata, una regola da abbracciare più che da seguire, l'entusiasmo di chi lasciava ogni faccenda per seguirlo. Il sentimento dell'ammirazione è più saldo dell'amore e commuove al punto di tentare ogni mezzo per fare come. L'ammirazione costringe a trasformarsi: non per possedere la persona amata, ma per esserne all'altezza. Inaugurò gesti rimasti impressi nelle generazioni, la messainscena della natività, poi ridotta a formato di presepe nello spazio domestico. Si dice che ammansì un lupo, ma con molto più rischio gli riuscì di ammansire gli uomini. Da cieco dettò “ Il cantico di frate sole”, omaggio alla maggiore forza di natura. Dal buio della privazione fece squillare il suo ringraziamento. Considero alla pari il solo Borges che intuì: “La magnifi ca ironia di Dio/che mi diede tutt'in una volta i libri e la notte”. Da morto cambiò posto varie volte. Da vivo obbedì all'autorità religiosa ma pure al comandamento personale di convertire a nuova regola i cristiani scoraggiati. Altri suoi contemporanei tentarono riforme forzando i tempi e i modi, inguaiandosi con eresie e scomuniche. Lui riuscì a trasformare gli animi e gli intenti senza spettinare il suo vescovo. Questa virtù politica fu opera di prestigio degna delle altre. L'addio alle armi gli aveva inculcato la più invincibile mansuetudine. di Erri De Luca

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